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I diritti dei bambini si allargano all’ambiente digitale

Approvato un commento generale che attualizza l'interpretazione della Convenzione dei Diritti dell'Infanzia per garantire che i bambini traggano vantaggio dal coinvolgimento nell’ambiente digitale, con la mitigazione dei possibili danni associati. Gli Stati parte dovrebbero proibire per legge il profiling di bambini a scopi commerciali sulla base di una registrazione digitale delle loro caratteristiche e il neuromarketing

di Sara De Carli

«L’ambiente digitale sta diventando sempre più importante in molti aspetti della vita dei bambini come parte della vita normale e durante i periodi di crisi. Tuttavia, i suoi impatti a breve e lungo termine sul benessere dei bambini e sui loro diritti sono incerti. Pertanto, è importante garantire che i bambini traggano vantaggio dal coinvolgimento nell’ambiente digitale e mitighino i danni associati, anche per i bambini in situazioni di vulnerabilità.»

Lo afferma il nuovo Commento Generale alla Convenzione internazionale sui Diritti dell’Infanzia sul tema dei diritti dei bambini in relazione all’ambiente digitale (“Children’s Rights in relation to the digital environment”), che è stato presentato il 24 marzo. Un documento per facilitare e guidare l’interpretazione di alcuni articoli/diritti della CRC e in questo caso specifico per aggiornare l’interpretazione della CRC rispetto agli sviluppi di internet e delle tecnologie. Si tratta di un documento ampio e articolato, che si rivela particolarmente attuale in questo tempo di pandemia caratterizzato da smart working, didattica a distanza e ricorso massiccio ai dispositivi tecnologici per garantire servizi e relazioni.

L’obiettivo è quello di offrire uno strumento per attuare la Convenzione e i diritti che esprime anche in un contesto, come quello odierno, in cui le società fanno sempre più dipendere il loro funzionamento dalle tecnologie digitali. I contenuti sono frutto di una rielaborazione dei rapporti dei vari Stati, di una giornata di discussione sui media digitali e i diritti dei bambini, della giurisprudenza sul tema, di consultazioni internazionali con esperti, ma anche della consultazione dei bambini e delle bambine, che ha compreso laboratori partecipativi con 709 bambini e bambine che vivevano in aree urbane o rurali in 28 Paesi in diverse regioni: appartenenti a gruppi minoritari, con disabilità, migranti o rifugiati, in situazioni di strada, nella giustizia minorile, provenienti da comunità a basso livello socioeconomico, in altre condizioni vulnerabili.

Il documento parte dalla consapevolezza che l’uso delle tecnologie digitali, ormai difficilmente opzionale nelle vite di tutti a ogni latitudine, può aiutare o ostacolare lo sviluppo dei bambini e delle bambine, ma anche dall’evidenza scientifica che le relazioni sociali dirette svolgono un ruolo cruciale nel plasmare gli atteggiamenti e le abilità cognitive, emotive e sociali del bambino, e che l’uso di dispositivi digitali non dovrebbe sostituire le interazioni dirette e reattive tra i bambini stessi o tra i bambini e i loro genitori; gli Stati e le autorità preposte devono tener conto della ricerca sugli effetti delle tecnologie digitali sullo sviluppo dei bambini, in particolare durante i picchi di crescita neurologica critici della prima infanzia e dell’adolescenza, e garantire a tutti gli operatori in tutti i settori un’adeguata formazione al riguardo. In particolare i genitori dovrebbero essere aiutati a mantenere un equilibrio appropriato tra la protezione del bambino e l’autonomia emergente e dare la priorità alla genitorialità positiva rispetto al divieto o al controllo.

Aspetti questi ultimi a cui ha contribuito Giorgio Tamburlini, pediatra e presidente del Centro per la Salute del Bambino, uno degli esperti che hanno partecipato alla consultazione. «Soprattutto nei primi anni di vita» afferma Tamburlini, presidente della onlus triestina, «bisogna evitare che le tecnologie digitali sottraggano tempo di qualità alla relazione tra genitori e bambini, che vengano usati per tenere buoni i bambini o che sostituiscano il dialogo e focalizzino l’attenzione nei momenti comuni quali i pasti. Occorre, prima ancora di definire regole per un loro utilizzo adeguato, dare opportunità ai bimbi di appassionarsi ad altre attività quale gioco, lettura, musica, esplorazione della natura.

Il pdf dell'integrazione è allegato in fondo all'articolo. Il documento prevede che gli Stati parti dovrebbero coinvolgere sistematicamente la società civile, compresi i gruppi guidati dai bambini e le organizzazioni non governative che lavorano nel campo dei diritti dell'infanzia e quelle interessate all'ambiente digitale, nello sviluppo, nell'attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione di leggi, politiche, piani e programmi relativi ai diritti dell'infanzia. Dovrebbero anche assicurare che le organizzazioni della società civile siano in grado di implementare le loro attività relative alla promozione e alla protezione dei diritti dei bambini in relazione all'ambiente digitale. Le imprese, che influiscono sui diritti dei bambini direttamente e indirettamente nella fornitura di servizi e prodotti relativi all'ambiente digitale, dovrebbero rispettare i diritti dei bambini e prevenire e porre rimedio agli abusi dei loro diritti in relazione all'ambiente digitale. Gli Stati parti hanno l'obbligo di assicurare che le imprese rispettino queste responsabilità. Il capitolo relativo al diritti dei bambini e settore commerciale si dettaglia in diversi punti, uno dei quali auspica che gli Stati parti richiedano al settore imprenditoriale di intraprendere la due diligence sui diritti dei bambini, in particolare di effettuare valutazioni d'impatto sui diritti dei bambini e di renderle pubbliche, con una speciale considerazione per gli impatti differenziati e, a volte, gravi dell'ambiente digitale sui bambini. Dovrebbero prendere misure appropriate per prevenire, monitorare, indagare e punire gli abusi dei diritti dei bambini da parte delle imprese. In particolare, per quanto riguarda pubblicità e marketing, si dice che gli Stati parti dovrebbero proibire per legge il profiling o il targeting di bambini di qualsiasi età per scopi commerciali sulla base di una registrazione digitale delle loro caratteristiche reali o dedotte, compresi i dati di gruppo o collettivi, il targeting per associazione o il profiling per affinità. Le pratiche che si basano sul neuromarketing, l'analisi emotiva, la pubblicità immersiva e la pubblicità in ambienti di realtà virtuale e aumentata per promuovere prodotti, applicazioni e servizi dovrebbero anche essere vietate dall'impegno diretto o indiretto con i bambini.

A questo link, i commenti generali tradotti in italiano.

Photo Jelleke Vanooteghem on Unsplash


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