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«La ripresa del settore dei media è essenziale per garantire la democrazia»

È questo il messaggio del dibattito online organizzato a Bruxelles dal Comitato economico e sociale europeo per discutere, con i rappresentanti delle istituzioni Ue e gli stakeholder del settore, il recente piano d'azione per i media adottato dalla Commissione europea, sul quale il Comitato sta elaborando un parere

di Cristina Barbetta

Nell’ambito del parere che il Comitato economico e sociale europeo sta elaborando sul recente piano d’azione della Commissione europea per sostenere la ripresa e la trasformazione del settore dei media e degli audiovisivi, la sezione Ten del Cese (Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione) ha organizzato un evento online che ha dato voce a stakeholder europei del settore, molto colpiti dalla pandemia di Covid-19, e a rappresentanti delle istituzioni Ue, per raccogliere indicazioni e proposte sulle misure chiave del piano d’azione Ue. Le parti interessate hanno discusso del futuro mercato europeo dei media, sottolineando l'importanza cruciale di coinvolgere le organizzazioni di base. Lo scopo finale dell’evento? Formulare raccomandazioni per la Commissione europea, al fine di raggiungere obiettivi comuni.

Il settore dei media e degli audiovisivi ha avuto un'importanza fondamentale in quest'anno di pandemia di Covid-19. Tuttavia è uno dei settori più duramente colpiti dalla crisi. La sua rapida ripresa è essenziale per garantire società aperte e democratiche e culturalmente diversificate. Questo il messaggio dell'evento online organizzato a Bruxelles dal Cese, per discutere il piano d'azione dell'Ue per i media della Commissione europea.

Intervenendo al dibattito, la presidentessa della sezione Ten del Cese, Baiba Miltoviča, ha sottolineato il valore aggiunto della partecipazione della società civile organizzata: «Il settore audiovisivo è stato duramente colpito dalla pandemia e deve riprendersi rapidamente e a livello globale. Le organizzazioni della società civile cercano di rendere i cittadini soggetti attivi e svolgono un ruolo chiave nella promozione dei valori della democrazia, nel rafforzamento della libertà dei media e nella lotta alla disinformazione. Ecco perché dobbiamo investire nell'alfabetizzazione digitale e mediatica, che è una condizione preliminare per il consumo dei media digitali nella pandemia di Covid-19».

  • Un mercato europeo dei media in trasformazione

I mezzi di informazione e i settori culturali e creativi sono stati tra i più duramente colpiti e si riprenderanno lentamente. L'editoria ha registrato una diminuzione dei proventi della pubblicità compresa tra il 30 e l'80%, mentre per la televisione il calo è stato del 20%. Molti lavoratori atipici, in particolare artisti, liberi professionisti e lavoratori a tempo determinato, si trovano in una posizione molto vulnerabile. La disoccupazione è aumentata e molti professionisti dei media e giornalisti si sono trovati senza un reddito. Le sale cinematografiche hanno subito un crollo delle entrate, mentre le riprese di nuovi film, programmi e serie televisive sono state in molti casi interrotte.

Facendo riferimento ai mezzi finanziari necessari alla ripresa, Elena-Alexandra Calistru, membro del Cese e relatrice del parere in corso di elaborazione sul piano di azione della Commissione europea sui media, ha affermato: «I meccanismi finanziari proposti sono quanto mai diversi, ma dobbiamo evitare disomogeneità tra gli Stati membri e soprattutto al loro interno. Occorre tener conto della diversa capacità dei mezzi di informazione locali di accedere a strumenti finanziari complessi. La trasformazione digitale dei media non sarà possibile se il pubblico non è preparato; per questo motivo, è essenziale promuovere l'alfabetizzazione mediatica e l'educazione civica».

Christophe Quarez, membro del Cese e presidente del gruppo di studio incaricato di elaborare il parere del Comitato sul tema, ha aggiunto: «L'industria della disinformazione attacca le democrazie liberali. Per far fronte a questo problema, l'Unione europea intende creare un ambiente libero, diversificato e dinamico nel settore dei media. I mezzi di informazione sono al tempo stesso un settore economico e un bene pubblico fondamentale per offrire ai cittadini informazioni accurate e consentire il buon funzionamento della democrazia».

«I settori dei media e degli audiovisivi hanno un ruolo cruciale nella nostra vita, in particolare durante la pandemia», ha affermato Gonçalo Lobo Xavier, membro del Cese e vicepresidente del gruppo Semestre europeo del Comitato, periodo in cui molte persone lavorano a distanza e in cui il bisogno di un industria dei media di qualità si fa sentire più che mai.

