Welfare & Lavoro

Nuovo PEI, CoorDown: «A rischio l’inclusione scolastica»

Secondo il Coordinamento nel testo sono presenti «troppe criticità, la voce delle famiglie e delle associazioni è rimasta inascoltata». Davanti al Decreto definito “un allarmante passo indietro”, la presidente Antonella Falugiani annuncia: «Non escludiamo nessuno strumento come interrogazioni parlamentari, azioni congiunte con altre associazioni, oltre che raccolte firme e altre iniziative di protesta»

di Redazione

Le sue prime critiche al nuovo PEI il CoorDown (il coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindrome di Down) le aveva espresse fin dalle linee guida e dalle bozze visionate e aveva espesso il suo dissenso scrivendo alle massime cariche dello Stato, chiedendo audizione in merito e proponendo modifiche.

Purtroppo i timori espressi – si sottolinea in una nota diffusa da Coordown – hanno trovato riscontro perché le richieste di modifica arrivate da più parti sono rimaste inascoltate. A fronte di un Miur che si vanta di aver steso il documento in collaborazione con il mondo della scuola e con le associazioni. CoorDown prende le distanze da quanto emanato e sottolinea che i contributi proposti in sede di Consulta delle associazioni nelle riunioni dell’Osservatorio Permanente per l’Inclusione Scolastica non sono stati presi in considerazione. Inoltre, nella seduta dell’Osservatorio del 31 agosto 2020 citata nel Decreto ha partecipato solo il Comitato Tecnico Scientifico e non la Consulta delle associazioni. CoorDown ribadisce che non si sente rappresentato dalle associazioni che erano presenti.

«Nella riforma del PEI sono troppi i punti critici che preoccupano noi associazioni e le famiglie degli alunni con disabilità, segnali di un'impostazione culturale che indicano un'inversione di rotta nel processo di inclusione, fiore all'occhiello da sempre del nostro Paese. Dal concetto di esonero da materie di studio, la nuova composizione del Glo (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione), il meccanismo di assegnazione del sostegno con l'introduzione del “debito di funzionamento”, fino alla formalizzazione di ore di lezione svolte fuori dalla classe per l’alunno con disabilità» dichiara Antonella Falugiani, presidente CoorDown. «Non ci sfuggono gli aspetti positivi, come la corresponsabilità educativa, l'impostazione su una prospettiva bio-psico-sociale, la partecipazione attiva dell'alunno con disabilità nei processi decisionali che lo riguardano nel rispetto del principio di autodeterminazione e il legame con il Progetto Individuale e la prospettiva più ampia con cui si guarda alla vita dell'alunno. Ma questo Decreto mette a repentaglio anni di progressi nell’inclusione scolastica e rischia di vanificare gli sforzi fatti per garantire pieni diritti per tutti. CoorDown a nome degli alunni con sindrome di Down che rappresenta e delle loro famiglie agirà in ogni sede opportuna affinché le criticità emerse in questo decreto vengano riconsiderate. Non escludiamo nessuno strumento come interrogazioni parlamentari, azioni congiunte con altre associazioni, oltre che raccolte firme e altre iniziative di protesta affinché la voce delle famiglie non resti inascoltata» conclude Antonella Falugiani.

Queste le criticità segnalate da CoorDown

La prima criticità riguarda l'introduzione del concetto di esonero. Gli alunni con disabilità possono essere esonerati da alcune materie di studio e la conseguenza più immediata è che il percorso diventi automaticamente differenziato. Nelle linee guida si evince chiaramente che è il consiglio di classe a decidere in merito, lasciando fuori da questa decisione le famiglie. C'è da chiedersi che cosa farà l'alunno nelle ore in cui viene esonerato, dove lavorerà e con chi. Diventeranno forse legittime le aule di sostegno? Certamente gli alunni verranno sottratti agli insegnanti curricolari e delegati totalmente all'insegnante di sostegno o agli educatori e verranno esclusi dal gruppo classe. Oltre all’esonero viene contemplata anche la riduzione dell'orario scolastico, da non confondere con quella richiesta da parte della famiglia o di specialisti per svolgere terapie riabilitative, che andrà ulteriormente a diminuire la partecipazione dell'alunno con disabilità alle attività ordinarie della classe.

La seconda criticità riguarda la composizione del Gruppo di Lavoro Operativo (Glo) che non sarà più composto da consiglio di classe, esperti esterni del mondo sanitario, professionisti incaricati dalla famiglia e dai genitori in modo paritetico, ma sarà il Dirigente Scolastico a definirne la configurazione nella quale Dirigente Scolastico e Consiglio di Classe saranno membri, mentre i genitori, i rappresentanti del sistema sanitario che hanno in carico l'alunno e altre figure professionali interne ed esterne alla scuola saranno partecipanti. L'elaborazione e l'approvazione del PEI sarà in capo al Glo tenendo in considerazione l'apporto degli altri partecipanti, ma anche in loro assenza sarà validamente costituito e potrà approvare il PEI. È chiaro che il GLO non è più un gruppo unico e, almeno sulla carta, collaborativo come prima dove le opinioni di tutti avevano lo stesso peso, e che il ruolo della famiglia è significativamente ridimensionato.

La terza criticità riguarda l’automatismo nell'assegnazione delle ore di sostegno questa nuova impostazione non è più in base alla certificazione clinica, (che prevedeva per le disabilità gravi art 3 comma 3 Legge 104/92, il massimo della copertura), ma sul concetto di “debito di funzionamento”. Se anche volessimo sorvolare sul linguaggio, ma sappiamo bene quanto il linguaggio abbia significative conseguenze culturali, il nuovo automatismo parte dal presupposto che ci sia uno standard di normalità a cui gli alunni devono rispondere e in base a questo presupposto viene stabilita l'entità del debito. L'estrema standardizzazione perde di vista la persona e si concentra su quello che manca per rispondere a un normotipo di riferimento. È indubbiamente un passo indietro sul piano culturale, dove la diversità cessa di essere una risorsa e diventa un gap da colmare.
Appare altresì contraddittorio il principio per il quale chi avesse un debito di funzionamento basso e quindi potesse aspirare ad un percorso semplificato e quindi ad un diploma avrebbe automaticamente meno ore di sostegno, meno supporto, meno mediazione per raggiungere i suoi obiettivi.

L'ultima delle criticità riguarda le ore fuori dalla classe, la domanda presente nel PEI “l’alunna/o è sempre in classe?” è infatti uno dei segnali più forti insieme all’esonero dell’inversione di rotta. Il nuovo modello di PEI da una parte legittima, infatti, la possibilità di portare fuori della classe un alunno per un certo numero di ore, dall'altra riapre le porte al concetto di “aule di sostegno” e di attività individuali. È chiaro che non siamo contrari ad ogni tipo di forma laboratoriale o attività svolta in modalità cooperativa in piccolo gruppo eterogeneo svolta fuori dalla classe, ma non possiamo accettare la formalizzazione di un tempo scuola individuale in spazi non ben identificati.

In apertura image by DarkmoonArt_de from Pixabay


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