Media, Arte, Cultura

Una, cento, mille biblioteche contro la solitudine e il disagio sociale

La cultura è importante, specie in tempo di pandemia. Ma quale cultura? Quella per pochi, sempre più costosa e indisponibile se non su piattaforme digitali? A Termini Imerese nasce una biblioteca di quartiere, aperta ventiquattrore su ventiquattro, libera, accessibile e alimentata dalla cultura del dono. Ne parliamo con il fondatore Pietro Piro

di Marco Dotti

La sfida delle biblioteche? Diventare spazi per il bene comune, non magazzini per accumulare libri. Un'idea antica eppure rivoluzionaria, specie in quelle zone del nostro Paese che non hanno più servizi pubblici per il prestito dei libri. Ecco allora che una piccola, localizzata esperienza, nata in tempo di pandemia grazie all'iniziativa del sociologo Pietro Piro, diventa un esempio. Una buona pratica che sta ricevendo supporto e sostegno da tantissimi volontari che inviano materiale e sostegno di ogni tipo per alimentare questa bella esperienza. Ne parliamo con Pietro Piro.

In piena pandemia, quando la morte sembra prevalere sulla vita, hai aperto una Biblioteca in un quartiere popolare nella tua città natale: Termini Imerese. Una città coinvolta in un processo di de-industrializzazione che ha impoverito il tessuto sociale e ridotto le possibilità di crescita culturale. Quali sono le ragioni profonde di questa azione?
Mi pare sia urgente generare processi vitali proprio dove sembra che la vita sia in affanno. Dove prevale la disillusione e l’amarezza. Dove la vita è offesa.Quando ho visto per la prima volta il locale della Biblioteca era un magazzino abbandonato stracolmo di materiale edile. La strada dove si trovava, un tempo, era il cuore commerciale pulsante della città. Da bambino mia nonna mi teneva stretto per la mano perché era facilissimo perdersi nella folla. Oggi sono rimasti solo pochi coraggiosi commercianti in un clima di generale abbandono. Ho pensato – forse ingenuamente – che sé non abbiamo il coraggio di abitare nuovamente i luoghi dell’abbandono, non saremo mai in grado di contrastare la povertà educativa che tanto ci preoccupa.

Dove hai trovato il materiale necessario?
Sono partito da quello che possedevo. Tutto quello che si trova oggi in Biblioteca (libri, tavoli, scaffalature, divani, sedie) è stato tolto da casa mia. All’inizio ho provato un fortissimo dispiacere a separarmi dai miei libri. Li ho salvati da mille peripezie e selezionati in base ai miei interessi. Metterli in comunione non è stato facile. Oggi mi chiedo: perché non l’ho fatto prima? Perché mi sono trattenuto nel donare? Purtroppo però non potendo coprire con i miei libri tutti i settori, ho cominciato a chiedere aiuto ai miei amici sparsi in tutto il Paese. Non avevo nessun libro per bambini ad esempio. Eppure, il quartiere dove si trova la Biblioteca è pieno di bambini. Ho chiesto – e chiedo perdono per questo – a chi sapevo fosse sensibile a questi gesti ed è cominciato ad arrivare un flusso incessante di libri. Oggi mi sorregge una silenziosa rete di amici che disegna una geografia del dono che mi emoziona al solo pensiero.

Occorre moltiplicare il più possibile le Biblioteche, le sale studio, emeroteche e filmoteche e rifornirle continuamente del migliore materiale possibile. È troppo facile dire che i ragazzi non leggono quando non ci sono luoghi dove farlo

Come sei stato accolto nel quartiere?
I primi giorni non sono stati facili. Soprattutto, perché lavoravo all’allestimento della Biblioteca in orari improbabili, prima di recarmi a lavoro. Credo che molti si siano chiesti cosa stessi facendo. Lo sguardo dei passanti era tra il diffidente e il sospettoso. Oggi le cose sono radicalmente cambiate. C’è molto affetto e rispetto da parte di tutti. Purtroppo, le restrizioni dettate dalla Pandemia in corso, impediscono una fruizione libera e spontanea e una buona programmazione culturale ma, appena sarà possibile, grazie ai tanti volontari che mi hanno già dato la disponibilità, vorrei tenere aperta la Biblioteca giorno e notte con un intensa attività culturale.