  • La voce delle parti interessate

Corina Șuteu, ex ministra della cultura in Romania e presidente di FilmETC, ha sottolineato la necessità di colmare il divario tra l'infrastruttura audiovisiva esistente e i talenti, mentre Jan Trei, relatore del parere del Comitato europeo delle regioni sui media nel decennio digitale, ha affermato che avere media affidabili è molto importante per il processo democratico e la stabilità dei Paesi e che in particolare gli organi di informazione locali indipendenti hanno un ruolo importante nella ripresa: costituiscono la base della democrazia nella società, promuovendo la conoscenza e la partecipazione politica.

Ilias Konteas, direttore esecutivo dell’Associazione europea degli editori di giornali (European Newspaper Publishers' Association, ENPA), la cui missione è difendere una stampa libera e sostenibile, ha sottolineato che la stampa europea non ha mai avuto tanto successo come durante la pandemia, ma che la crisi ha colpito anche gli editori con un calo delle tariffe pubblicitarie. Konteas ha parlato di tech giants come Google e Facebook, che ricavano gran parte del loro fatturato dalla pubblicità, «abusano della loro posizione dominante e stanno prendendo una parte consistente del mercato a spese di altri attori».

Aurore Raoux, Policy & Public Affairs Advisor di News Media Europe, la voce degli editori europei, che promuove gli interessi dell’industria dei media presso le istituzioni europee, ha spiegato che «Il nostro obiettivo è valorizzare la libertà di pubblicare, dal momento che la pandemia ha messo questa libertà in pericolo. A causa del Covid gli editori hanno dovuto tagliare salari e staff». «La crisi», ha detto, «ha colpito ogni editore, specialmente quelli che dipendono dalla pubblicità». Aurore Raoux ha evidenziato che «l'industria delle news è stata in grado di adattarsi, ma dobbiamo vedere come innovare ed essere flessibili restando allo stesso tempo indipendenti dai tech giants».

La questione della proprietà dei grandi gruppi editoriali è stata sollevata da Razvan Ionescu, editore di Recorder.ro, uno dei media più di successo del giornalismo rumeno. «In Romania abbiamo un problema per quanto riguarda il giornalismo, che è dato dalla struttura stessa della proprietà dei media, che è di businessmen coinvolti in altri affari economici e politici. Queste persone usano il loro potere sui media per i loro affari».

Menzionando il settore audiovisivo, Karim Ibourki, vicepresidente del gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi (ERGA), ha sottolineato l'importanza del pluralismo e della diversità dei media per i cittadini, mettendo l'accento sul rischio che il pluralismo corre in alcuni Stati membri. Karim Ibourki ha evidenziato come ci sono regioni in Europa senza media sviluppati. «In quanto regolatori questo problema ci preoccupa molto. In ogni crisi le grandi società tendono a soffrire, ma sono i piccoli operatori che scompariranno» ha osservato. «Abbiamo condotto un’indagine a maggio e a settembre 2020. In alcuni Stati membri ci sono difficoltà all’interno di alcune organizzazioni membre per quanto riguarda piccole imprese, come le radio. Alcune sono scomparse, e questi problemi devono essere affrontati dal Piano».

Jari-Pekka Kaleva, managing director della Federazione europea dei produttori di videogiochi (EGDF), ha evidenziato il problema dei finanziamenti e dell'accesso a nuovi mercati, che era stato limitato a causa delle restrizioni della pandemia, mentre Julie-Jeanne Régnault, segretaria generale dell'Associazione europea delle agenzie cinematografiche (EFAD), ha sostenuto che c’è bisogno non solo di una ripresa, ma anche di costruire un ambiente migliore per il futuro del settore audiovisivo, promuovendo la diversità culturale.

Alexandra Lebret, managing director di European Producers Club (EPC), che rappresenta produttori cinematografici e televisivi di primo piano in Europa, ha sottolineato che è fondamentale poter investire in progetti futuri in grado di competere con gli Stati Uniti, pur garantendo che tutti gli attori rispettino la stessa solida regolamentazione.

Mathilde Fiquet, segretaria generale del Coordinamento europeo dei produttori indipendenti (CEPI), che rappresenta 80 mila produttori in Europa, in campo cinematografico, audiovisivo e dell’animazione, ha illustrato la trasformazione digitale e i nuovi modelli commerciali creati dalle piattaforme online.

Infine Sónia Oliveira, della Federazione delle associazioni di imprese delle arti dello spettacolo (FAETEDA), che rappresenta 300 compagnie e teatri del settore artistico in Spagna, ha sottolineato la necessità di concentrarsi sui nuovi formati e sulla formazione e lo scambio di buone pratiche a livello europeo. «Non possiamo sostituire la performance dal vivo con la pratica virtuale», ha spiegato, «ma abbiamo bisogno di nuovi formati ibridi che siano prodotti da piccole imprese».E ha concluso: «Possiamo imparare gli uni dagli altri in Europa».

Immagini: © European Economic and Social Committee


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