Welfare & Lavoro

L’evoluzione dei luoghi di lavoro ed il ruolo del progettista

Come sono cambiati i luoghi di lavoro nel tempo e in che modo la pandemia li ha trasformati per sempre? Quali sono le competenze necessarie per progettare gli spazi del futuro? Lo scopriamo con il designer director Mattia Gambardella

di Redazione

Lavoreremo più da remoto che in ufficio, questo è il trend del prossimo futuro anche dopo la fine della crisi pandemica. Lo smart working diventerà il nuovo format produttivo e organizzativo per tutte quelle realtà che potranno adottarlo. Questo, naturalmente, non farà scomparire l’ufficio che, al contrario, sarà lo spazio privilegiato per l’incontro e le relazioni con gli altri: colleghi, manager, clienti e stakeholder. Dovrà però mutare, adattandosi, non solo alle nuove misure di contenimento dell’epidemia, ma soprattutto al diverso modo di lavorare, diventato più flessibile, trasparente, orizzontale, dinamico.

Nel workshop online dal titolo L’evoluzione dei luoghi di lavoro ed il ruolo del progettista, organizzato da PHYD lo scorso 21 ottobre, l’architetto e designer director Mattia Gambardella ci conduce nell’affascinante e complesso mondo dell’architettura contemporanea e del design digitale. In un viaggio immaginario da Nanjing a Dubai, passando per Beijing e Londra, ci mostra alcuni tra gli edifici, sedi di HQ e uffici, più incredibili e innovativi del pianeta, progettati negli ultimi anni da nomi celebri del settore, archistar come Zaha Hadid, per cui è stato anche Lead Architect, e Norman Foster. Parliamo dell’International Youth Cultural Centre di Nanchino con le sue torri alte più di 200 metri, dell’Opus di Dubai, esempio perfetto di geometria parametrica, o ancora del Soho Galaxy di Pechino, la cui forma ovoidale sfida, contraddicendolo, il linguaggio architettonico più tradizionale. Sono esempi estremi, unici al mondo, utili tuttavia, secondo Gambardella, a testimoniare come lo spazio di lavoro sia un’idea fluida, liquida, destinata ad adattarsi al ritmo della vita che cambia. Così, negli anni, abbiamo avuto uffici con stanze e cubicoli dentro cui chiudersi, staccati da tutto il resto, open space e postazioni di lavoro non assegnate, in cui a muoversi erano gli impiegati, poi ancora combinazioni ibride con aree comuni dove fare brainstorming e spazi pensati per isolarsi e, persino, per meditare. Negli uffici di Bloomberg a Londra, per esempio, consumatori e impiegati possono interagire visivamente, rompendo forse la più ostica delle convenzioni: non esistono divisori o pareti, tutto è trasparente, aperto e, soprattutto, mobile. Dalle sedie ai tavoli, ogni elemento dell’arredo può essere spostato per rispondere alle esigenze dei singoli nei diversi momenti della giornata.

Oggi, il Covid imprime una spinta ulteriore per ripensare profondamente l’ufficio, che sarà sempre più multiuso e phygital, un luogo integrato, non solo di lavoro (considerato che passeremo molto del nostro tempo in smart working), dunque, ma di scambio sociale, anche se principalmente contactless, nel rispetto delle norme igieniche e di distanziamento sociale imposte dall’attuale crisi sanitaria. Il design e la scelta di specifici materiali per Gambardella influenzano in maniera significativa la qualità del nostro lavoro e del nostro stesso benessere, ricercare soluzioni inedite per il futuro diventa dunque assolutamente prioritario per designer e architetti…


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