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Solidarietà & Volontariato

Partecipazione come contribuzione alla costruzione di un “fraternariato”

Ieri il quarto appuntamento degli Stati Generali del Volontariato bergamasco. Chiara Giaccardi ha invitato a ridefinire il volontariato come “fraternariato” e Elio De Capitani a costruire comunità tra diversi in vista di un obiettivo comune, tenere insieme le diversità è una grande scuola di democrazia e di partecipazione

di Redazione

Ieri sera il quarto appuntamento degli Stati Generali del volontariato bergamasco in diretta streaming sul sito degli Stati Generali e sui canali social di CSV Bergamo e di Vita dedicato alla partecipazione, protagonisti del dialogo condotto da Riccardo Bonacina, Chiara Giaccardi, docente di sociologia della comunicazione, e Elio De Capitani, attore e regista e fondatore del Teatro dell'Elfo di Milano.

Dopo accoglienza, povertà e salute, si è parlato di partecipazione: l’anno appena trascorso ha mostrato come la voglia di impegnarsi e dare il proprio contributo sia molto diffusa, ma assume spesso forme variegate. La pandemia ha accentuato un processo in atto ormai da tempo, che vede le persone prendere parte alla vita della comunità ma spesso in modo diverso da quello del volontariato organizzato come siamo abituati a conoscerlo.

La mappatura nei mesi scorsi presso le associazioni di volontariato ha evidenziato come l’emergenza sanitaria e sociale da Covid-19 abbia avviato un processo di rinnovamento delle dinamiche della solidarietà e dell’impegno sociale che tradizionalmente sono alla base del volontariato così come lo conosciamo, accelerando fenomeni che in parte erano già in atto: l’aumento delle connessioni tra i soggetti di un territorio, la crescente richiesta di volontariato di prossimità, la spinta motivazionale basata sull’emotività, la comparsa sulla scena di soggetti che prima non si erano mai avvicinati al mondo del volontariato. A rappresentare i tanti volontari bergamaschi, oltre a Oscar Bianchi, presidente del Centro Servizi Volontariato di Bergamo, anche Donatella Costantini, insegnante e volontaria nella distribuzione cibo per l'Associazione Aiuto per l’autonomia, Progetto Disnà, e Isabella Lenzi, volontaria allo sportello telefonico del Comune di Nembro.

Libertà è partecipazione”, cantava Gaber nel 1973 ma oggi nell’epoca della “democrazia immediata”, dei sondaggi, delle piattaforme votanti questa affermazione rischia di essere equivocata, fraintesa. Che partecipazione quindi? Quella di chi vive la libertà come possibilità di contribuzione alla comunità, chi ha capito che non solo siamo interconnessi ma che siamo relazione, che la nostra identità è relazione, ha suggerito Chiara Giaccardi. Non l’illusione di partecipazione attiva dei “like”. Non l’illusione della disintermediazione, favorita dai social media, quindi ma costruzione di comunità. Anzi, ha detto ancora Giaccardi, di fraternità. Oggi invece di volontariato bisognerebbe parlare di fraternariato. Tra fratelli non è importante avere ragione, ma riconoscere una coappartenenza. La fraternità è scuola di convivialità delle differenze, dove ci si può anche procurare delle ferite – perché più si è vicini, più ci si fa male – dalle quali si può guarire, attraverso la cura e attraverso il perdono. La libertà senza fraternità diventa individualismo distruttivo e l’uguaglianza senza la fraternità diventa un’equivalenza funzionale, disattenta all’unicità, perché i fratelli sono uguali e diversi insieme.

Elio De Capitani, da parte sua, ha ricordato come il Teatro dell'Elfo è stato il primo teatro a diventare impresa sociale, nel suo statuto all’art. 14 si dice così: «L’arte ci permette di essere liberi e di non essere liberi solo per noi stessi. Il patto tra lavoro e cultura è il principio guida del nostro essere, allo stesso tempo: teatro d’arte, cooperativa e impresa sociale».

Per gli uomini di teatro e i lavori dello spettacolo sono stati 13 mesi di sofferenza, perchè che è il teatro se non arte dell’assembramento, rito di partecipazione collettiva? Eppure partecipazione nella sofferenza, nel distanziamento, nell’isolamento ha significato per noi continuare a lavorare, in questi mesi di chiusura il Teatro dell’Elfo ha prodotti 8 spettacoli. Il teatro è anche negoziazione tra vari mestieri in vista di un obiettivo comune, tenere insieme le diversità è una grande scuola di democrazia e di partecipazione indirizzata a una costruzione comune.

Oscar Bianchi, ha concluso così: «Questa sera ci è più chiaro come le organizzazioni siano davvero luoghi dello stare insieme, che rinnovano e promuovono fraternità anche nell'accogliere i tanti volontariati, le nuove forme delle partecipazione (si pensi solo al volontariato temporaneo ed episodico, alle messa alla prova, ai percettori di reddito di cittadinanza, …). Questa è la sfida che ci avete aiutato a capire».


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