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Tre affidi per tre fratelli: il racconto dei sei mesi prima del primo giorno

Tre fratelli che hanno bisogno di tornare a vivere l'esperienza di essere figli, dopo tre anni in comunità. Impossibile? No. La scelta di cercare tre famiglie, per dare a ciascuno l'occasione di avere uno spazio di crescita esclusivo. Sei mesi per individuare le famiglie adatte e per preparare ragazzi, famiglia d'origine, famiglie affidatarie. Il lavoro sinergico fra un ente pubblico e Kairòs ha disegnato una strada per questa accoglienza, che partirà il 1° maggio

di Monica Neri

Sono passati ormai più di sei mesi da quel giorno di settembre 2020 in cui Kairòs è stato contattato dalla psicologa di un Servizio Sociale per il collocamento in famiglia di tre minori di 11, 12 e 14 anni. Qualche anno prima quella stessa dottoressa, che lavorava in un altro servizio, aveva conosciuto Kairòs per il collocamento in famiglia di una ragazzina di 13 anni. Kairòs è un’associazione con sede a Granarolo dell’Emilia: dal 2013 prepara «le famiglie ad accogliere e i minori ad essere amati». È “specializzata” per così dire, negli affidi “complessi”, di minori per i quali non è più previsto il rientro in famiglia.

Questa volta però si trattava di tre fratelli: una “prima volta” anche per Kairòs! Una bella sfida! Da subito le due équipe, quella del Servizio Sociale e quella di Kairòs supervisionata dal dottor Marco Chistolini, si sono riunite per analizzare nel dettaglio le caratteristiche dei bambini e le relative problematiche. Si è deciso di individuare tre distinte famiglie, che però fossero sufficientemente vicine per poter curare nel tempo anche il legame di fratellanza. Subito Kairòs si è attivata al fine di individuare la disponibilità di famiglie che potessero essere adeguate all’abbinamento, mentre il Servizio Sociale si è occupato di preparare i minori e la famiglia biologica secondo un programma dettagliato e condiviso con l'équipe di Kairòs. Ecco il loro racconto di questi primi passi del percorso.

«Come équipe e come richiesto dal Tribunale per i minorenni, sapevamo che il progetto per i tre fratelli fosse quello dell’affido. Nei tre anni di percorso comunitario però, nonostante il lavoro di ricerca dell’équipe affidi sul territorio, non c’erano famiglie adatte a sostenere tale progetto. Inoltre, eravamo consapevoli che, una volta individuate le famiglie, la complessità della situazione sia per l’età che per le caratteristiche dei bambini e il numero della fratria, richiedesse un importante lavoro di affiancamento e tutoraggio intensivo nei primi anni di abbinamento. Sono proprio questi i motivi per cui abbiamo pensato a Kàiros.

Insieme a Kairòs abbiamo ragionato molto su come realizzare quest’affido. Dopo lunghi e sofferti confronti abbiamo anzitutto realizzato che si dovesse parlare di “affidi”: la scelta è stata quella di individuare una famiglia per ogni bambino. Per quanto l’idea di dividere i tre fratelli fosse dolorosa, abbiamo comunque creduto nell’importanza di garantire ad ognuno di loro uno spazio di crescita esclusivo. Infatti, con alle spalle una lunga storia di deprivazione di cure e di affetto, ognuno dei tre fratelli necessitava di accoglienza e attenzioni individuali. Definiti i primi passi del percorso, assistente sociale e responsabile della comunità hanno incontrato i bambini, tutti e tre insieme, per comunicargli la notizia dell’avvio del progetto di affido. Non è stata una comunicazione difficile da dare, come operatori avevamo da tempo condiviso con i tre fratelli che, avendo un papà e una mamma che non riuscivano a prendersi cura di loro, avevano il diritto di crescere in una famiglia, mantenendo sempre i contatti con la mamma e il papà. Questo ha permesso che a loro la parola affido non fosse sconosciuta. I fratelli hanno accolto la notizia con serenità, curiosità e attesa».

Dopo lunghi e sofferti confronti abbiamo anzitutto realizzato che si dovesse parlare di “affidi”: la scelta è stata quella di individuare una famiglia per ogni bambino. Per quanto l’idea di dividere i tre fratelli fosse dolorosa, abbiamo comunque creduto nell’importanza di garantire ad ognuno di loro uno spazio di crescita esclusivo.

