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L’Italia delle caste che salta la coda

Draghi al Senato con pochi giri di parole, una cosa terribile: in diverse situazioni locali gli anziani e le persone a rischio sono stati scavalcati nella precedenza dei vaccini. La cosa non è indolore. Ha avuto conseguenze molto gravi. In questo senso la lettura deprimente di oggi sono le cronache dalla Campania e dalla Toscana, due Regioni che sono indietro nella vaccinazione degli anziani e dei soggetti a rischio. Dove sono finiti i vaccini che hanno somministrato? La risposta è inquietante. Zaia si lamenta, ma...

di Alessandro Banfi

C’è un aspetto di questa difficile campagna vaccinale italiana che mette proprio a disagio. È la vicenda denunciata dal presidente del Consiglio Draghi, quando ha parlato al Senato mercoledì mattina. I Presidenti di Regione se la sono presa, si sono offesi (“scaricabarile” il termine usato) ma il premier ha detto, con pochi giri di parole, una cosa terribile: in diverse situazioni locali gli anziani e le persone a rischio sono stati scavalcati nella precedenza dei vaccini. La cosa non è indolore. Ha avuto conseguenze molto gravi.

Nell’immediato più ricoveri, più decessi. Nel futuro più difficoltà per chi ha imprese che devono restare ancora chiuse perché il contagio galoppa. Il fatto che abbiano avuto “poche dosi da Roma”, come dice qualche Governatore, non scusa il fatto che le Regioni abbiano usato quelle dosi nel modo più sbagliato.
Se hai poche munizioni, non centrare la mira è ancora più colpevole e grave.

In questo senso la lettura deprimente di oggi sono le cronache dalla Campania e dalla Toscana, due Regioni che sono indietro nella vaccinazione degli anziani e dei soggetti a rischio. Dove sono finiti i vaccini che hanno somministrato? La risposta è inquietante. Interpretando le linee nazionali diffuse dal Ministero della Salute, hanno fatto “passare avanti” una miriade di amici degli amici che non avevano diritto. Almeno non subito. Ecco i “gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale”, secondo quanto detto da Draghi, che hanno fatto “trascurare gli anziani”. È l’Italia delle Caste che riemerge. L’Italia che ci si illudeva di aver sconfitto con l’anti politica e che torna invece sotto la forma più consueta. Nelle maglie di una burocrazia regionale, che solo in alcuni casi, purtroppo, si è dimostrata efficiente e corretta. Tesa a raggiungere davvero l’obiettivo.

Sulle pagine del Corriere fiorentino stamattina c’è il racconto di un imprenditore, Filippo, 48 anni, nessuna patologia, che è stato vaccinato, grazie alla sua posizione economico-sociale, e che però “ha visto i suoi genitori ultraottantenni ammalarsi di Covid” perché ancora esclusi dalle liste. Storia amara, emblematica. È la confessione di un rappresentante delle Caste, oggi affranto e pentito. La pandemia ci ha fatto anche questo: ha fatto emergere i vecchi vizi italiani di sempre e ce li ha restituiti più grandi. I furbetti, i cinici, i cialtroncelli del vaccino ci mettono davvero a disagio.

Luca Zaia, il presidente della Regione Veneto, dice che non si può tornare al Medioevo con la “centralizzazione” della Sanità. E che Roma è ingenerosa nelle critiche. Tutto si può dire di Zaia tranne che non si sia impegnato senza sosta, e con grande intensità. Ma resta il quesito: come fanno i cittadini italiani a difendersi dalle Caste? Un’altra domanda che mi attirerà molte critiche: chi e perché ha deciso di far passare avanti la Casta delle Caste, cioè i professori universitari? O i magistrati? O gli avvocati e i giornalisti? Figliuolo a Roma? Le Regioni in ordine sparso?

Dateci qualcuno che ci metta la faccia. E che non ci prenda per la coda.

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