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L’Ong che cerca di accendere un faro sui contratti fra la Ue e le Big Pharma dei vaccini

Corporate Europe Observatory negli scorsi mesi ha presentato due denunce alla mediatrice Ue, Emily O’Reilly, sulla mancanza di trasparenza nei contratti stretti tra Bruxelles e le case farmaceutiche per i vaccini contro il Coronavirus. Ecco a che punto sono le inchieste. Parla Olivier Hoedeman coordinatore per la Ricerca e le campagne dell'organizzazione non governativa

di Irene Giuntella

“Se potessimo accedere ai documenti dei negoziati con le case farmaceutiche potremmo vedere se la Commissione aveva provato ad aver una contrattazione migliore ma le aziende l’hanno rifiutata o se la Commissione ha semplicemente accettato tutto quello che le aziende chiedevano, se veramente Bruxelles ha provato ad ottenere di più e che cosa è andato male: è importante saperlo". Così Olivier Hoedeman (foto), coordinatore per la Ricerca e le campagne della Ong per la trasparenza, Corporate Europe Observatory, durante un’intervista a Vita. La Ong negli scorsi mesi ha presentato due denunce alla mediatrice Ue, Emily O’Reilly, sulla mancanza di trasparenza nei contratti stretti tra Bruxelles e le case farmaceutiche per i vaccini contro il Coronavirus.

“Abbiamo fatto una prima richiesta alla Commissione Ue per aver accesso ai documenti relativi ai contratti stretti attualmente tra la Commissione Ue e le imprese farmaceutiche per i vaccini contro il Covid-19. – spiega Hoedman – Avevamo chiesto di fornirci anche solo i documenti senza le parti sensibili, ma hanno tardato ogni risposta. Inoltre, abbiamo chiesto di farci accedere alle comunicazioni relative alle negoziazioni e agli incontri e – ha aggiunto – anche in questa occasione la Commissione Ue ha continuato a rimandare e alla fine non ci ha neanche dato più una scadenza entro la quale ci avrebbe inviato i documenti”. Questa mancanza di trasparenza secondo la Ong, ha minato la fiducia dei cittadini: “Per noi è inaccettabile considerando l’importanza che hanno i vaccini per l’Ue”.

Corporate Europe Observatory ha quindi presentato la questione al mediatore Ue che ha deciso di intraprendere un’inchiesta. Al momento il mediatore sta portando avanti due indagini sulla trasparenza dei contratti conclusi dalla Commissione con le aziende produttrici di vaccini per il Coronavirus, una riguardante le denunce di Corporate Europe Observatory e l’altra che parte dalla richiesta di un eurodeputato sul concedere “il pubblico accesso al contratto di AstraZeneca (ora pubblicato) nonché i dettagli sui funzionari degli Stati membri coinvolti nei negoziati sul vaccino”.

La Commissione finora ha pubblicato alcune parti dei tre dei contratti stretti tra l’Ue e le aziende farmaceutiche (Astrazeneca, Pfizer e Moderna) manca ancora la pubblicazione del contratto sul vaccino prodotto da Johnson&Johnson la cui diffusione in Europa, che doveva avvenire questa settimana, è stata per il momento ritardata. “La Commissione ha agito pubblicando parte dei contratti, sotto la pressione delle richieste di pubblicazione anche politiche, soprattutto per quanto riguarda Astrazeneca, ma a essere onesti non è avvenuto per una sua scelta strategica di trasparenza”- commenta Hoedman – Ma sicuramente è un progresso abbiamo almeno le versioni modificate dei contratti”. Secondo la Ong, la Commissione ha poi risposto al mediatore Ue sostenendo che “una buona trasparenza è molto importante” e ha annunciato una lista di 665 documenti sui negoziati e che avrebbe pubblicato presto i contratti rimasti segreti. “Da quando abbiamo ricevuto la lista che annuncia i documenti negoziali, non abbiamo visto alcuno di questi file. Non c’è nemmeno una scadenza o un’indicazione di quando questi documenti arriveranno” ribadisce il coordinatore per la Ricerca di Corporate Europe Observatory. Secondo la Ong la Commissione è in preda a tatticismi per mantenere la confidenzialità delle discussioni intraprese con le imprese farmaceutiche sui contratti per i vaccini. “L’impressione è che la Commissione stia usando la tattica del ritardo. Dicono che stanno ancora consultando con terze parti stakeholder, che immagino siano le aziende farmaceutiche, – afferma ancora – ma le richieste sono state inviate più di sei mesi fa e c’è stato parecchio tempo per consultarsi con le case farmaceutiche”. La Ong ritiene che secondo la legge internazionale sul diritto all’informazione dovrebbe essere la sola Commissione a decidere cosa rendere pubblico e cosa no, non è dunque necessario il parere delle imprese farmaceutiche.

