Cooperazione & Relazioni internazionali

Scontri al confine Venezuela Colombia, 5mila persone in fuga

Le azioni militari, iniziate dieci giorni fa sul versante venezuelano di Apure, sono ancora in corso e tante famiglie continuano a scappare verso la Colombia. Intersos: “La crisi venezuelana ha finora prodotto più rifugiati di quella siriana ma non se ne parla”

di Redazione

Dal 21 marzo, la frontiera colombiano-venezuelana, dal lato di La Victoria (stato di Apure, Venezuela), è stata teatro di scontri armati tra le forze militari venezuelane della FANB (Forza Aerea Nazionale Bolivariana) e i gruppi armati dissidenti colombiani delle FARC.

Gli scontri hanno generato un massiccio spostamento di persone in cerca di rifugio e protezione dal Venezuela verso la Colombia. Circa 4700 ad oggi, ma il numero è in continua crescita. Tra queste, ci sono circa 1700 bambini e adolescenti e 136 donne incinte. Il numero di civili rimasti nelle aree delle operazioni militari non è noto ma dai dati dell’ultimo censo si desume che 5000 persone siano rimaste in quelle aree. L’accesso umanitario a La Victoria non è ancora garantito.

Gli operatori di Intersos – ong italiana che da due anni, grazie alla collaborazione con il CISP, opera nel dipartimento di Arauca e nello stato di Apure per fornire assistenza umanitaria ai migranti e sfollati in transito nella zona – ha fatto una prima valutazione dei bisogni urgenti: medicine e accesso ai servizi sanitari, accesso all’acqua e ai servizi igienici sono le priorità in questo momento tra gli sfollati che sono nei diversi insediamenti informali che si sono creati principalmente nella area urbana di Rivera.

Ad aggravare la situazione c’è anche il Covid-19: è già stata accertata la presenza di 4 persone positive e “c’è preoccupazione – riferiscono gli operatori – di ulteriore aumento dei contagi date le scarse misure di protezione e la scarsa possibilità di eseguire test di massa”. Inoltre le strutture sanitarie non sono preparate per affrontare nessuna emergenza epidemiologica associata a situazioni simili.

“L'operazione militare iniziata 10 giorni fa sta purtroppo continuando nella zona di La Victoria, la città di fronte ad Arauquita, oltre il fiume Arauca che segna il confine tra i due paesi. I combattimenti sono tuttora in corso, la Marina Militare Colombiana ha mandato un primo contingente nella città di Arauca. Il comune colombiano di Arauquita ha informato il governo nazionale che non ha la capacità di far fronte a un'emergenza di questa portata”, racconta Simona Canova, capo missione di Intersos, adesso sul posto. “Inoltre, poiché gli scontri sono ancora in corso, nei prossimi giorni potrebbero verificarsi nuovi movimenti e si prevede l'arrivo di altre persone ad Arauquita, Saravena e in altri comuni vicini. La risposta umanitaria è resa complicata per la posizione remota e assai dispersa di molti dei luoghi in cui si stanno concentrando i nuovi arrivati”.

“Il trasporto fluviale al passaggio di frontiera "Las Canoas" tra Arauquita e La Victoria, quindi tra Colombia e Venezuela, è stato sospeso fino a nuovo avviso; il passaggio ufficiale più vicino a La Victoria, il ponte internazionale José Antonio Páez, si trova a 100 km dal comune”, continua Canova. “Per questo motivo, la vasta maggioranza delle persone attraversa la frontiera con la Colombia attraverso molteplici passaggi informali identificati attraverso il fiume Arauca e altri affluenti minori. Ci sono segnalazioni di persone che si spostano di notte per evitare i controlli, forse a causa della maggiore facilità di attraversare il fiume in canoa, nonostante i rischi fisici che comporta.”.

“Gli effetti dell’operazione militare sulla popolazione civile e la partecipazione delle forze militari venezuelane rappresentano un’ulteriore fase della crisi sul confine Colombia-Venezuela, in cui si evidenzia sempre più la presenza di dissidenti in territorio venezuelano, con la capacità di mantenere il controllo territoriale per competere per le rendite di attività illegali come traffico di droga, colture illecite e tratta di esseri umani e resistere a un'offensiva costante”, afferma Marcelo Garcia Dalla Costa, capo della Emergency Unit di Intersos.

“La crisi venezuelana viene ignorata dalla maggior parte dei media – sottolinea Garcia Dalla Costa – sebbene negli ultimi tre anni abbia prodotto un numero di rifugiati – circa 5 milioni – pari al numero di rifugiati siriani in dieci anni di conflitto. Quello di questi giorni è il più grande esodo dal Venezuela dall’inizio dell’anno e le cifre sono purtroppo destinate a crescere”.

Intersos da due anni è presente sul territorio e sta fornendo i primi aiuti umanitari alla popolazione in fuga, in coordinamento con l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e con il GIFMM, il Gruppo di Coordinamento Regionale sui Flussi Migratori Misti. La risposta elaborata da INTERSOS in consorzio con il CISP e grazie a fondi ECHO ed SV (Stichting Vluchteling) prevede un’azione mirata a fornire assistenza alla popolazione bisognosa di protezione situata nei punti di accoglienza e, concretamente, include la distribuzione diretta di cibo, kit d’igiene, tende da sole, zanzariere, supporto materiale per l’acquisto di beni di prima necessità, kit ricreativi per bambini ed adolescenti e supporto psicologico e legale.


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