Economia & Impresa sociale 

Bruni: «La comunione dei beni è il lievito della storia»

Condividere la proprietà, ha spiegato ieri Papa Francesco nella sua omelia, «non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro». Per capire il senso profondo di queste parole, spiega il professor Luigino Bruni, bisogna osservare la storia economica dell'Occidente e ricordare il valore profetico della comunione dei beni

di Marco Dotti

Gli Atti degli Apostoli raccontano che «nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune». Questo, ha detto Papa Francesco nell'omelia della messa della Divina Misericordia, tenuta ieri nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, «non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro».

Come cogliere a fondo il senso di queste parole? Lo chiediamo a Luigino Bruni, economista, autore del recente L'arte della gratuità (Vita e Pensiero, 2021) volume proprio su questo tema.

Con le sue parole, Papa Francesco ha sollevato una questione enorme. Da dove partire?
Partirei da qui: come mai il capitolo degli Atti degli Apostoli (4,32) commentato ieri dal Papa non è diventato la base per la cultura economica dominante nella prassi dei cristiani? Se è vero che quello era il modo di vivere il rapporto con i beni – un'economia di comunione, diremmo oggi – perché la Chiesa ha fatto altro?
Il cristianesimo, infatti, ha seguito due strade.

È ciò che lei ha più volte chiamato «il doppio binario»…
Dal punto di vista del popolo, il cristianesimo ha seguito un'etica molto vicina a quella romana del tardo impero. Un'etica mediata soprattutto da Sant'Agostino che, ricordiamo, affermava che i beni non sono un problema se una parte viene data come elemosina e gestita per il bene comune.

Dal punto di vista dei laici, in questa prima via, non viene chiesta la comunione dei beni…
No, perché con l'ingresso di molti ricchi nella Chiesa, dopo Costantino, chiaramente non si poteva… C'è un episodio, raccontato nella Vita di Melania, agli inizi del V secolo: si racconta di due persone che mettono le proprietà in comune, le vendono e le donano ai poveri, ma i beni falliscono.

Il lievito non è la massa, è una piccola cosa. Il lievito è un principio attivo che sposta avanti i paletti dell'umanità. È difficile che si possa proporre ai popoli un'economia radicale di comunione, ma finché ci sarà qualcuno che lo farà quell'esempio di comunione dei beni è un lievito della storia

Luigino Bruni

Questo episodio suscitò un ampio dibattito che finì per far passare l'idea che la comunione dei beni, se applicata ai ricchi, avrebbe comportato il declino della città. Da qui, la convinzione che i ricchi potessero limitarsi a amministrare bene i propri averi, senza doverli mettere in comunione.

Da questo episodio si capisce la strada principale, imboccata nel Medioevo…
Una strada che, sostanzialmente, dice: «non serve la comunione, basta pagare le tasse e fare un po' di elemosina». Nasce da qui tutto il tema della filantropia e dell'uso del bene comune.

C'è, però, una seconda via…
Dove si è preso molto sul serio il tema della comunione dei beni – ed è la seconda via – è il monachesimo, dove i beni si mettevano in comune e si seguivano i modelli evangelici. Per capire bene, oggi, cosa significhi il modo cristiano di amministrare la proprietà bisogna inevitabilmente capire la biforcazione tra queste due strade, molto diverse tra loro. Il modo "normale" del cristianesimo, con la comunione dei beni, lo si è vissuto nei conventi e nei monasteri, ma non nelle famiglie e nelle città.

Ogni volta che è nato un grande movimento spirituale o è sorta una comunità religiosa è stata sempre riproposta la comunione dei beni. Comunione dei beni che rimane una profezia nella Chiesa, anche se non è ancora diventata o non è ancora una via per le grandi masse.

In che senso la comunione dei beni è profetica?
È profetica nel senso che vale per i piccoli numeri, ma indica una tendenza, un eschaton che vale per tutti al di là del fatto che la maggior parte delle persone viva un'altra forma di economia che non sia la comunione dei beni radicale e totale.

Il riferimento al comunismo, nelle parole del Papa, vanno comprese in questa chiave?
Da un lato bisogna dire che anche i tentativi di socialismo utopico, in senso ampio, hanno qualche riferimento più o meno voluto, più o meno indiretto a quella scena degli Atti degli Apostoli. Ma il fatto interessante è un altro: ogni volta che qualcuno, sulla terra, vuole vivere il Vangelo in modo radicale il riferimento è Atti 4. Quell'immagine rimane il lievito della storia. Il lievito non è la massa, è una piccola cosa. Il lievito è un principio attivo che sposta avanti i paletti dell'umanità. È difficile che si possa proporre ai popoli un'economia radicale di comunione, ma finché ci sarà qualcuno che lo farà quell'esempio di comunione dei beni è un lievito della storia.


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