Politica & Istituzioni

Cartabia: «Il carcere è un luogo di comunità che va protetto anche con le vaccinazioni»

La ministra della Giustizia Marta Cartabia che, segnando così con un gesto tutta la distanza dal precedente ministro, incontra per la prima volta nella sala Minervini i vertici del Dap e annuncia che negli istituti penitenziari sono partite le vaccinazioni sia del personale, sia dei detenuti. Per i primi da un paio di settimane, per i secondi da qualche giorno

di Redazione

Secondo l'ultimo bollettino del 2 marzo, gli agenti attualmente positivi al Covid 19 erano 562, di cui otto ricoverati in ospedale su quasi 37mila agenti, i detenuti positivi. sono, invece, 410 su una popolazione carceraria di 52.600. Numeri molto alti, che si sommano ai decessi che dall'inizio della pandemia sono stati otto, a cui si aggiungono le 13 morti avvenute in occasione delle rivolte nel carcere di Modena e su cui ancora si deve fare chiarezza. E sino a poche giorni fa di vaccini nelle carceri ancora non si parlava.

Per questo è davvero una buona e bella notizia l’iniziativa della ministra della Giustizia Marta Cartabia che, segnando così con un gesto tutta la distanza dal precedente ministro, incontra per la prima volta nella sala Minervini i vertici del Dap, il direttore Dino Petralia, il vice Roberto Tartaglia e l'intera struttura del Dipartimento della polizia penitenziaria, nella grande sede di Largo Luigi Daga. E dice: "Come scriveva Calamandrei bisogna aver visto le carceri. E anche io, quando le ho viste, non ho dimenticato i volti, le condizioni, le storie delle persone che ho conosciuto durante le visite fatte con la Corte costituzionale" (da leggere il blog di Riccardo Bonacina dedicato all'attenzione della neo ministra alle carceri).

E le prime parole e il primo minuto di silenzio sono subito per gli agenti morti a Carinola per Covid, ben tre nel giro di pochi giorni, Giuseppe Matano, Angelo De Pari, Antonio Maiello. Inevitabile anche il ricordo – esattamente un anno fa – delle rivolte nelle prigioni. Ma anche la constatazione che oggi la situazione è più tranquilla anche per l'aumento delle videochiamate con i familiari. Ma ovviamente il Covid, oggi come allora, è sempre lì in agguato.

E da qui, subito, arriva la prima bella notizia. Negli istituti penitenziari sono partite le vaccinazioni sia del personale, sia dei detenuti. Per i primi da un paio di settimane, per i secondi da qualche giorno. E nell'elenco figurano le carceri siciliane (a Catania), dell'Abbruzzo (a L'Aquila), del Friuli.

A questo tema la ministra della Giustizia Cartabia dedica le prime attenzioni. Perché "proteggersi dal virus è indispensabile ed è essenziale e urgente che le vaccinazioni nelle carceri proseguano velocemente". "Il governo – dice Cartabia – ha fatto tutto quello che aveva in suo potere inserendo tra le priorità del programma vaccinale le carceri insieme agli altri luoghi di comunità". La ministra ha preso il formale impegno di "seguire con attenzione l'andamento delle vaccinazioni sul territorio nazionale" rendendo pubbliche tutte le notizie e le informazioni che saranno pubblicate sul sito del ministero della Giustizia, proprio come ogni settimana vengono resi noti i dati del contagio.

Nel suo breve discorso la Guardasigilli, che già come presidente della corte Costituzionale aveva promosso un viaggio nelle carceri per parlare di Costituzione, definisce il carcere "un luogo di comunità, nel quale di conseguenza la situazione complessiva e il benessere di ciascuno alimenta quello di tutti". Da qui scaturisce la considerazione che per affrontare la pandemia non si può prescindere dal fatto che il carcere è un insieme di persone, una comunità appunto, nella quale contano ovviamente le condizioni di ogni singola persona, ma la storia di un detenuto diventa poi quella di tutti.

La Cartabia è però realista. Ammette che "i problemi e le difficoltà sono moltissime" e dice espressamente "non vi prometto che le risolverò tutte". Ma, aggiunge, "ogni vostra esigenza non sfuggirà all'attenzione del direttore e alla mia".


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