Giorno e notte?
Si. Io credo che una Biblioteca sia come il Pronto Soccorso. In qualsiasi momento del giorno e della notte deve poter offrire un rifugio a chi desidera entrare in intimità con un libro. Una Biblioteca non è solo un accumulo di libri. È un luogo dell’anima che vive nel tessuto sociale in cui si trova. Genera legami, amplifica le connessioni, innesca voglia di cambiamento. Non dobbiamo porre troppi limiti a chi si accosta alla cultura. Il prestito deve essere illimitato, gli scaffali aperti, la collaborazione tra lettore e Biblioteca attiva e partecipe.

Una Biblioteca privata ha dei costi notevoli. Come fai a mantenerla?
Fino ad oggi sono riuscito ad andare avanti con l’aiuto affettuoso dei tanti amici che mi sostengono. Credo che questo aiuto non verrà mai a mancare e anzi, credo che diventerà sempre più grande. Perché, vedi, c’è una volontà di fare bene, di donare e di donarsi che è incredibile. Le persone hanno bisogno di donare. Donare tutto: tempo, denaro, emozioni, sapere, esperienza. Sé questa funzione vitale è interrotta o resa impossibile da una società troppo burocratizzata, qualcosa nel cuore marcisce. Io provo stupore quando vedo il movimento di speranza innescato da questo mio gesto. In fondo, si tratta di un gesto minimo. Eppure, ogni giorno si manifestano segni che mi lasciano senza parole. Qualche giorno fa ho trovato una busta sotto la porta. Pensavo fosse una bolletta da pagare. Poi l’ho aperta e ho trovato del denaro. Mi è sembrato un gesto d’amore di una potenza straordinaria.

Perché hai chiamato la Biblioteca “Veni Creator Spiritus”?
Questo meraviglioso inno liturgico dedicato allo Spirito Santo ed attribuito a Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza, del IX secolo, mi commuove profondamente tutte le volte che lo ascolto e lo canto. C’è una strofa che dice: «Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero». Quando nella solitudine più completa delle prime luci dell’alba mi ritrovavo a riempire gli scaffali di libri pensavo: «questa Biblioteca potrà andare avanti solo con la Carità, perché da solo non avrò mai la forza di portarla avanti. Nessuno può farcela solo con le proprie forze. Ci vuole una forza superiore, uno Spirito creatore che visiti le nostre menti e riempi di grazia i cuori». Ecco, mi pare un nome bellissimo e pieno di Speranza.

Quali sono le prossime azioni che hai in mente?
Qualche giorno fa, ho letto un bellissimo articolo di Cristian Raimo sulle Biblioteche. Raimo sostiene che «dobbiamo investire nelle biblioteche, perché diventino le nuove piazze del sapere: infrastrutture fisiche, sociali e cognitive. Devono essere aperte, inclusive, animate”. Condivido pienamente questa intuizione. Occorre moltiplicare il più possibile le Biblioteche, le sale studio, emeroteche e filmoteche e rifornirle continuamente del migliore materiale possibile. È troppo facile dire che i ragazzi non leggono quando non ci sono luoghi dove farlo. Sé potessi aprirei oggi stesso una biblioteca con annessa sala studio in ogni quartiere. Mi piacerebbe creare una rete pubblico-privati che sia in grado di allargare l’offerta culturale e permettere l’accesso a quante più persone possibili. Ovviamente, forze e salute permettendo.

Come è possibile aiutarti concretamente?
C’è bisogno di tutto. Libri di ogni genere tranne scolastici per motivi di spazio, CD, DVD, VHS, Dischi. Poi ci sono le spese da coprire e tanto altro ancora. Chi volesse aiutarmi mi può contattare direttamente alla nostra email: biblioteca.vcs@gmail.com C’è poi un aiuto preziosissimo che non può mancare in queste imprese: l’affetto fraterno delle tante persone umili che in silenzio donano e si donano. Senza di loro nulla è possibile.