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Da Milano parte la corsa ai boschi urbani: la rinascita delle città parte dagli alberi

Alberi in città: entro il 2030 va moltiplicata la loro presenza in città, il nuovo obiettivo a breve e a lungo termine è creare foreste urbane che mitigano il clima

di Luca Cereda

Al centro dei programmi e dei progetti per il futuro prossimo a livello, sia locale che nazionale, – anche a causa della pandemia in atto che ci ha dimostrato una volta per tutte il legame tra inquinamento e salute – c’è il tema della riforestazione urbana. Quell’onda verde che nei prossimi mesi e anni dovrà cambiare, pianta dopo pianta, l’aspetto delle nostre città.

«Non siamo ancora arrivati alla giungla urbana – chiarisce Marzio Marzorati, presidente del Parco Nord di Milano – ma già oggi abbiamo bisogno di puntare a quell’obiettivo per rendere sostenibile una città come Milano. In futuro dobbiamo volere e aspettarci città immerse nel verde». Per arrivarci servirà una rivoluzione culturale che secondo Marzorati potrebbe partire dal prendere le piante a modello. «L’uomo da sempre si è ispirato al mondo animale ma gli animali sono lo 0,3% di quel che è vivo mentre le piante sono l’85,5%. Da loro possiamo imparare la resilienza, la solidarietà, la capacità di costruire comunità per sopravvivere».

La Legge Clima, un punto di partenza
Oggi – a distanza di un anno dall’inizio della pandemia ma soprattutto in piena crisi climatica – siamo ormai perfettamente consapevoli dei benefici sociali, ambientali, economici e sulla salute che la presenza del verde ha nelle nostre città. Nella Legge Clima, approvata dal governo a fine 2019, è prevista infatti una norma sulla forestazione urbana, che stanzia 30 milioni di euro per due anni per progetti di piantumazione di verde nelle città.

«Piantare alberi, ovunque ma soprattutto in città, – continua il presidente del Parco Nord di Milano – significa tutelare la biodiversità del territorio, garantire il rispetto degli ecosistemi e contrastare i cambiamenti climatici. E non da ultimo, migliorare migliorare la salute dei cittadini». Inoltre, gli alberi assorbono anidride carbonica, Co2, migliorando sensibilmente la qualità dell’aria non certo eccellente di Milano e in generale delle città, dando un contributo fondamentale alle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici.

Boom di frequentazioni nei parchi nel 2020
Grazie alla legge Clima e al neo Ministero della Transizione ecologica realtà locale ha ora uno strumento in più per diventare artefice di un nuovo modo di concepire il mondo dell’urbanizzazione. Secondo Marzio Marzorati, la transizione ecologica non dev’essere una scommessa ma una necessità: «Noi che guidiamo le attività, la conservazione ma anche l’espansione dei Parchi la attendevamo, anche per collegare le città ai parchi senza soluzione di continuità. I parchi oggi rappresentano una necessità di benessere per le comunità che ci abitano intorno e dentro come nel caso del Parco Nord di Milano. Nel 2020 questo parco ha visto la presenza di 3 milioni di persone, un milione in più rispetto a solo un anno prima».

Il governo Conte bis ha effettuato una valutazione che sostiene che nel 2030, in Italia, oltre il 60 per cento della popolazione vivrà nelle grandi città, e si arriverà probabilmente al 70-80 per cento nel 2050. Ciò significa che la vita urbana deve essere letta in modo diverso.

Forestare ed efficientamento, parole del presente non più del futuro
Forestazione urbana vuol dire modificare in senso naturalistico il paesaggio delle nostre città. Da questa esigenza sono nati anche gli incentivi alla mobilità alternativa e all’efficientamento energetico dell’edilizia privata. Tutti interventi attraverso i quali l’Italia deve superare le infrazioni sulla qualità dell’aria, rientrando anche nel solco dell’agenda europea 2030, e costruire un mondo nuovo che non potrà più prescindere dal sistema della tutela ambientale nelle città.

«È lo stesso lockdown della scorsa primavera che con l’avvento della pandemia ci ha mostrato come, contrariamente a quanto si possa pensare, anche gli animali selvatici, siano attratti dalle città, anche quelle più grandi come Milano. Questo capita molto più frequentemente per i centri urbani, rispetto alla campagna che con le coltivazioni e il frequente uso di elementi anche chimici contro insetti e infestanti, richiama meno la fauna», sottolinea Marzorati che dirige un parco che prende forma nel cuore di una delle aree più urbanizzate d’Italia: tra Milano, Cusano Milanino e Cinisello Balsamo.

Milano diventa verde con “ForestaMI”
In questa direzione si stanno muovendo molte amministrazioni civiche, consapevoli che il manto stradale non ha la priorità sulla salute dei cittadini, intossicati da anidride carbonica e polveri sottili. In Italia l’obiettivo sarebbe di sessanta milioni di alberi, uno per abitante, entro il 2030. Su Alpi e Appennini non serve a molto mettere a dimora nuovi alberi, quanto avere miglior cura degli 11 milioni di ettari già esistenti.

C’è bisogno di farlo nelle città e lì lo spazio c’è: così Milano ha avviato il progetto “ForestaMI”, promosso da Città metropolitana di Milano, Comune di Milano, Parco Nord Milano, Parco Agricolo Sud Milano, ERSAF e Fondazione di Comunità Milano: «L’obiettivo – spiega il presidente del Parco Nord – è di mettere a dimora tre milioni di alberi nei prossimi dieci anni in tutta l’area metropolitana, a beneficio di quasi sette milioni e mezzo di abitanti».

Sogno di una notte di mezzo lockdown

Mai come ora la questione ambientale è una questione ambientale e pone sfide, certo. Ma obbliga anche a decisioni che mirino alla tutela dell’ambiente e che abbiamo anche un forte impatto sociale e culturale: «La scommessa più grande oggi, anche a Milano, riguarda proprio gli alberi. Come l’acqua, che ha il suo ciclo integrato che coinvolge anche importanti le aziende municipalizzate della città, anche noi vorremmo costruire il “ciclo integrato del verde”, che metta in rete tutte aree protette, i parchi e le zone verdi dell’Area Metropolitana. Vorremmo – conclude Marzorati, presidente del Parco Nord di Milano – far nascere una sorta Parco metropolitano, un’unica grande realtà che oggi sta diventando una necessità per provare ad unire alle “aree verdi” anche l’agricoltura di prossimità, gli orti sociali – come quelli ospitati nel Parco Nord – e le aziende che coltivano prodotti biologici a Km0». Questa è un’idea di futuro da coltivare già oggi.


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