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Education & Scuola

Dadaumpa’. Didattica a Distanza in presenza e assistita

A Milano la Cooperativa Tempo per l’Infanzia partner del progetto DOORS ha avviato un’affiancamento in presenza con gli educatori per i ragazzi di seconda, terza media e prima superiore, che frequentano il Presidio Spazio Arteducazione, che hanno espresso la sofferenza, la fatica e la difficoltà a reggere la DAD

di Redazione

La modalità di apprendimento “in remoto”, senza relazione, presenza, scambio, ha generato un aumento considerevole del numero di giovani che fuoriescono dal circuito scolastico andando ad alimentare la povertà educativa minorile. E le cause non sono solo economiche, non risiedono esclusivamente nella possibilità di acquistare un tablet o dispositivo elettronico, ma sono anche culturali e sociali. Save the Children, nella recente indagine “I giovani ai tempi del coronavirus” parla di un rischio di 38mila abbandoni scolastici. Una vera e propria emergenza educativa alle porte. La Cooperativa Tempo per l’Infanzia, ha percepito il disagio, difficoltà e rischi in termini educativi legati alla pandemia e ha sviluppato soluzioni originali e concrete per non lasciare andare bambine e bambini. La cooperativa è partner del progetto DOORS e tra i percorsi laboratoriali che propone per promuovere inclusione e opportunità educative per tutti, c’è quello di didattica a distanza assistita in presenza.

Com'è nato il laboratorio?
Coop. Tempo Infanzia: Se agli alunni della primaria e agli studenti e alle studentesse delle classi prime della secondaria di primo grado l’attività a scuola è stata garantita in presenza, altra sorte purtroppo è toccata a quelli delle classi seconde e terze delle media che hanno dovuto ri-sperimentare per un periodo la didattica a distanza e a quelli delle scuole superiori che, purtroppo, finora, hanno vissuto gran parte dell’attività scolastica in modalità da remoto. Alla ripartenza della scuola in DAD è corrisposto un crescente malessere dichiarato da parte dei ragazzi e delle ragazze: i racconti che da loro stiamo raccogliendo sono relativi al dispiacere per la quotidiana distanza dai compagni, alla fatica a reggere la didattica da remoto per molte ore, al crescente rifiuto della dimensione di passività nel rapporto con l’apprendimento che la DAD sta palesando. Per non parlare della difficoltà ad intervenire durante la lezione, soprattutto per i ragazzi con pochi strumenti linguistici o che sono intimiditi e affaticati dalla modalità “da remoto”. Sono racconti che fanno emergere sentimenti di disagio, fatica, isolamento, scollamento dalla realtà. Allora ci sono chiare le parole di A. che dice “non ce la faccio più. Odio la DAD. Non capisco niente e non riesco a stare davanti allo schermo fermo. Ogni tanto spengo la telecamera, tolgo le cuffiette e mi faccio un giro per casa. Non ce la faccio più, voglio tornare a scuola”. I ragazzi stanno facendo emergere questioni importanti che riguardano il loro benessere, il rapporto con il desiderio di imparare, di appassionarsi alla conoscenza che si sta via via affievolendo e lasciano intravedere il rischio crescente di isolamento e di depressione. Per questo abbiamo ideato laDadaumpà: un’affiancamento in presenza rivolto ai ragazzi e alle ragazze iscritti a Progetto DOORS, di seconda e terza media e di prima superiore, che frequentano il Presidio Spazio Arteducazione e che hanno espresso la sofferenza, la fatica e la difficoltà a reggere la DAD. Hanno il desiderio di ritornare alla “vicinanza delle relazioni” anche in un lavoro individuale come la connessione alla classe virtuale; sentono la necessità, durante la connessione con la classe virtuale, di potersi rivolgere ad un adulto che possa facilitare e incoraggiare l’attività scolastica da remoto. Come? La presenza degli arteducatori è lì per facilitare la comprensione di una richiesta dell’insegnante che non è chiara, a “ritradurre” un concetto troppo complesso, a esplicitare il senso di parole ostiche, a risolvere problemi tecnici ma soprattutto a incoraggiare, a motivare o anche solo per scambiare sguardi quando la fatica diventa insostenibile o la pazienza si assottiglia. E, perché no, per intessere dialogo tra una lezione e l’altra, per non sentirsi soli in quel complesso e, a volte, insostenibile “lavoro” che è la scuola. La presenza degli arteducatori e il loro affiancamento alla DAD è una vicinanza che dà i propri frutti nel senso della motivazione verso lo studio e del sostegno emotivo. Tutto questo in uno spazio ampio e accogliente, in cui ci sono postazioni per tutti che non siano quelle spesso ritagliate in case troppo piccole e sovraffollate, in cui sono disponibili Wi- Fi e dispositivi.

