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Non solo pc e libri: nel pacco mettiamo l’educatore

Nasce in Trentino il "pacco educativo": su segnalazione delle scuole e grazie al sostegno delle locali cooperative di consumo, a marzo verranno distribuiti 150 box di tre tipologie differenti che al pc, ai libri e agli ingressi ai musei affiancano un pacchetto di supporto educativo. «Perché in questo momento c’è bisogno soprattutto di relazioni», dice Francesca Gennai

di Sara De Carli

Il pacco alimentare, il pacco con i vestitini, i libri e i giocattoli, il pacco con il tablet. E se nel pacco, per contrastare la povertà educativa minorile, ci fosse anche un educatore? Lo ha fatto la Provincia di Trento, insieme al consorzio Consolida e con il sostegno economico del Consorzio Sait che ha stanziato per questo scopo 60mila euro. Il progetto si chiama “Prima Classe” e offre ai bambini e ai ragazzi che vivono con più intensità quel gap di risorse educative che il Covid ha reso evidente tutto il supporto educativo e gli strumenti tecnici e culturali di cui hanno bisogno.

In collaborazione con le scuole nella seconda settimana di marzo verranno distribuiti 150 “pacchi educativi” contenenti sì libri e PC, ma anche visite a musei, esperienze di socializzazione e voucher per interventi di supporto educativo professionale presso cooperative accreditate. Sono stati ideati tre tipi differenti di box: la Tecnobox che contiene un PC, la connessione per 12 mesi e 4 ore di supporto educativo alla famiglia abilitante all’uso della tecnologia; l’Edubox che contiene libri o giochi didattici e 15 ore di supporto educativo; la Civicbox con biglietti di entrata e accompagnamento in alcuni musei trentini e 15 ore di supporto educativo.

Francesca Gennai, vicepresidente del consorzio Consolida, racconta l’origine dell’innovativo progetto. «In questo momento ciò che crea disuguaglianza educativa è legato a tre elementi: c’è un gap tecnologico, c’è un gap di possibilità di fruizione di eventi culturali; c’è un gap di possibilità di avere un supporto familiare competente, che possa seguire il bambino in termini educativi, legato in particolare agli apprendimenti scolastici. Abbiamo dialogato con le scuole, con la cooperazione sociale e con il consorzio delle cooperative di consumo trentine. Le scuole hanno detto esplicitamente che certamente hanno bisogno di PC, ma anche di persone che abilitino le famiglie a usare correttamente quei dispositivi. La tecnobox è nata così, con un PC donato alla scuola – che poi la scuola dà in comodato d’uso alla famiglia – con 12 mesi di connessione e 4 ore di supporto educativo per imparare ad usare al meglio quella tecnologia».

La Civicbox e l’Edubox nascono in modo analogo. Partendo dalla convinzione che il percorso di crescita del bambino non può avvenire tutto e solo dentro la scuola ma deve allargarsi al fuori, dove si costruisce la sua visione del mondo, «di cittadino che sa di avere il passaporto per accedere a determinate esperienze. Se non lo impara da piccolo, è difficile che lo impari dopo». Ecco allora il dialogo con soggetti museali territoriali, tra cui il MUSE: «Doniamo un’esperienza culturale e ci agganciamo la presenza di un educatore che ha proprio questo focus. Non si tratta solo di fare una visita al museo ma di lavorare su questa dimensione con il bambino e la sua famiglia, facendo passare il messaggio che l’esperienza educativa non si esaurisce nelle scuola ma c’è tutto un apprendimento informale da valorizzare». Infine Edubox, che affianca un libro o un gioco didattico (che al bambino fa sempre piacere avere) con 15 ore di supporto educativo, «svolte in un dialogo tra famiglia, scuola e educatore, magari facendo una passeggiata». La scuola invierà le segnalazioni e indicherà anche la cooperativa che attiverà il servizio, non necessariamente aderente a Consolida: anche questa è una novità. Come non scontato è stato aver trovato una cooperativa di consumo che abbia investito su questa tipologia di servizi, investendo sul futuro.

Le scuole nel progetto “Prima Classe” hanno un ruolo di primo piano: è la scuola, in questo caso gli istituti comprensivi, che conosce la storia di ogni bambino, dall’asilo alle medie. Saranno i consigli di classe quindi a individuare le necessità, senza bisogno di Isee o altri documenti, ma affidandosi proprio alla conoscenza specifica e diretta delle situazioni singole. Entro venerdì arriveranno le richieste, dopodiché si procederà con la distribuzione dei pacchi. «L’elemento interessante, stando alle indiscrezioni, è che le scuole sono molto interesse a Civicbox e a Edubox, non solo all’area tecnologica. C’è un bisogno primario di relazione educativa», sottolinea Gennai.

È un po’ questa la “rivoluzione”, le ore educative. «Nella prima prima fase del lockdown molti hanno regalato un pacco, con dentro molto hardware. In questo momento però c’è bisogno anche – forse soprattutto – di relazioni. È vero che il dono ha di per sé una matrice relazionale, ma noi abbiamo voluto esplicitarla e investirci, richiamando anche il fatto che in una complessità come quella che stiamo vivendo, l'azione collettiva è importante ma c’è bisogno molto di personalizzazione e individualizzazione, perché tutti cresciamo meglio se guardati singolarmente, avviene a scuola, in famiglia, al lavoro», sottolinea Gennai. L’altro tema è evidenziare come per sanare i gap che il Covid ha reso più evidenti ma che esistevano già prima, nessuno può fare tutto da solo: non può fare da sola la scuola, nè la famiglia nè il terzo settore. «Serve un’alleanza, un’infrastruttura solida, con tante azioni che stanno dentro una filiera educativa. Insieme possiamo intercettare il bisogno e reperire le risorse necessarie a darvi risposta».

Photo by Jess Bailey on Unsplash


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