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Donne con disabilità, pluridiscriminate e più fragili in tempo di Covid

L’Unione italiana ciechi e ipovedenti ha celebrato la giornata della donna con un evento al quale hanno partecipato esponenti della cultura, dello sport e delle istituzioni tra le quali l’onorevole Boschi, la Campionessa paralimpica Anna Barbano, la scrittrice Elasti-Claudia Di Lillo, la ricercatrice Barbara Leporini, e la vice presidente del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione contro le donne, Ana Peláez Narváez

di Redazione

Un momento di riflessione, proposta e denuncia per sottolineare come le donne con disabilità siano vittime di discriminazione, ancora più invisibile e profonda, e ancora molto lontane dal poter realizzare un’esistenza di libertà e uguaglianza. Questa la modalità scelta dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti per celebrare l’8 marzo.
“Donna e disabilità come duplice marchio negativo” sottolinea l’Uici ricordando come spesso per una donna con disabilità, alla discriminazione di sesso e di genere, si somma quella dovuta alla menomazione fisica, psichica o sensoriale. La conseguenza è che le donne disabili fanno una fatica raddoppiata per affermare la propria personalità, manifestarsi nel corpo, conciliare i diversi ruoli sociali e quindi farsi riconoscere e guadagnare il loro diritto all’esistenza, in una lotta quotidiana per dare voce e dignità al proprio progetto di vita, in famiglia, nel lavoro, nella società.

Per riflettere su questi temi e dare nuovo impulso al dibattito attorno alla disabilità visiva declinata al femminile, l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti ha promosso un grande evento alla presenza di scrittrici, operatori del settore, esponenti del mondo della ricerca, della cultura e dello sport. Tra queste, Barbara Leporini, ricercatrice, la scrittrice Elasti-Claudia Di Lillo, la campionessa olimpica di paratriathlon Anna Barbaro e rappresentanti delle istituzioni tra cui la deputata Maria Elena Boschi e la vice presidente del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione contro le donne (Cedaw) Ana Peláez Narváez.

«L’8 marzo, al di là di festeggiamenti e celebrazioni, ci consegna ancora una volta un panorama di squilibrio e di mancata uguaglianza tra uomini e donne in ogni aspetto della vita personale, familiare, sociale», ha commentato il presidente dell’Uici, Mario Barbuto. «Uno squilibrio che abbiamo il dovere di colmare con atti concreti e misure efficaci e una disuguaglianza che le donne hanno il diritto di denunciare, richiedendone il superamento. Al centro di questo impegno, oggi più che mai, sta il tema del lavoro, strumento principe di autonomia, realizzazione e parità per le donne. Per questo come Uici chiediamo con forza l’istituzione di un Osservatorio Disabilità-Lavoro che, in seno al ministero del Lavoro, sia in grado di monitorare l’andamento del collocamento lavorativo, per trarne indicazioni utili ad accrescere le opportunità professionali e innovare i percorsi formativi con un particolare focus proprio sulle donne».

«Le donne con disabilità ancora oggi devono combattere con i pregiudizi di chi le vuole troppo fragili, bisognose di cura, vittime», ha dichiarato la deputata Maria Elena Boschi. «Devono combattere due volte di più in un mondo che sembra non ammettere varianti, ma chiede omologazione di corpi e pensieri. Superare gli stereotipi di genere è una battaglia difficile. Abbattere quelli che riguardano le donne con disabilità ancor di più. Sono convinta, però, che il primo passo per rompere il soffitto di cristallo sia stato fatto: finalmente si parla della vita e dei diritti delle donne con disabilità senza tabù. Presto potremo rompere non solo il soffitto ma anche le pareti che impediscono a tutte le donne di partire dallo stesso punto degli uomini».

Lavoro come perno imprescindibile di parità, ma anche la necessità di favorire una maggiore presenza nei luoghi della decisione e nella sfera politica. «Nel denunciare la condizione delle donne con disabilità, l’Uici rinnova il suo impegno sui temi di genere e intende dare più spazio al valore e ai valori delle donne a partire da sé e dalla propria organizzazione», ha ricordato Linda Legname, neo eletta alla vice presidenza dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. «Nell’ultimo Congresso del novembre scorso, per esempio, le candidature femminili erano state giusto sufficienti a rispettare la quota “rosa” di un terzo, eppure ben dieci delle undici candidate sono risultate elette e di conseguenza in Consiglio Nazionale oggi, purtroppo, è presente una percentuale femminile del 25% circa che si rispecchia anche nella Direzione nazionale. Personalmente come tutte le donne dell’Unione dobbiamo assumere l’impegno perché si arrivi finalmente a un equilibrio del 50% di uomini e 50% di donne in tutte le posizioni dirigenti Nazionali, Regionali, Territoriali».


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