“Stiamo ancora faticando per ottenere la produzione di vaccini su larga scala più velocemente sia in Ue che nel resto del mondo. – sostiene Hoedman. Se non abbiamo presto le giuste risposte, rischiamo non solo a nuovi lockdown ma anche a nuove emergenze dovute alle varianti del virus e potremmo finire per soffrire la pandemia ancora per molto tempo”. Soprattutto secondo il coordinatore per la Ricerca di Corporate Europe Observatory, “Dobbiamo imparare da che cosa è andato storto nei negoziati con le aziende in autunno così da poter prendere migliori decisioni ora, per questo i documenti sono importanti e non è veramente accettabile che la Commissione ritardi così tanto”. Ma secondo il ricercatore della Ong il fatto che il Regno Unito non dimostri gli stessi problemi che sta vivendo l’Ue nella campagna vaccinale o che sia andato più velocemente, non è da attribuirsi interamente a una differenza delle clausole nei contratti. “Per quello che ho potuto vedere i contratti Ue sono molto simili a quelli stretti dal Regno Unito. La differenza credo sia che il Regno Unito abbia introdotto dei divieti per le esportazioni, ma comunque questi divieti ritengo che siano molto permissivi. E vedere Ue e Regno Unito che si contendono i vaccini, data la scarsità ci fa capire che dobbiamo estendere la produzione il prima possibile”.

Il pericolo secondo Hoedman è che si rischia di non arrivare a vaccinare tutti entro l’anno, non solo in Europa ma nel resto del mondo. “Vediamo che in Africa si rischia di vaccinare le persone solo nel 2023 o persino 2024 andando di questo passo”. Il rischio è che così la diffusione del virus potrebbe riemergere poi in tutti i Paesi. “Quello che è sbagliato nel Regno Unito e nell’Ue è che lasciano la decisione di quanto produrre e dove, con quale rapidità, a un numero molto ristretto di aziende farmaceutiche e questo è un errore incredibile” denuncia Hoedman. L’Ue e il Regno Unito “dovrebbero, invece, osservare e supportare le aziende nello sviluppo dei vaccini, testarli e approvarli e poi aprire centri di produzione e aumentare la produzione e non affidarsi alle aziende per decidere a quale rapidità produrre”.

Secondo Hoedman Bruxelles avrebbe però capito la lezione: “Credo che ora la Commissione Ue abbia capito di aver sbagliato ad affidarsi solo alle aziende e non intenda più dar loro tutte queste garanzie che diventano di fatto dei vincoli, perché poi devi continuare ad affidarti esclusivamente a loro”. La Ong ha intanto risposto al mediatore Ue che la Commissione deve accelerare i tempi per l’invio o pubblicazione dei documenti negoziali. “Il mediatore ha possibilità di mettere pressione sulla Commissione che lo faccia. Sempre più persone e il Parlamento stanno chiedendo all’esecutivo Ue di essere trasparente, e credo che questo porterà presto a un risultato. Penso che per l’esecutivo Ue sia infatti sconveniente continuare a mantenere segretezza e essere costantemente oggetto di critiche”.


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