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La riscossa delle aree interne parte dai giovani. L’esempio della Sardegna

Costituita la “Rete dei giovani delle aree interne”, con l'intento di avviare un percorso partecipativo di associazioni, attivisti, operatori economici e dei servizi e ricercatori under 40. Un network nazionale che è in fase di completamento e punta a diventare un laboratorio di idee e progetti, volti al rilancio delle comunità

di Luigi Alfonso

Combattere lo spopolamento in maniera energica e innovativa, partendo dai giovani. Con questo obiettivo si è costituita la "Rete dei giovani delle aree interne”, promossa da “Officine coesione per le aree interne” a supporto del Comitato tecnico aree interne (Ctai). L’intento è quello di avviare un percorso partecipativo di associazioni, attivisti, operatori economici e dei servizi e ricercatori under 40, finalizzato a definire un documento che identifichi priorità e scopi comuni per promuovere azioni per la valorizzazione delle risorse territoriali e dell’energia delle nuove generazioni, nonché per partecipare attivamente all’attuazione della Strategia Nazionale Aree Interne sui territori, facilitandone e monitorandone l’avanzamento.

«Speriamo che questo network in fase di costituzione possa diventare un laboratorio di idee e progetti volti al rilancio delle comunità attraverso il protagonismo giovanile», spiega Danilo Lampis, 27 anni, consigliere comunale di Ortueri (Nuoro) e segretario della Rete delle Associazioni-Comunità per lo sviluppo Sardegna. «La crisi demografica, economica e sociale delle aree interne si può infatti contrastare soltanto se si scommette sulle tante potenzialità latenti di questi territori, che possono diventare laboratori per la costruzione di un nuovo modello di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile. Non basta garantire infrastrutture materiali, digitali e servizi pubblici di qualità, occorrono anche investimenti sull’istruzione e la formazione, patti educativi di comunità, piani per la buona occupazione che favoriscano la nascita e la cooperazione di attività che puntano sulla qualità del lavoro, sulla sostenibilità e l’innovazione tecnologica, progetti per la riqualificazione degli spazi pubblici e degli immobili privati, una rigenerazione della Pubblica Amministrazione».

Lampis è nato a Ortueri, un paese nel cuore della Sardegna di appena 1.074 abitanti, ma si è laureato in filosofia a Bologna. Poco più di un anno fa ha deciso di tornare nell’isola, dopo anni di esperienze di attivismo nell’Unione degli Studenti, di cui è stato coordinatore nazionale, dentro Libera contro le Mafie e nell’Arci.

«Soprattutto – aggiunge Lampis – occorre dare spazio alle istanze dei giovani rimasti o emigrati, favorendo percorsi di rafforzamento delle competenze e di progettazione partecipata, dal basso, di politiche e azioni volte alla rigenerazione economica, sociale, culturale. È quello che stiamo provando a fare anche a Ortueri, che tra l’altro è inserita nella Strategia Gennargentu-Mandrolisai, ancora in attesa di attuazione. Le politiche dall’alto per le aree marginali che non hanno dialogato con i bisogni e le peculiarità territoriali, infatti, hanno spesso causato più danni che benefici. Da sardi purtroppo ne sappiamo qualcosa».

In Sardegna ci sono due aree inserite nella Strategia Nazionale delle Aree Interne: Gennargentu-Mandrolisai e Alta Marmilla. La rinnovata attenzione nazionale verso questa strategia, confermata dai nuovi investimenti previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha portato anche il Comune di Nuoro, capoluogo di provincia, a scendere in campo. «La nostra Amministrazione – spiega Filippo Spanu, assessore alla Programmazione e realizzazione dell’Agenda Onu 2030 – è impegnata a supportare la mobilitazione dei giovani delle aree interne verso progetti di sviluppo, da un lato per invertire la tendenza allo spopolamento e dall’altro per realizzare l’Agenda ONU 2030 sulla sostenibilità. È una sfida che stiamo lanciando insieme a un partenariato territoriale ampio. Nel frattempo, pubblicizziamo e segnaliamo ogni occasione per aggregare le migliori forze, come appunto la Rete dei giovani delle aree interne: creare reti è la prima risposta alle difficoltà dello sviluppo e la strada per la riscossa generazionale».