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Acli: bene investire in sanità e aiutare lavoratori, imprese e famiglie

Per le associazioni cristiane lavoratori italiani occorre tuttavia migliorare alcuni punti del decreto: servono equità e subito riforme per innovare. In una nota viene sottolineata l’urgenza di incentivare maggiormente misure come i contratti di solidarietà, meglio se espansivi, tesi a una strategia del "lavorare meno lavorare tutti"

di Redazione

"Il Decreto Sostegni conferma la scelta intelligente del Governo Draghi di soccorrere lavoratori, imprese e famiglie e di investire nel sistema sanitario. Inoltre – si legge in una nota diffusa dalle Acli – la parte sul Terzo settore, tra cui l'incremento del fondo straordinario, accoglie le nostre proposte e del Forum del Terzo settore”. Per l’associazione tuttavia occorre correggere e migliorare alcuni punti, cercando fin da subito di “passare dal solo soccorrere al sostenere la capacità complessiva del Sistema Paese di predisporsi con credibilità ed equità a una profonda trasformazione dell’intera organizzazione della società, e non solo del mondo produttivo”.

Tra gli aspetti da correggere si segnala la misura sulle cartelle esattoriali “limitando il beneficio solo ai soggetti realmente in difficoltà ed escludendo i furbi”; si invita inoltre a estendere "in modo veramente universale le misure a favore del lavoro a tutte le forme di lavoro precario e autonomo; estendere il bonus babysitter a chi lavora a distanza o in smart working”.

E ancora, continua la nota delle Acli, “serve mettere al centro il lavoro di cura, anche questa volta dimenticato, di tante colf che assistono centinaia di migliaia di anziani, anche aumentando le agevolazioni fiscali per la loro assunzione, facendo così emergere molto sommerso, per poterlo così qualificare e mettere a sistema”.

Urge poi “incentivare di più le misure come i contratti di solidarietà, meglio se espansivi, tesi a una strategia del "lavorare meno lavorare tutti" e inserire una clausola sociale nelle concessioni pubbliche per l'inclusione dei lavoratori appartenenti alle fasce deboli”. La clausola si sottolinea è “da interpretare non in modo assistenziale o calato dall’alto, ma come volano, nelle e con le comunità locali, di nuova imprenditorialità sociale”.

La nota si conclude con l’indicazione di due puti strategici per favorire l’innovazione: “far tornare in formazione milioni di lavoratori, indipendentemente e prima delle situazioni di crisi aziendale, e aumentare le reti di imprese che hanno dimostrato di essere una strada significativa per accrescere le dimensioni del nostro tessuto imprenditoriale senza snaturarne la creatività”.

In apertura photo by Fabian Kühne on Unsplash


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