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PNRR e educazione: tre errori di prospettiva da correggere subito

Il dibattito sull'infanzia è tornato ad essere un tema centrale del nostro Paese. Ci sono finalmente risorse, che però devono essere rese operative presto. La Rete educAzioni rileva alcune criticità nel PNRR sul tema educativo: errori da correggere subito, per non sprecare la grande chance che abbiamo.

di Redazione

Il dibattito sull'infanzia è tornato ad essere un tema centrale del nostro Paese, tanto che siamo qui oggi a parlare di soldi per la scuola, per il terzo settore e per le comunità educanti come investimenti sul futuro. Il PNRR parla di infanzia. Ci sono risorse, che però devono essere rese operative e presto. Un’occasione unica, che non possiamo perdere né sprecare. La Rete #educAzioni, nata nei mesi del lockdown della primavera 2020, rileva alcune criticità nel PNRR sul tema educativo, in particolare sui servizi educativi per la prima infanzia, sulla lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa e sull’edilizia scolastica. Errori da correggere subito, per non sprecare la grande chance che abbiamo.

Servizi educativi per la prima infanzia

Il PNRR destina 4,6 miliardi ai servizi educativi per la prima infanzia, prevedendo ci creare 228.000 nuovi posti in asili nido e nelle scuole dell’infanzia. Qual è il problema? Al di là del fatto che questo stanziamento numeri non è ancora sufficiente a raggiungere l’obiettivo di copertura del 33% che l’Italia doveva raggiungere nel 2010, la grande criticità risiede nell’assenza di un target di copertura omogeneo a livello nazionale. Il rischio è che la media si alzi solo per una crescita delle regioni che hanno già una buona copertura, cosa che non risolverebbe il tema delle diseguaglianze territoriali. È invece necessario stabilire un target minimo della copertura dei servizi (33%) per ciascuna regione, comprese anche le aree interne e periferiche. L'offerta dei nuovi posti deve garantire anche condizioni di accesso gratuito o semi-gratuito, per favorire la frequenza dei bambini appartenenti a famiglie in condizione economica modesta, altrimenti ci ritroveremmo – come già si è visto – ad avere nidi vuoti perché troppo costosi per le famiglie.

Dispersione scolastica e povertà educativa

Il PNRR individua nella mancata acquisizione di competenze di base una delle principali cause dell’abbandono scolastico e punta sul recupero di tali competenze come leva per ridurre i divari territoriali. Tuttavia vanno considerati anche altri aspetti, quali il contesto familiare e territoriale, l’individuazione precoce di segnali di allontanamento (assenze prolungate, insuccessi scolastici), il clima scolastico e il senso di appartenenza tra pari, il protagonismo, la relazione con i docenti, il superamento di difficoltà materiali legate alle condizioni di povertà familiare o ad altre fragilità. Il PNRR prevede l’erogazione on line di un pacchetto di 3 ore di mentoring individuale e 17 ore di recupero formativo per 120mila studenti tra i 12 e i 18 anni e l’intervento di 10 ore di mentoring o consulenza individuale previsto a favore di 350.000 giovani tra i 18-24 anni, per favorire il loro rientro nel circuito formativo: queste due azioni, per essere efficaci, devono essere collocate all’interno di un insieme di azioni di rafforzamento della fiducia e delle proprie capacità. In ogni caso, si considera indispensabile la previsione di una valutazione di impatto di tutte queste iniziative.

Edilizia scolastica

Alla luce delle criticità del patrimonio di edilizia scolastica del Paese (53 anni di età media degli edifici), spesso non sicuro, poco sostenibile e inadatto all’innovazione didattica, i 12,66 miliardi di investimenti previsti dal PNRR, pur cospicui, tuttavia appaiono non sufficienti soprattutto se sarà confermata la riduzione di 2,5 miliardi rispetto al PNRR del governo Conte, che al Piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica destinava 6,4 miliardi a fronte dei 3,9 miliardi del Piano nella versione attuale. Manca una logica operativa che tengano insieme le tre dimensioni indissolubili del rinnovamento degli edifici scolastici: la sicurezza, la sostenibilità e il ruolo chiave degli spazi fisici della scuola – non solo le aule – per favorire l’innovazione didattica. Appare invece eccessivamente enfatico il ruolo che il Piano assegna alle palestre (300 milioni) per la costruzione delle competenze trasversali e la lotta alla dispersione.


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