Come funziona il progetto?
Viene realizzata due giorni alla settimana in orario scolastico presso il Cag di Tempo per l’Infanzia e accoglie, a seconda delle restrizioni per emergenza sanitaria, i ragazzi della scuola secondaria di primo e/o secondo grado che sono in DAD. Lo spazio del Cag è attrezzato con pc, per i ragazzi che ne sono sforniti a casa, e una rete wi-fi stabile attraverso la quale è possibile collegarsi alle classi virtuali. Sono sempre co-presenti due arteducatori della Coop. Tempo per l’Infanzia che affiancano i ragazzi e garantiscono il loro accesso alle attività scolastiche da remoto, risolvono problemi tecnici, ma soprattutto li incoraggiano alla partecipazione attiva alle lezioni, forniscono eventuale supporto nel momento in cui la richiesta dell’insegnante non è chiara per il ragazzo o la ragazza, agevolano la comprensione per quelli che hanno difficoltà linguistiche e, soprattutto, rappresentano quella figura di adulto con cui puoi scambiare parole, confronto per sentire meno la solitudine della dimensione “da remoto” che sta condizionando e aggravando la vita degli adolescenti in questo faticoso momento. L’isolamento, l’abbandono a se stessi, la distanza, la fatica di trovare da soli la motivazione a reggere tutte le fatiche di questi lunghi mesi di lavoro a distanza si stanno traducendo in abbandono scolastico per molti ragazzi e ragazze, per alcuni addirittura in una condizione di “abbassamento del tono dell’umore” o di “rintanamento” che sono già una nuova emergenza di cui ci dovremo occupare nel prossimo futuro e, per la quale, non basterà un vaccino!

Per quale ragione ritenete fondamentale portare avanti le attività educative non formali e informali?
La vera domanda è perché ci impegniamo, quasi ostinatamente, a portare avanti le attività formali e informali nella dimensione in presenza: come arteducatori e arteducatrici il nostro impegno a garantire il diritto per tutti i ragazzi e le ragazze di crescere a contatto con una dimensione formativa di qualità, di vivere l’immersione nell’arte, nella cultura e nella bellezza è la scelta che è il motore del nostro agire quotidiano. E, se prima della pandemia, la realtà in presenza era scontata, ora non solo non è scontata, anzi è continuamente minata ed è quella discriminante che “tiene fuori” dall’accesso a questi diritti fondamentali, molti ragazzi e ragazze. Per noi è fondamentale non solo garantire i diritti ma soprattutto, garantire la nostra presenza, una vicinanza reale; ovvero garantire ai minori con cui realizziamo le attività arteducative, al presidio come a scuola, la dimensione della relazione “dal vivo”, non virtuale, e collettiva. Vediamo con i nostri occhi e sentiamo tutti i giorni, attraverso il racconto dei ragazzi e delle ragazze che frequentano il Presidio Spazio Arteducazione, o a scuola, quanto la sottrazione di spazi e attività di aggregazione stia creando dei danni. Siamo convinti che il nostro impegno ora sia non solo offrire ai ragazzi le attività arteducative ma farlo in presenza, assumendoci l’onere del rispetto di tutte le indicazioni sanitarie, ma avendo in mente che l’educazione, la formazione, l’arte, la vita non possono prescindere dalla relazione di comunità, dal confronto reale tra soggetti: la dimensione virtuale per noi è l’alternativa remota a cui ricorrere quando non c’è davvero altra possibilità. Il nostro quotidiano, invece, è presenza di corpi, vicinanza relazionale, attività insieme che non è impossibile per nulla conciliare con l’uso di mascherina, la distanza di 1 metro gli uni dagli altri, l’attenzione alla sanificazione di spazi e strumenti. È una fatica che noi arteducatori, ragazzi, famiglie e insegnanti (quando lavoriamo a scuola) abbiamo scelto di sostenere, se questo significa poter continuare il percorso di crescita insieme.

L'articolo è stato pubblicato originariamente sul portale Percorsi con i bambini


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