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FEM, la “galleria del vento” dell’innovazione didattica

Innovazione strutturale, interdisciplinarietà radicale, impatto di efficacia nella società e complessità: sono alcuni dei pilastri su cui la scuola deve ripensarsi per affrontare il 21esimo secolo. Donatella Solda e Damien Lanfray due anni fa a Modena hanno aperto FEM, il primo centro EdTech d'Italia, che forma i docenti alla linguistica computazionale, data science, digital visual arts...

di Sara De Carli

Una “galleria del vento” dell’innovazione didattica. Un ponte tra la ricerca universitaria e la didattica che si fa ogni giorno in classe, in cui modelli e prassi si contaminano reciprocamente: una filiera unica di innovazione tra ricerca applicata, learning design, formazione e accelerazione, che si pone alla frontiera del rapporto tra educazione, innovazione didattica e tecnologie. Il primo Centro EdTech / R&D Educativo d'Italia, i cui pilastri sono la complessità e l’impatto. In soli due anni FEM-Future Education Modena ha formato 80mila persone, con un impatto su 800mila studenti in tutta Italia. Domani alle 17 presenterà i suoi primi 24 mesi di lavoro e le sue impact stories, in un evento online. Donatella Solda e Damien Lanfrey, che di FEM sono i cofondatori, ci introducono in questo acceleratore dell'innovazione didattica.

Partiamo dall’inizio, dal chi siete e da come nasce l’idea di FEM.
Donatella Solda: Io di formazione sono una giurista dell’innovazione, Damien è un sociologo che ha lavorato molto con il computazionale. Innanzitutto siamo due ex ricercatori quindi. Per 7-8 anni abbiamo lavorato al Ministero dell’Istruzione, con tre ministri – Profumo, Giannini, Fedeli – e siamo stati policy maker con un certo livello di responsabilità rispetto al tema dell’innovazione. Nel 2018 quando abbiamo lasciato il Ministero avevamo la consapevolezza che i tanti investimenti fatti non erano comunque ancora sufficienti e abbiamo maturato l’idea che bisognasse creare un soggetto che facesse un lavoro su una scala ovviamente molto diversa da quella del Ministero ma più precisa e con più efficacia, qualificando maggiormente questi investimenti. Lavorare nel pubblico significa avere una platea di destinatari enorme, con risorse enormi, ma difficilmente si può indirizzare nel dettaglio il “come” le risorse vengono utilizzate: generalmente la rendicontazione è amministrativa, sulla correttezza delle procedure e dei processi. I tempi del cambiamento a volte sono lunghi, a volte incompatibili con l’innovazione. È vero che anche al Ministero con il Piano Nazionale Scuola Digitale abbiamo introdotto alcuni shock innovativi, ad esempio l’animatore digitale o il fatto che l’innovazione fosse strutturale e inclusa nel piano dell’offerta formativa, ma allo stesso tempo da quel livello è difficile inserire la data science o il ragionamento matematico o la linguistica cognitiva… All'innovazione serve un luogo più agile e relazioni più strette con i soggetti portatori di contenuti, che sono le università ma anche soggetti che operano nel mercato e che usano queste soluzioni quotidianamente, nella vita produttiva del paese.

I vostri nomi sono legati al Piano Nazionale Scuola Digitale: se non l’avessimo avuto, come sarebbero stati questi due anni scolastici segnati dal Covid?
Damien Lanfrey:
Sarebbe stato un disastro. Ovvio che bisogna fare sempre di più e meglio e lo faranno… ma dopo cinque anni il Piano è ancora lì ed è ancora un brand, con tanti docenti e dirigenti che ci raccontano che continuano a usarlo. Il Covid ha scardinato alcune abitudini della scuola, in primis le materie e ore prestabilite e separate… Un nostro partner parla di “unboxing school”: questo è qualcosa che magari non si riesce a mettere nel PNRR, perché le innovazioni devono essere disegnate nel dettaglio, ma ripensare le abitudini della scuola e il modo in cui le materie sono affrontate può portare davvero ad una innovazione strutturale dell'apprendimento, non episodica, con una interdisciplinarietà radicale. Ecco, noi crediamo che il PNRR non vada guardato solo nei termini di quante risorse ci sono.

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FEM si presenta come una sandbox per l’innovazione educativa: che significa?
Donatella Solda: Nell'innovazione non è detto che tutto funzioni al 100%, si contempla sempre il fallimento. La questione è proprio la sandbox, cioè la capacità di provare diverse strade e soluzioni, consapevoli che una parte non funzionerà. Questa è una caratteristica specifica di FEM. Un’altra è la velocità.

