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Economia & Impresa sociale 

Società Benefit, asse 5 Stelle-Italia Viva?

Beppe Grillo nel suo primo incontro con Mario Draghi ha messo sul piatto una fiscalità di vantaggio per le SB. Un tema molto caro al partito di Matteo Renzi. Intervista al presidente di Assobenefit e deputato renziano Mauro Del Barba

di Redazione

“Ridurre alle Società Benefit e a quelle che lo diventino l’imposta sul reddito d’impresa dall’attuale 24% (ora uguale per tutte le imprese) al: 20% per grandi Società Benefit più di 5 milioni di fatturato e al 15% per le Pmi Società Benefit”; è questo uno dei punti programmatici dell’agenda Grillo, sottoposta dal fondatore del Movimento 5 Stelle al presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. Grillo ha esplicitamente fatto il nome della Danone, diventata SB, come esempio da seguire “per grandi società come Enel, Eni, Barilla: sarebbe una rivoluzione”.

Un tema, quello delle Società Benefit (oggi si stima che in Italia ce ne siano circa un migliaio), che sta molto a cuore a Italia Viva, il partito di maggioranza che ha aperto la crisi del Conte bis. Tanto che Renzi insieme al deputato e presidente di Assobenefit Mauro Del Barba a dicembre avevano inserito un pacchetto di misure pro Benefit fra le richieste per non togliere l’ossigeno al Conte 2. Come sono andate le cose è sotto gli occhi di tutti. Ma la proposta di Grillo a Draghi segna una apertura di dialogo diretto fra il Movimento e Italia Viva, su un tema che a questo punto può diventare parte dell’agenda di Governo. Come auspica in questa intervista Mauro Del Barba.

Sorpreso dall’uscita di Grillo?
Non direi sorpreso perché sotto traccia il dialogo sul tema Società Benefit anche con alcuni esponenti dei 5 Stelle, penso per esempio al sottosegretario Steni Di Piazza, non si era mai spento. Mi fa però molto piacere che Grillo l’abbia messo come punto qualificante della loro agenda. È un tema politico importante, ma trasversale e non partitico. Si aprono le premesse per un confronto vero sulle misure da prendere, che coinvolgerà i 5 Stelle, ma anche tutti gli altri partiti che sosteranno il governo. Di questo sono felice.

Lei è il padre della legge sulle SB, non ha mai chiesto però incentivi fiscali come fa Grillo, perché?
Quando nella precedente legislatura portai in Senato il testo istitutivo delle Società Benefit mi convinsi di non dover mettere benefici fiscali: troppo alti i rischi nella fase iniziale di comprometterne il significato attirando imprese alla ricerca di un semplice taglio di costi, dunque vecchio stampo. Meglio lavorare su altri provvedimenti.

Per esempio?
Dare seguito alla legge che prevede che le stazioni appaltanti assegnino punteggio aggiuntivi alle SB. La norma c’è, ma di fatto non viene applicata. Secondo: aumentare il budget, oggi a 3 milioni, per il credito di imposta sui costi di trasformazione in società benefit e procedere coi decreti attuativi della norma già in essere. Terzo: accrescere la dotazione del fondo per la promozione presso il Mise. Quarto: definizione dei costi inerenti e introduzione di un meccanismo di deducibilità su cui come Assobenefit stiamo ragionando con l’Agenzia delle entrate. Infine previsione di vantaggi fiscali per chi investe nelle SB. In questo modo si eviterebbe il rischio di assalto alla diligenza, che, almeno in questa fase, potrebbe generarsi da una riduzione tout court delle imposte per le Benefit.

Nel dettaglio quindi la proposta Grillo è sbagliata?
Non sbagliata, prematura. Credo che ci si possa arrivare col tempo. Ma questa è una mia idea, che metto sul tavolo di discussione, senza preconcetti. Parliamone. Con Grillo e con tutti gli interessati.

Foto di apertura: Ag. Sintesi


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