Cooperazione & Relazioni internazionali

Oxfam: «Gaza di nuovo sotto le macerie, serve un immediato cessate il fuoco»

Appello urgente alla comunità internazionale per affrontare alla radice le cause che hanno scatenato questa nuova escalation, nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. La testimonianza degli operatori della ong dalla Striscia. «Siamo stanchi e abbiamo paura. Giorno dopo giorno guardiamo le bombe cadere sulle case dove vivono e lavorano i nostri amici, familiari, colleghi», racconta Laila Barhoum, policy advisor dell'organzzazione a Gaza

di Redazione

Dall’inizio degli scontri del 10 maggio (fino alla mattinata di oggi, 14 maggio), si contano: 110 palestinesi uccisi (di cui 29 bambini e 14 donne), dagli attacchi aerei e bombardamenti israeliani e 620 feriti (di cui 115 bambini). Sono 7 gli israeliani uccisi (di cui 2 bambini) dai razzi lanciati da Gaza e 107 feriti.
Ancora una volta sono civili innocenti a pagare il prezzo altissimo del fallimento della comunità internazionale nel negoziare un immediato cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi, affrontando le cause alla base della crisi. La tremenda escalation di morte e violenza degli ultimi giorni avrà come prime vittime una generazione perduta di giovani e bambini palestinesi intrappolati tra le macerie di Gaza, senza diritti e senza futuro.
È l’allarme lanciato da Oxfam, al lavoro nella Striscia di Gaza per soccorrere una popolazione stremata, che ancora una volta si trova ad affrontare l’incubo della guerra.

«Gli oltre 2 milioni di palestinesi che vivono confinati nella Striscia hanno sopportato il peso di tre conflitti negli ultimi 10 anni», racconta Laila Barhoum, policy advisor di Oxfam a Gaza. «Siamo stanchi e abbiamo paura. Giorno dopo giorno guardiamo le bombe cadere sulle case dove vivono e lavorano i nostri amici, familiari, colleghi, chiedendoci se saremo i prossimi. Attendendo invano una condanna della comunità internazionale su quello che sta accadendo. Quando alla fine di questa nuova escalation verrà dichiarato un cessate il fuoco, usciremo per strada e inizieremo a ricostruire dalle macerie, con la sola prospettiva di aspettare una nuova ondata di bombardamenti che distruggerà di nuovo, quanto abbiamo appena ricostruito».

«La popolazione di Gaza ha festeggiato l’ultimo giorno di Ramadan sotto i bombardamenti che hanno già causato 110 vittime palestinesi (tra cui 29 bambini e 14 donne) e 620 feriti tra cui 115 bambini. Senza un’immediata fine delle ostilità molti altri civili innocenti verranno uccisi e altre migliaia saranno in pericolo per la chiusura dei servizi pubblici ed economici essenziali», ha aggiunto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia. «7 israeliani (tra cui 2 bambini) sono rimasti uccisi dai lanci di razzi che hanno causato 107 feriti; i cittadini in tutto Israele vivono nel terrore di attacchi indiscriminati, mentre in diverse città israeliane sta crescendo la tensione e il rischio che si verifichino nuovi scontri. Anche i cittadini israeliani subiscono oggi le pesanti conseguenze dell’uso sproporzionato della forza, di cui le prime vittime sono stati i manifestanti palestinesi a Gerusalemme Est».

Da Oxfam arriva un appello urgente alle parti in conflitto perché rispettino il diritto internazionale umanitario e i principi di distinzione, precauzione e proporzionalità nell'uso della forza. "Chiediamo – si legge in una nota – alla comunità internazionale di agire per un immediato cessate il fuoco e risolvere le cause alla radice della nuova ondata di violenza e della perdurante violazione dei diritti umani, causata dalle politiche di sistematica oppressione e discriminazione attuate da Israele, compresa l’occupazione.
Già prima dello scoppio dei nuovi scontri la popolazione di Gaza era in ginocchio a causa della pandemia e di ben 14 anni di blocco israeliano. L’attuale escalation non può trascurare le cause all’origine di questo nuovo conflitto, ma diventare invece l’occasione per affrontarle radicalmente.

Le violazioni a cui il mondo assiste in queste ore – continua la nota – sono il risultato di settimane di brutalità e uso eccessivo della forza da parte dei coloni israeliani e della polizia contro fedeli palestinesi, medici impegnati nel primo soccorso e persone che manifestavano pacificamente a Gerusalemme Est. Sono la conseguenza diretta dei tentativi di trasferimento forzato di intere famiglie dal quartiere di Sheikh Jarrah. Né va dimenticata l’impunità per le violazioni dei diritti umani di Israele, legittimate dal silenzio della comunità internazionale, che non ha esercitato la dovuta pressione per costringere il governo israeliano a rispettare gli obblighi internazionali derivanti dal suo status di potenza occupante di proteggere i civili sotto il suo controllo.

I palestinesi dei Territori Occupati vivono una costante condizione di oppressione e discriminazione in quello che di fatto è diventato uno stato di polizia israeliano: negati i loro diritti fondamentali di libertà di movimento, di culto, riunione, espressione. A Gaza si vive in stato di assedio, una trappola da cui le persone non possono fuggire per salvarsi. A Gerusalemme Est e in molte aree della Cisgiordania vi è il rischio quotidiano di essere letteralmente cacciati di casa, come parte dello sforzo governativo a sostegno dei coloni, il cui scopo è allontanare i palestinesi dalle loro terre. Tutte queste sono palesi violazioni del diritto internazionale.
«Mi raccomandano di stare al sicuro durante i bombardamenti, ma come faccio?», conclude Barhoum «Non ho un rifugio antiaereo, né posso scappare perché siamo circondati da muri di cemento armato per tre lati e dal Mediterraneo per il quarto, è questa la realtà che forse al resto del mondo sfugge. Non si possono più usare due pesi e due misure quando si tratta di condannare l’uccisione dei nostri cittadini e proteggere i diritti umani». Pezzati aggiunge: «Oggi assistiamo all’ennesimo fallimento della comunità internazionale di proteggere la dignità e i diritti umani dei palestinesi. Dobbiamo rompere questo circolo vizioso di conflitti seguiti da tregue e impegni di aiuto umanitario, che sono solo palliativi per ferite tanto profonde. Affrontando le cause dell’ingiustizia e della violenza subite sotto l’occupazione, potremo dire di essere fuori da questo buco nero».

Si può sostenere l’intervento di Oxfam al fianco della popolazione di Gaza

In apertura foto di Gaza ©Mahmoud Khattab_Quds Net News via ZUMA Wire_Shutterstock – Tutte le immagini da Ufficio Stampa Oxfam Italia


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