Le altre?
Damien Lanfrey: L’educare attraverso l’impatto di efficacia nella società e l’educare attraverso la complessità, cioè il capire che le soluzioni sono sempre complesse: sono due competenze chiave per il 21esimo secolo. Ci sono anche molte mode nell'innovazione, noi pensiamo che questi due invece siano due pilastri della consapevolezza contemporanea. Ad esempio con il Laboratorio di Matematica in digitale – che ha una community nazionale di 1500 docenti – usiamo i contenuti della realtà per stimolare la discussione matematica, qualcosa di più efficace degli esercizi. L’obiettivo è insegnare la matematica attraverso l’esplorazione, il ragionamento e la discussione – in digitale – con attività coinvolgenti e validate scientificamente, invece che attraverso la ripetizione di procedure ed esercizi. Imparare gli angoli scattando fotografie con il proprio cellulare, discutere online sulle proporzioni utilizzando una foto di famiglia: questo approccio permette di applicare la matematica in situazioni significative della quotidianità e di stimolare nei ragazzi il pensiero critico e il confronto con gli altri attraverso il dialogo. Un altro esempio è l’Urban Green Challenge, un percorso nazionale di crowdsourcing ambientale per calcolare l’impatto e i servizi ecosistemici del verde urbano per una didattica dell’impatto ambientale data-driven. FEM, in sinergia con Comune di Modena, CNR – Istituto di BioEconomia e Legambiente, ha sviluppato un curricolo sperimentale che racchiude competenze di cittadinanza attiva, mappatura digitale e scienze ambientali quantificando gli impatti positivi di alberi e piante, gli studenti sono in grado di realizzare modelli di intervento data-driven, per sostenere le amministrazioni nelle sfide di piantumazione e manutenzione del verde: l’anno prossimo lo scaleremo a livello nazionale. È un percorso di consapevolezza territoriale e di competenze digitali su dati reali. Altri ragazzi stanno analizzando un dataset del Ministero del Lavoro sull'occupazione giovanile.

Quali sono le trattorie strategiche per essere frontiera dell’innovazione?
Damien Lanfrey: Il game-based learning, le scienze cognitive, l’Universal Design for Learning, la linguistica cognitiva… Cerchiamo di guardare sempre avanti. Abbiamo quattro neuroscienziati in FEM, due grafici, dei ricercatori di linguistica cognitiva: non perché i pedagogisti non siano sufficienti ma perché l'educazione del 21esimo secolo ha bisogno di interazione con altre professionalità. Per esempio la nostra società è sempre più visuale ma nessuno insegna visual literacy né ai ragazzi né ai docenti, le emozioni nel colore, la teoria grafica.. c’è un mondo di designer là fuori. Abbiamo coinvolto ricercatori di linguistica cognitiva per insegnare l’italiano: in Italia facciamo tantissima grammatica ma lavoriamo poco sul sottotesto, in questo modo invece facciamo lavorare i ragazzi in maniera efficace sul sottotesto ad esempio nel riconoscere la violenza verbale attraverso la linguistica cognitiva. Cerchiamo di essere uno snodo tra la ricerca, le metodologie e le tecnologie e le scuole, facendo uno sforzo per renderle accessibili al maggior numero possibile di docenti e studenti: i docenti sono moltiplicatori.

Donatella Solda: Per questo finanziamento della Fondazione di Modena è importante. I progetti che hanno a che fare con eduzione hanno necessità di un soggetto a vocazione sociale, di una parte filantropica, per evitare che i costi della produzione e della ricerca siano in capo ai destinatari finali.


FEM è un centro internazionale per l’innovazione in campo educativo, situato in uno spazio di 2000 mq all’interno del polo culturale AGO-Modena Fabbriche Culturali. Nasce nel marzo 2019 grazie all’impegno di Fondazione di Modena e all’expertise di Donatella Solda e Damien Lanfrey. ll 28 aprile alle ore 17 Future Education Modena racconta i suoi primi due anni di attività attraverso un evento digitale. Insieme a prestigiosi ospiti presenteranno lo Startup Report e le traiettorie future. Moderati dal giornalista Rai Massimo Cerofolini, i fondatori di FEM, Donatella Solda e Damien Lanfrey, dialogheranno con Stefania Giannini (già ministro dell’Istruzione e attualmente ADG Education Unesco), Cecilia Waismann (MindCET EdTech Innovation Center, Israel), il Sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, il Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Carlo Adolfo Porro e il Presidente di Fondazione di Modena Paolo Cavicchioli. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook e sul canale You Tube di FEM.


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