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Economia & Impresa sociale 

Coop Ventuno: «Con la “busta giusta” contrastiamo la camorra»

La Cooperativa Ventuno vende prodotti ecologici e compostabili. È nata dall’idea e dall’impegno di Gennaro Del Prete e Massimiliano Noviello, due uomini accomunati dalla morte dei rispettivi padri uccisi dalla camorra perché volevano un’Italia libera dalle illegalità. Dietro ad una busta per la spesa potrebbe nascondersi la criminalità organizzata, che controlla gran parte del mercato dei sacchetti di plastica bio, non soltanto al Sud, e impone ai commercianti l’acquisto e la distribuzione di prodotti illegali non compostabili

di Anna Spena

La storia della Cooperativa Ventuno nasce da due perdite. Dall’attenzione all’ambiente. Dal bisogno di dire basta alla camorra, al racket. Coop Ventuno è una start-up nata nel 2015, un’impresa che vende prodotti ecologici e compostabili, dalle bioshopper ai prodotti usa e getta per la ristorazione. Vi chiederete qual è la relazione tra shopper e camorra. «A Castelvolturno», racconta Francesco Pascale, presidente della cooperativa, tutto ha a che fare con tutto. La nostra storia parte da due uomini accomunati dalla morte dei rispettivi padri uccisi dalla camorra perché volevano un’Italia libera dalle illegalità: Federico Del Prete, sindacalista degli ambulanti, nel 2002 aveva denunciato il racket delle buste di plastica alla fiera settimanale di Mondragone facendo arrestare un vigile urbano, la camorra lo ha ucciso il 18 febbraio 2002, il giorno successivo avrebbe dovuto testimoniare nel processo a cui lui stesso aveva dato impulso. Stessa sorte per l’imprenditore Domenico Noviello, imprenditore che aveva denunciato il racket e che nel 2008 era riuscito a far arrestare e condannare gli emissari del clan dei Casalesi. Lui è stato ucciso sette anni dopo per dimostrare che “la camorra non dimentica”».

I due figli si conoscono nell’ambito del coordinamento dei familiari delle vittime innocenti di camorra: «La morte dei loro padri non è stata vana, perché il loro coraggio e la voglia di una società civile fondata sulla legalità e sul lavoro onesto continua oggi a vivere nella cooperativa sociale fondata dai figli. Noi ci occupiamo di azioni di promozione delle legalità, iniziative filantropica e attività commerciale».

La cooperativa ha ideato il progetto “La busta giusta” con l’obiettivo di promuovere la sensibilizzazione ambientale e contrastare la camorra ed il racket. «Un messaggio brandizzato», dice Pascale, «nel rispetto della legge ambientale ed anche della filiera legale, in quanto la maggior parte degli shopper in commercio venduto come biodegradabili in realtà non lo sono».

In pochi sanno che in Italia dietro ad una busta per la spesa potrebbe nascondersi la criminalità organizzata, che controlla gran parte del mercato dei sacchetti di plastica bio, non soltanto al Sud, e impone ai commercianti l’acquisto e la distribuzione di prodotti illegali non compostabili. Metà dei sacchetti in circolazione in Italia sono illegali, il valore perso dalla filiera legale è di circa 160 milioni di euro, a cui si devono aggiungere 30 milioni di euro di evasione fiscale e 50 milioni di euro per lo smaltimento delle buste fuori legge. Per cambiare le cose basterebbe stare attenti, informarsi, denunciare l’illegalità, fare la propria parte.

Nell’era pre Covid la cooperativa distribuiva in molte realtà del terzo settore di tutt’Italia, in diversi mercati rionali ed anche nella grande distribuzione, alla coop Reno che ha circa 80 punti vendita in Emilia-Romagna. «La cancellazione di eventi pubblici e catering ha azzerato la vendita di prodotti monouso biodegradabili e compostabili, ma noi non ci arrendiamo». La cooperativa continua a lavorare in rete con la federazione italiana antiracket. «Facciamo le riunioni con i commercianti, promuoviamo l’adesione alla federazione, partecipiamo a tutti gli eventi in collaborazione con “Libera”. Il nostro fatturato è di circa 40mila euro all’anno. Reinvestiamo tutto nella promozione di eventi di sensibilizzazione e progetti educativi. Stiamo lavorando per trasformare questa iniziativa in una possibilità di lavoro per persone in condizioni di fragilità, oggi abbiamo un solo dipendente e siamo sei soci.Viviamo in un luogo difficile dove sembra che a voler prendere il sopravvento sia la criminalità. La nostra risposta sta nella proposta di schemi e posizioni alternative: promuovere la legalità e creare posti di lavoro».