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Adolescenti e divari educativi: scelte compromesse, diritti compressi

Che la scuola da tempo non riesca più a fare da ascensore sociale, è noto. Che la condizione di partenza pesi negli apprendimenti e nel successo/insuccesso formativo pure. Ora però un report nazionale sull'adolescenza dà i numeri esatti della situazione, comune per comune, quartiere per quartiere. «Se non vogliamo indignarci per i diritti non rispettati, agiamo almeno per interesse, perché questa situazione semplicemente non conviene al Paese», dice Marco Rossi Doria

di Sara De Carli

Che la condizione socio-economica-culturale della famiglia in cui si nasce influenzi i risultati scolastici, orienti le scelte delle scuole superiori e abbia un ruolo nella carriera scolastica, è noto. Che la scuola da tempo non riesca più a fare da ascensore sociale, pure. Come anche il fatto che le opportunità formative del territorio in cui si vive (non solo in termini di Nord/Sud o centro/periferia ma anche città/aree interne e fra un quartire e l’altro delle grandi città) abbiano una correlazione con il tasso di abbandono scolastico di quel territorio. Al di là del fatto che sapere non significa accettare, meno ovvie e meno note sono le dimensioni di queste correlazioni. Letteralmente impressionanti. Chi ha alle spalle una famiglia con status socio-economico-culturale alto, nel 54% dei casi raggiunge risultati buoni o ottimi nelle prove di italiano in terza media, mentre in maniera assolutamente e drammaticamente speculare, per il 54% dei loro coetanei più svantaggiati i risultati sono insufficienti. E ancora: i 2/3 dei figli con entrambi i genitori senza diploma, non si diplomano a loro volta. E l'abbandono dei giovani con cittadinanza straniera il 25,2% in più dei loro coetanei con cittadinanza italiana.

A mettere i numeri nero su bianco, con la potenza di uno schiaffo in faccia, è il report “Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile”, presentato questa mattina.

È il nuovo lavoro realizzato dall’Osservatorio Povertà Educativa #conibambini promosso da Fondazione Openpolis e impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile (qui il report completo e qui le mappe navigabili). Correlazioni che mostrano come il fallimento formativo, l’abbandono scolastico, le scelte per un percorso piuttosto che un altro non siano soltanto esito di scelte/percorsi individuali ma abbiano una radice forte nella condizione di partenza: la famiglia in cui nasci, il posto dove vivi, le prospettive del territorio. Una consapevolezza che – lungi dal fotografare una condanna – deve diventare lo stimolo per azioni e policy differenti, che quei “determinanti sociali dell’istruzione” provino a correggere.

La granularità dell’indagine supera i confini delle regioni e delle province, arrivando ai 7900 comuni d’Italia e anche oltre, quartiere per quartiere delle grandi città. Cercate il vostro, navigate le mappe. Lo sapevate che c’è un nesso tra neet e quota di famiglie in disagio, così che a Milano, Quarto Oggiaro ha il doppio di neet della zona di corso Buenos Aires mentre a Roma, Torre Angela ha il doppio di neet del quartiere Trieste? Che dove ci sono meno adulti diplomati ci sono più abbandoni scolastici fra gli adolescenti? Che il divario tra gli alunni con status sociali diversi è massimo proprio in terza media (36,7 punti), nel momento in cui gli adolescenti si affacciano a tracciare il sentiero della loro vita? Scelte compromesse portano inevitabilmente a diritti compressi. «E se non vogliamo indignarci per i diritti non rispettati, agiamo almeno per interesse, perché questa situazione semplicemente non conviene al Paese», ha sottolineato Marco Rossi Doria, vicepresidente di Con i Bambini. I ragazzi fra gli 11 e i 17 anni, in Italia, sono 4 milioni. Meritano di poter scrivere da sé il loro futuro, senza essere condannati a un futuro già scritto.

Photo by Silviu Beniamin Tofan on Unsplash


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