Cooperazione & Relazioni internazionali

La macchina del fango per bloccare il soccorso civile in mare

"Vogliono solo gettare discredito sulle attività umanitarie. Mediterranea si difenderà in ogni sede contro queste manovre, perché i processi devono svolgersi nelle aule dei tribunali e non sulle pagine dei giornali"

di Redazione

In questi ultimi giorni giornali e televisioni controllati dalla destra hanno scatenato la loro macchina del fango contro Mediterranea Saving Humans. Era prevedibile. È in particolare nel mirino delle falsità e delle mistificazioni Luca Casarini, uno dei promotori del nostro progetto, uno di noi.

Insieme ad altri attivisti di Mediterranea, è sotto inchiesta per la gravissima ipotesi di reato di "favoreggiamento pluriaggravato dell'immigrazione clandestina" e rischia fino a 30 anni di carcere.

Vengono diffusi i contenuti di intercettazioni telefoniche, estrapolati dal contesto e distorti. Atti che solo qualcuno dall'interno del tribunale può aver passato e che sono stati messi a disposizione di un giornalista dal torbido e inquietante passato in gruppi neofascisti. È un uso illegale e strumentale di atti giudiziari, coperti dal segreto istruttorio. “Stappare una bottiglia di champagne” era ovviamente un modo di dire per esprimere soddisfazione per il successo delle missioni di salvataggio e l’arrivo di una donazione con cui poter ripagare le ingenti spese per il soccorso civile in mare. Vogliono solo gettare discredito sulle attività umanitarie. Mediterranea si difenderà in ogni sede contro queste manovre, perché i processi devono svolgersi nelle aule dei tribunali e non sulle pagine dei giornali.

La nostra unica colpa è quella di aver salvato vite umane. Il loro unico obiettivo è intimidire e cercare di bloccare le attività di soccorso civile in mare e continuare a difendere le violazioni dei diritti umani commesse in Libia e nel Mediterraneo centrale dalle Autorità italiane ed europee. Nelle sole ultime 48 ore quasi mille persone, donne, uomini, bambini, sono state catturate in mare e deportate nell’inferno dei campi di prigionia libici, grazie alle motovedette fornite e finanziate dallo Stato italiano. È una guerra sporca contro l'umanità, non gli permetteremo di continuarla.


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