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Reti e flessibilità, la ricetta di Obm Home

Dal 2009 il progetto di Obm onlus è un punto di riferimento per le famiglie dei piccoli pazienti dell’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano. Anche nell’anno della pandemia l’attività non si è fermata adeguandosi alle nuove necessità rispondendo così alle richieste di aiuto e ospitalità in tempo di Covid

di Antonietta Nembri

Tredici mesi complicati. Tanti quelli che sono trascorsi dall’inizio della pandemia da Covid e che hanno messo alla prova tanti progetti. Per Obm onlus, l’associazione che da 16 anni è un punto di riferimento e di aiuto per le famiglie dei bambini ricoverati all’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano e che dal 2009 ha messo a punto un programma di accoglienza – cresciuto negli anni – ha voluto dire adeguare il progetto Obm Home alle nuove esigenze.
La presidente Angela Bosoni, nel corso di una conferenza stampa ha ricordato il motivo per cui è nato il programma Obm Home «per un ospedale specialistico come il Buzzi l’avere un sistema di accoglienza è un complemento essenziale e un elemento importantissimo di equità sociale». L’accoglienza, prima con una casa, ora con cinque, nasceva con l’intento «di permettere anche a chi vive lontano dall’Ospedale Buzzi di accedere ai servizi ed alle cure specialistiche che questo Ospedale offre a mamme e bambini. In seguito, vivendo il team di Obm quotidianamente la realtà ospedaliera, il progetto si è ampliato e modificato in tempo reale, in risposta alle esigenze dei pazienti che si rivolgono ad un Ospedale materno-infantile e delle loro famiglie. Si è così creato, in tempi “normali”, un sistema articolato e flessibile, che nel tempo straordinario del Covid si è rivelato prezioso ed ha permesso di risolvere alcune situazioni del tutto imprevedibili e decisamente critiche».

A raccontare l’operatività di questi anni e in particolare degli ultimi mesi la direttrice operativa di Obm Antonella Conti che ha spiegato come dei circa 70mila minori che arrivano in Lombardia alla ricerca di cure specialistiche ben 4mila vengono accolti al Buzzi provenendo da fuori provincia, da altre regioni e anche dall’estero. E ovviamente con i bambini ci sono i genitori «dal 2009 al 2020 abbiamo ospitato oltre 1000 nuclei familiari, per un media di 6 notti di pernottamento. Da quest’anno possiamo offrire 5 case, 10 alloggi per 3.650 giorni di accoglienza».
A marzo 2020 sugli alloggi di Obm Home si è abbattuto il Covid «Nella prima fase abbiamo avuto famiglie che non potevano più tornare a casa per la mancanza di voli, poi c’erano donne che partorivano ma c’era il problema di avere dei familiari positivi a casa e mai come in questi mesi» ha sottolineato Conti «si è dimostrata vincente la capacità di fare rete con altre realtà presenti in ospedale e sul territorio: far arrivare la spesa grazie all'iniziativa di Milano Aiuta, ovviare alla chiusura degli hotel di riferimento per le famiglie che normalmente sarebbero state in grado di permetterselo…» ha elencato la direttrice operativa ricordando come l’accoglienza offerta dal progetto Obm Home sia gratuita e rivolta soprattutto ai nuclei in difficoltà. Un’altra caratterista che rende particolare il progetto è la sua flessibilità dal momento che si deve rivolgere a tre diverse tipologie di ospiti: bambini ricoverati in urgenza, mamme e bambini in ricoveri programmati e bambini costretti a ricoveri ricorrenti. Questo ha portato l’Associazione a creare ambienti diversi tra loro che ricreano il calore di casa, per permettere, nel tempo libero dalle cure di ricreare un clima e uno stato d’animo di maggiore tranquillità e benessere. L’associazione diventa, per tutte queste famiglie, un partner prezioso delle loro esperienze fuori casa: un aiuto concreto per ogni necessità di ordine pratico o emotivo.

Nel corso della conferenza stampa sono intervenuti anche l’assessore regionale alla famiglia e solidarietà sociale Alessandra Locatelli che ha sottolineato l’importanza di occuparsi non solo della malattia ma della persona, mentre l’assessore regionale Stefano Bolognini allo sviluppo città metropolitana ha rimarcato la caratteristica del welfare ambrosiano evidente nel programma di accoglienza dell’associazione per la presenza di istituzioni e privato sociale, privati e fondazioni. Hanno preso la parola anche Maurizio Beretta, presidente di Unicredit Foundation e Filippo Petrolati, direttore di Fondazione Comunità Milano. A portare il loro contributo di testimonianza anche alcuni sanitari del Buzzi.
Nel chiudere l'incontro Antonella Conti ha voluto guardare avanti, ai prossimi anni: «Serviranno un paio di alloggi in più, ma soprattutto servirà più assistenza perché stiamo andando incontro a un periodo di povertà più diffusa e proprio per questo abbiamo creato un fondo per poter arricchire l'accoglienza con l'aiuto».


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