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La resilienza femminile alla prova della shecession

È il termine inglese utilizzato per indicare la recessione che ha colpito le donne durante la pandemia, una crisi di genere dovuto alla loro nutrita presenza sopratutto nei settori colpiti maggiormente come l’assistenza all’infanzia, il commercio e il turismo. Eppure non si sono abbattute e hanno cercato di impiegare le loro risorse per dar vita ad un nuovo lavoro, o adattare il precedente. Alcuni esempi concreti

di Stefania Massari

Shecession (she-recession) è il termine inglese utilizzato per indicare la recessione che ha colpito le donne durante la pandemia. Gli indici di ogni ricerca sul tema certificano, infatti, tutti la stessa cosa: la crisi da Covid19 è soprattutto una crisi di genere. Ciò è accaduto perché le donne sono sovrarappresentate nei settori colpiti maggiormente dalla crisi, come: l’assistenza all’infanzia, il commercio e il turismo.

Inoltre, secondo i recenti dati Istat, in Italia, ci sono 470mila occupate in meno rispetto al secondo trimestre del 2019 ma, nonostante i dati allarmanti, le donne non si sono abbattute ed è per questo motivo che hanno cercato di impiegare le loro risorse per dar vita ad un nuovo lavoro, o adattare il precedente, di modo che potessero essere soddisfate appieno.

È il caso di Francesca Rosso, giornalista per La Stampa, scrittrice e copywriter freelance torinese, da sempre appassionata di movimento e scrittura che, nel 2005, dopo il primo viaggio in India, comincia ad interessarsi allo yoga. Nel 2016 inizia ad insegnare questa pratica spirituale e, nel frattempo, continua a specializzarsi in discipline che uniscano mente e corpo, ma a marzo 2020, in piena emergenza Covid, decide di creare insieme a Marco Mosca, informatico e manager romano appassionato di yoga, Adesso Mindfulness, per mettere a servizio della gente le loro competenze.

«Ci occupiamo di protocolli MBSR Mindfulness Based Stress Reduction – afferma Francesca – per la riduzione dello stress, di pratiche aperte a tutti, di corsi brevi di meditazione e di eventi nelle aziende. Ci siamo diplomati a febbraio alla Sapienza, frequentando un master in mindfulness e neuroscienze, e poi dopo che a marzo è successo quello che è successo, abbiamo subito proposto percorsi online e pratiche gratuite su Zoom».

Lo spirito pragmatico di Francesca e Marco lascia il posto all’immaginazione di Alice Bernacca, romana, che fino allo scorso anno era istruttrice e coordinatrice di una scuola di nuoto. Dopo la chiusura della piscina, ha pensato bene di creare una sua attività e adesso produce tende da indiano per bambini.

«Ho unito diverse passioni – dice Alice – i nativi americani, la creazione artigianale e l'amore per i bambini (con tutti gli anni passati nella scuola di nuoto). Ho creato delle tende da indiani naturalmente fatte a mano e personalizzabili. Da piccola ne creavo diverse e mentre le realizzo adesso, immagino che saranno dei luoghi di gioco, di rifugio, di tranquillità e di creatività per i bambini che le riceveranno».

Federica Massi, anche lei romana, ci confessa invece che non è il primo anno che si è dovuta reinventare. In passato la precarietà dei primi lavori dopo la laurea, la gavetta da progettista e arredatrice, la nascita di un figlio, che ha rivoluzionato completamente la sua vita, e infine la pandemia l’hanno messa a dura prova, ma lei non si è persa d’animo e ha dato sfogo alla sua creatività.

«È nata così la mia attività Zicolando – racconta Federica – come lo "zicolo" di mio figlio che era il modo in cui chiamava il solletico. Un'attività da organizzatrice di eventi per bambini, allestimenti per feste e laboratori ispirati a grandi maestri come Rodari e Munari. Poi le scuole chiudono, le feste non si possono più fare, i laboratori nemmeno e i bambini sono chiamati a pagare il prezzo più alto. Ho deciso, quindi, di mettere su un e-commerce per vendere dei piccoli fantasiosi kit creativi, che possono essere consegnati direttamente a casa. Sono tornata, quindi, quasi a chiudere un cerchio perché mi occupo adesso di design del prodotto, materia in cui sono laureata… Forse il destino voleva condurmi a questo».

Interessante è anche la storia di Nur Al Habash, ex direttrice di Rockit, una delle principali webzine musicali italiane, che, nel novembre 2017, ha fondato un ufficio export Italia Music Export che si occupa di finanziare gli artisti per i concerti all’estero, di rimborsare le spese di partecipazione agli showcase festival e di promozione attraverso i propri canali, fornendo inoltre un servizio di formazione e assistenza strategica per quanto riguarda l’approccio ai mercati stranieri. Ma non solo perché Nur è anche fondatrice della divisione italiana di una rete globale di donne che lavorano nell’industria musicale shesaid.so utile per mettere in contatto tra loro donne e minoranze di genere che operano nel mondo della musica, al fine di fare rete e scambiarsi competenze e notizie in un ambiente sicuro e inclusivo. Nata nel 2018, la rete è cresciuta tantissimo e adesso conta 1500 iscritte. Al suo interno si svolgono tante iniziative: il job placement per la ricerca del lavoro, infatti molte iscritte hanno iniziato a lavorare fra di loro; il mentoring per indirizzare le donne che iniziano a lavorare in questo campo e la collaborazione con brand che vogliono supportare il progetto.

