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Sostenibilità sociale e ambientale

Dalla Calabria alla Biennale: comunità resilienti e innovative

Le città della conoscenza – afferma convinta la professoressa Consuelo Nava, delegata alla Ricerca, ai Rapporti istituzionali con il Territorio e alla Terza Missione del Dipartimento di Architettura e territori (dArTe) dell' Università Mediterranea di Reggio Calabria- sono quelle che ce l’ hanno fatta ad uscire dalla crisi, sapendo guardare alle soluzioni».

di Maria Pia Tucci

La sfida ai cambiamenti climatici e l’ interazione tra spazio urbano e territorio produttivo sono le domande a cui sono chiamati a rispondere le “Comunità resilienti” del Padiglione Italia presente alla diciassettesima Biennale di Architettura di Venezia che il curatore Alessandro Melis ha definito «padiglione delle possibilità». Aprirà le porte il 22 maggio e tra mostre laboratorio, elementi formativi, esperimenti e ricerca si protrarrà fino al 21 novembre 2021.

Sfida a cui risponde il progetto di ricerca e innovazione S2Home. Alla cui realizzazione, dal 2017, è stata chiamata, dalla ditta De Masi, la professoressa Consuelo Nava, docente di sostenibilità e innovazione del progetto all’ Università Mediterranea di Reggio Calabria.

«S2Home Digital/Human: “effort” in transition è un modello insediativo che può costruire pezzi di città per comunità del futuro. Un prefabbricato i cui materiali al 70% provengono dalla filiera del riciclo che aggregandosi creano villaggi autosufficienti anche dal punto di vista energetico» – ci spiega subito la professoressa Nava.

«Il progetto per la Biennale ragiona sulla capacità della transizione ecologica e digitale – Dice la docente che è anche delegata alla Ricerca, ai Rapporti istituzionali con il Territorio e alla Terza Missione del Dipartimento di Architettura e territoti (dArTe). – «E soprattutto rappresenta per il Sud un monito per dire che è possibile innovare tutto il portato di conoscenza e competenza che sta all’ interno dell’ Università, che si costruisce nella ricerca e si trasferisce al territorio facendo incontrare i giovani con realtà interessate allo sviluppo e all’ innovazione».

Laboratorio e committente del progetto per la Biennale sono le officine della stessa azienda di Antonino De Masi insediate nell’ area dell’ interporto di Gioia Tauro, che ha nella sua mission la costruzione e un know-how avanzato sulle macchine agricole trasferito, per questa ricerca, alla filiera dell’ edilizia sostenibile.

«Innovare non significa inventare. La ricerca che si basa sull’ innovazione e la sostenibilità ha un metodo molto esigente. Per cui è un processo attento sui fenomeni. Su quello che accade, con largo anticipo. Le città della conoscenza – afferma convinta la Nava – sono quelle che ce l’ hanno fatta ad uscire dalla crisi, sapendo guardare alle soluzioni».

«La nostra Università è un piccolo polo che ha molte possibilità – Insiste -. Il cambiamento è un processo trainate. Se il territorio cresce crescono l’ università e le comunità, i giovani si trattengono e vedono il futuro. Altrimenti non cambia nulla».

A S2Home hanno lavorato 20 professionisti in tre anni di cui 15 sotto i 35 anni. Gruppi di ricerca, in una prima fase provenienti dall’ Università di Trento, nella seconda, quella in corso, la collaborazione è continuata con gli universitari e i dottorandi del Dipartimento di Architettura e territorio dell’ Università Mediterranea di Reggio Calabria, ENEA e la start-up PM Open Lab.

«Questo metodo transdisciplinare di condurre ricerca, sia con le attività produttive, ma anche con i giovani ricercatori e i risultati ottenuti ci dicono che non c’è un'altra opportunità. – continua la Nava – La Calabria non è molto capace a pensarsi nel futuro e questo ha prodotto l’ emigrazione di giovani, andati via non solo perché non c’era lavoro ma perché non percepivano il territorio come capace di progredire e quindi non avevano la speranza di essere parte di quel tessuto lavorativo che il futuro mostrava».

Alla Biennale di Venezia, dal 22 maggio al 15 di giugno in una sezione dentro il padiglione Italia saranno esposte sei opere provenienti dal laboratorio calabrese «Grazie all’ invito del professore Melis, esperto di tecnologia e cambiamenti climatici, di architettura della transizione, – conclude la professoressa Nava – racconteremo l’ esperienza con Antonino De Masi, lui stesso testimone di resilienza, e di questo gruppo di ricerca che parte dall’ Università e fa innovazione incontrando un’impresa del Sud».

Tutte le foto sono dall' archivio fotografico S2Home Digital/Human: “effort” in transition