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Education & Scuola

Il Piano Scuola Estate visto dai ragazzi, tra pro e contro

Un incontro con la 4a B del Liceo “Euclide” di Cagliari per parlare dell'iniziativa del Ministero dell’Istruzione sui percorsi educativi in periodo di Covid. I ragazzi stanno per varare una piattaforma nella quale discutere e proporre una riforma scolastica "condivisa e dal basso". I loro pareri sul diritto al voto esteso ai 16enni

di Luigi Alfonso

A lezione dai ragazzi. Abbiamo organizzato un incontro (a distanza) con la quarta B del Liceo Scientifico “Euclide” di Cagliari, accompagnati dalla loro insegnante di Storia e Filosofia Rita Murru. Ci siamo confrontati su tre tematiche, di cui una costituisce probabilmente un esempio a livello nazionale. Siamo partiti dal “Piano Scuola Estate” del Ministero dell’Istruzione sui percorsi educativi in periodo di Covid. Un argomento che sta facendo discutere, per diversi motivi. In merito, i punti di vista degli studenti sono estremamente differenti.

Anna, 19 anni, si dice favorevole: «La scuola dovrebbe rimanere aperta d’estate, anche negli anni a venire. È una buona occasione per fare tutte le attività che non si sono potute svolgere in questi mesi a causa della Dad. Andrebbero fatti i corsi di recupero di tutte le materie e aperti a tutti, non solo a chi ha debiti da riparare. E poi il ripasso di tutte le materie, in particolare degli argomenti richiesti dagli studenti. Sarebbe utile anche trattare le parti del programma saltate per questioni di tempo, e anche discutere e presentare vari argomenti, scolastici e non, con elaborati da parte di studenti e docenti, anche in team, e giochi a quiz su tematiche proposte dai ragazzi o dai docenti, per poter fare in un secondo momento quiz di cultura generale o sugli argomenti ripassati in classe, a squadre, per classe o d’istituto». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Stefano ed Enrico, entrambi 17enni.

Ha 17 anni anche Eleonora, che però è di tutt’altro avviso: «La proposta mi convince poco, anzi pochissimo. Si parla di un’adesione su base volontaria, che francamente credo riscuoterà poco successo. Siamo ormai alla fine di uno degli anni più provanti dal punto di vista mentale e fisico per tutti, tanto per gli studenti quanto per i professori. Da sempre l’estate è vista come l’agognato premio per tutti quegli studenti che durante l’anno hanno dedicato intere giornate allo studio, facendo spesso sacrifici e dovendo rinunciare a una serie di cose, a partire da una semplice uscita con gli amici o a un giorno di riposo. Mai come quest’anno l’estate rappresenta un traguardo che sembra quasi un’oasi nel deserto, dato che di per sé la scuola costituisce un impegno che comporta fatica e sacrifici. Se questo si fonde con la situazione pandemica in cui siamo da ormai più di un anno, si crea un “combo” quasi letale, date le limitazioni soffocanti. Agli impegni richiesti dallo studio si aggiungono tutte le restrizioni su qualsiasi tipo di attività ricreativa, che è una delle poche, se non effettivamente l’unica, valvola di sfogo per gli adolescenti. Durante quest’anno siamo stati privati praticamente di tutto: sport, cinema, teatri, gite, feste o semplici incontri con amici. Credo dunque che, mai come ora, ci sia necessità di lasciare spazio al riposo, anche perché, dati alla mano, i livelli di stress e ansia nell’ultimo anno sono aumentati esponenzialmente. Le intenzioni sono buone, l’organizzazione un po’ meno. Perché non proporre questo tipo di attività durante l’anno? Perché non regalare un po’ di tranquillità ai ragazzi durante questo periodo così stressante?». Con lei Elena, di 18 anni, Riccardo e Gabriele di 17.

Per Francesco, 17 anni, ed Eleonora P., 19 anni, «la riapertura estiva delle scuole potrebbe essere un’occasione per svolgere tutte le attività didattiche più coinvolgenti che purtroppo durante l’anno non si ha l’occasione di fare, tra spiegazioni e verifiche. Pensiamo ai dibattiti e ai laboratori che possano favorire il confronto e l’interazione tra noi ragazzi. Se organizzata in questo modo, l’iniziativa potrebbe essere un’importante occasione per crescere e maturare, metterci in gioco e sviluppare le nostre idee. Riteniamo infatti che svolgere lezioni frontali o trattare argomenti affrontati durante l’anno scolastico, sarebbe controproducente in quanto, dopo un anno così impegnativo, abbiamo la necessità di riposarci. Effettuare dei lavori di gruppo è un interessante compromesso per svolgere attività più leggere ma non per questo meno didattiche: un esempio sono le tematiche di attualità, di cui si parla sempre troppo poco. Sarebbe interessante anche organizzare attività sportive, in modo da favorire la socializzazione tra le classi».

La quarta B dell’Euclide presto varerà una piattaforma autogestita che consentirà di parlare della riforma scolastica vista dal basso, cioè proprio dagli studenti. «Ci confronteremo su tutto senza condizionamenti e pregiudizi, e faremo le nostre proposte. Ci lamentiamo sempre di subire i provvedimenti calati dall’alto: ebbene, questa è una opportunità per dimostrare che siamo in grado di proporre soluzioni fattibili, che consentano alla scuola di compiere un salto di qualità nel segno di una vera innovazione».

Il discorso è poi scivolato sulla proposta di legge che abbassi il limite d’età per l’espressione di voto ai 16enni. Su questo, la maggior parte della quarta B manifesta più di una perplessità. «Gli adolescenti di oggi, mediamente, sono poco informati sugli argomenti politici: raramente entrano nei nostri discorsi, come invece accadeva negli anni Sessanta e Settanta. È raro che tra amici si affrontino certe problematiche, perciò è difficile avere un’opinione compiuta. Spesso ci viene detto: la politica non è un affare vostro, è roba “da grandi”. Crediamo che i ragazzi non siano molto invogliati, spesso gli adulti non hanno voglia di ascoltarci: accade in famiglia ma anche in altri contesti».

Anche in questo caso, però, c’è chi la pensa diversamente: è il caso di Gabriele. «Io sono a favore, in fondo si tratta di poter votare alle Amministrative. Visto che i 16enni possono avere un contratto di lavoro, devono poter esercitare il diritto di voto, perché un sindaco amministra i soldi di tutti i contribuenti. Ovviamente tutto questo deve essere accompagnato da un’adeguata preparazione, cioè con percorsi che ci consentano di trattare in maniera più appropriata certi argomenti».

Riccardo sottolinea un altro aspetto: «Se uno compie 18 anni, può votare anche per la Camera dei Deputati. Ma se arriva a quella età nelle stesse condizioni, cioè senza un’adeguata preparazione, non mi sembra che le cose cambino. Forse sarebbe necessario per i 16enni una sorta di test che attesti se sono in grado di esprimere il voto».