«Lavoro nel mondo della musica -afferma Nur – perché è sempre stata la mia passione sin da ragazzina. Ho sempre organizzato feste, concerti con le amiche; poi ho fondato un magazine online di musica e collaborato con tante testate musicali, riuscendo quindi a farne una professione. Poi qualche anno fa, viaggiando molto per festival all'estero, mi sono accorta come negli altri paesi ci fossero degli uffici di esportazione musicale, quindi ho cercato di farlo anche in Italia con l'aiuto dei miei ex colleghi e così ho scritto un progetto di cui adesso sono la responsabile, così come sono anche la responsabile della divisione italiana di shesaid.so per sostenere le donne iin ambito musicale. Durante la pandemia, ho dovuto rinunciare a viaggiare e se prima avevo contatti in prima persona con gente di tutto il mondo e avevo modo di vedere contesti diversi da quello italiano, adesso ho dovuto adattarmi ad una modalità digitale. Nonostante le difficoltà, sono riuscita a guardare il lato positivo della cosa e nel mio caso, ad esempio, il fatto di andare in giro per il mondo era comunque un investimento in termini di tempo e di denaro; invece in questo modo sono riuscita ad arrivare in quei mercati, come quello asiatico, prima inaccessibili, creando anche dei seminari online sempre legati ai temi dell'export e dei nuovi programmi di supporto, tra cui Push che è un acceleratore export per gli artisti, e lanciando un bando per la promozione di musica italiana all'estero sempre online. Tutto questo per non lasciare soli i musicisti».

Cecilia Nocera, invece, dopo aver frequentato l'Accademia di Moda e Costume di Roma, abbandonata poi per problematiche varie, ha cercato di reinventarsi sempre nel settore moda, però a causa delle poche conoscenze ha dovuto accantonare il suo sogno, ha lavorato in seguito in una cooperativa, ma poi diventata mamma ha deciso di occuparsi a tempo pieno della sua bimba di cinque anni.

«Ma non ero pienamente soddisfatta – sostiene Cecilia – così essendo io un'appassionata di cucina salutare, divento vegetariana e durante il lockdown, ispirata da una pagina Facebook della IAD, che pubblicizzava l'impresa alimentare domestica, ho capito come potevo aprire un home food, ovvero una cucina professionale a casa. Adesso produco prodotti confezionati vegetariani e vegani, selezionando le materie prime che sono tra l'altro di ottima qualità. Spero di spedire i miei prodotti anche all'estero, usando un e-commerce come strumento principale di vendita, e chissà poter arrivare in America con il mio logo Mummix».

Francesca Lanocita, infine, ha iniziato l'attività di BioMatto nel 2015. La sua è un'azienda agricola, situata a Arona, in Piemonte, che da anni produce piante da orto, piante dimenticate, fiori eduli, piante vagabonde (quelle selvatiche), asiatiche e micro ortaggi. In più, gestisce un allevamento di galline ovaiole e anatre. Francesca lavora nel totale concetto della bio diversità, non solo con le piante ma anche con gli animali e, oltre alla parte agricola, fino a prima dell’emergenza Covid, portava avanti la parte hospitality, con un bed&breakfast di due stanze. Ha una figlia di 12 anni e mezzo che viene dalla Cina adottata con il CIAI (Centro Italiano Aiuti all’infanzia) alla quale ha voglia di trasmettere questi valori.

«Sono venuta via da Milano una decina di anni fa, dove lavoravo in un’agenzia di comunicazione – dichiara Francesca – e mi sono trasferita a Arona dove avevo una casa in campagna. Siccome io di mia formazione sono un’umanista e una pedagogista, ho iniziato a lavorare con la pedagogia del bosco con un progetto che si chiama la Yurta nel bosco: un'associazione culturale che promuove attività per la valorizzazione del patrimonio naturale. In questo periodo l'avevo sospesa e resa disponibile solo per i ragazzi disabili che provengono dal centro diurno Brum di Arona, lasciando a disposizione la mia sede, disponibile anche per i bambini dell’asilo nido che io coordino, da tre anni, perché era importante non interrompere il loro percorso di crescita, facendogli vivere più tempo possibile una dimensione all’aria aperta. Da cinque anni poi ho aperto un’azienda agricola che si chiama Biomatto. Ma non solo. Io faccio anche parte di un progetto L’Alveare che dice sì, un network di persone che vendono prodotti rispettando i valori della filiera corta, che era diventato un punto d’acquisto fondamentale, con la pandemia la comunità non poteva più gestire il progetto, e allora me ne sono incaricata io, spostando la logistica nella mia azienda agricola, attivando, le consegne per vendere i miei prodotti e quelli dei produttori. L'online mi ha dato fortemente una mano. Credo fermamente che nel 2021 bisognerà continuare a lavorare per rendere concreti ancor di più i cambiamenti che abbiamo apportato e vivere secondo i principi della sostenibilità».

L’online sembra essere quindi, in questo preciso momento storico, il posto giusto dove trovare una soluzione alle tante richieste e le neo imprenditrici hanno pensato bene di puntare su questo fronte per assicurarsi guadagni certi e per affrontare la crisi nel migliore dei modi.


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