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Cooperazione & Relazioni internazionali

Save the Children, in Libano in un mese le richieste di aiuto aumentate del 60%

Nel Paese dei cedri le persone non possono più permettersi di acquistare il latte o un pasto per i bambini, a causa dell'aumento dei prezzi. L’Organizzazione ha ricevuto dall’inizio del mese oltre 10mila richieste di assistenza alla settimana e chiede un intervento della comunità internazionale per supportare la complessa crisi umanitaria

di Redazione

«Dall'inizio del mese abbiamo ricevuto oltre 10mila richieste di assistenza ogni settimana. Si tratta di un aumento del 60% rispetto ai due mesi precedenti. Le persone ci dicono che non possono permettersi il latte per i bambini né più di un pasto al giorno. Quello a cui stiamo assistendo in Libano è una complessa crisi umanitaria che peggiora di giorno in giorno». Inizia con queste parole la drammatica denuncia di Jennifer Moorehead, direttore di Save the Children in Libano. «La gente non sa quale sarà, di sera, il valore dei soldi che guadagna la mattina. Il cibo è sempre meno accessibile, e se i piani per revocare i sussidi andranno avanti e non sarà fornito un sostegno urgente, ci aspettiamo che i bambini e le loro famiglie soffriranno sempre di più. Il rapido declino economico avrà conseguenze dirette sulla vita quotidiana dei bambini. Il loro accesso ai diritti e ai servizi fondamentali si sta riducendo» continua Moorehead. «Con la chiusura delle scuole, la rapida diffusione del Covid-19 e la crescita della crisi sociale, la sicurezza fisica e mentale dei bambini è a rischio. La comunità internazionale dovrebbe prestare urgentemente attenzione a ciò che sta accadendo in questo Paese. Il Libano non è più un Paese a medio reddito che può contare su se stesso. Il tempo per i bambini qui sta finendo».

I bambini e le loro famiglie – spiega in una nota l’organizzazione – stanno vivendo in prima persona gli effetti di una situazione economica che in Libano è in continuo peggioramento. Il potere d'acquisto della valuta locale è sceso al minimo storico, con conseguente aumento dell'inflazione e diminuzione dei salari, lasciando le famiglie vulnerabili in una battaglia quotidiana per la sopravvivenza. In aggiunta a ciò, i crescenti disordini sociali e la mancanza di sicurezza nelle strade di tutto il Paese stanno avendo un profondo impatto sull'accesso dei minori a servizi come l'istruzione e l'assistenza sanitaria.

«Mio marito è disoccupato da un anno. Devo al negozio di alimentari 5 milioni di sterline (circa 360 dollari statunitensi). Il proprietario mi ha detto che non posso più comprare a credito, nemmeno acqua o pane. Abbiamo bisogno di quattro sacchi di pane e due litri d'acqua al giorno. Costano 50mila sterline che non abbiamo. I miei figli non mangiano abbastanza, vanno a letto affamati. Non mangiano né pollo né carne da mesi. Mia figlia di due anni piange ogni giorno, vuole il latte. Sono mesi che non riesco a comprarglielo. Ci stanno uccidendo lentamente e dolorosamente. Abbiamo finito il cibo, le medicine, l'istruzione. Non sono preoccupata per me stessa. Sono terrorizzata da quello che accadrà ai miei figli» racconta Majida, madre di cinque bambini, di cui due con disabilità.

«Ho lavorato come addetta alle pulizie in una palestra locale, ma sono disoccupata da sette mesi, dall'esplosione di Beirut. Adesso non posso permettermi l'affitto. Gli unici prodotti che posso a malapena comprare al supermercato sono gli articoli sovvenzionati. I miei figli sono più che mai privati dei loro diritti umani. Sono quasi al verde, ma tutto ciò che conta per me è la salute dei miei bambini, stanno soffrendo mentalmente. Mio figlio di 12 anni non può più frequentare la scuola online perché non è in grado di capire le lezioni e abbiamo solo un telefono cellulare in casa» ha raccontato Fadia, madre single di cinque figli che vive a Beirut.

In apertura Beirut, foto di Jo Kassis da Pexels


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