In una seconda fase, dopo 3 mesi, sempre per provvedere ad un buon abbinamento, i tutor Kairòs preposti al futuro accompagnamento dei minori nella famiglia hanno incontrato i bambini, conoscendoli attraverso un'osservazione non partecipata svoltasi direttamente presso la comunità. Un passaggio importante per completare il quadro descritto nelle relazioni dei Servizi Sociali e dalla narrazione della loro storia. Kairòs ha quindi selezionato tra quelle aderenti all’Associazione un piccolo gruppo di famiglie da proporre ai Servizi Sociali, così da effettuare insieme l’abbinamento più adeguato. È stato un lavoro enorme, poiché queste famiglie dovevano essere il più possibile adeguate alle caratteristiche già individuate dei minori, cercando di evitare il rischio di fallimento del percorso. È proprio lavorando molto sulla fase dell’abbinamento infatti che si può ridurre il rischio di fallimento dell’affido: non parliamo di bambini piccoli e nella maggior parte dei casi sono minori deprivati, con alle spalle un vissuto di maltrattamenti.

Famiglia e minore vengono abbinati in base alle loro caratteristiche e necessità, previa valutazione strutturale, anamnestica e attuale della famiglia da un lato e una diagnosi quanto più possibile corretta dei danni causati al bambino dai maltrattamenti (fisici, emotivi, affettivi, sociali, cognitivi) subiti nel periodo precedente l’allontanamento ed eventualmente causati dall’allontanamento stesso. Già in questa fase Kairòs attiva e consolida l’attività di tutoraggio. Come fare, praticamente? Kairòs durante “l’avvicinamento” punta a creare condizioni esperienziali ed emotive tali da consentire sia agli affidatari che all’affidato uno spazio temporale che consenta a entrambi di costruire inconsapevolmente le prime basi del processo di attaccamento, destinato poi a consolidarsi, confermarsi ed estendersi nel procedere della convivenza. Ma l’attaccamento parte prima dell’inizio della convivenza. Entrambe le parti, in pratica, devono scegliersi e non subire una relazione decisa da altri.

Questo percorso condiviso è durato sei mesi e nulla è stato lasciato al caso. La comunicazione ad esempio, che è l'aspetto più delicato, è stata curata nel dettaglio: soprattutto quella rivolta ai minori. «Col passare dei mesi, dopo la comunicazione iniziale, è stato importante mantenere un dialogo aperto e costante con i ragazzi per accompagnarli nell’attesa e aiutarli ad esprimere anche le paure, i dubbi e le incertezze che ogni nuovo progetto di vita porta con sé. In particolare abbiamo lavorato sul possibile vissuto del “conflitto di lealtà” nei confronti della famiglia di origine, spiegando che può succedere che i bambini che non possono vivere con i loro genitori non si sentano autorizzati ad affidarsi alle nuove figure genitoriali per paura di tradire i genitori. In parallelo, abbiamo lavorato con i genitori per aiutarli ad accettare e riconoscere il valore protettivo dell’affidamento familiare ed a legittimare i propri figli ad andare verso il progetto di affido», spiegano psicologa e assistente sociale dei Servizi. Questa attenzione dei Servizi può evitare conflitti fra le due famiglie, conflitti che renderebbero meno efficace quando non addirittura impossibile il benessere previsti dall’inserimento nella nuova famiglia.

In particolare abbiamo lavorato sul possibile vissuto del “conflitto di lealtà” nei confronti della famiglia di origine, spiegando che può succedere che i bambini che non possono vivere con i loro genitori non si sentano autorizzati ad affidarsi alle nuove figure genitoriali per paura di tradire i genitori.

Tutti e tre i percorsi saranno supportati per i prossimi 24 mesi, da un Tutor Kairòs, con disponibilità attiva H24 per 365 giorni all’anno, la cui attività non si limita al tutoraggio domiciliare, ma va oltre e investe l’intera sfera relazionale con la società. Personalmente porto nel cuore le parole dell’Assistente Sociale alla vigilia del momento di comunicare ai ragazzini che erano state individuate le famiglie che li avrebbero accolti: «Oggi è uno di quei giorni in cui tocco con mano il senso e il risultato delle fatiche che il lavoro di assistente sociale comporta».

Il 1° maggio partirà il percorso di avvicinamento dei tre ragazzi alle loro famiglie affidatarie. Buona strada!

*Monica Neri, Presidente di Kairòs

Photo by יניב גרינברג on Unsplash


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