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Road to Social Change, la seconda tappa a Sud

Prosegue l'iniziativa organizzata da UniCredit in collaborazione con Aiccon, Politecnico di Milano – Centro di Ricerca Tiresia, MIP Graduate School of Business, Fondazione Italiana Accenture e TechSoup: un percorso per formare i Social Change Manager del Terzo Settore che ha affrontato il tema dell'infrastrutturazione sociale per un Mezzogiorno più competitivo

di Antonietta Nembri

Il ruolo del Terzo settore nella realizzazione di nuove infrastrutture sociali è il tema al centro della seconda tappa di "Road to Social Change", l’iniziativaorganizzata da UniCredit, nell'ambito della sua Banking Academy, in collaborazione con Aiccon, Politecnico di Milano – Centro di Ricerca Tiresia, MIP Graduate School of Business, Fondazione Italiana Accenture e TechSoup. Un percorso in sette tappe che è partito dal Sud dove il ruolo del Terzo settore e della comunità nell’infrastrutturazione sociale è centrale per innescare processi di sviluppo sostenibile per generare coesione sociale e buona occupazione sul territorio.

L'evento è stato introdotto dagli interventi di Annalisa Areni, Regional Manager Sud di UniCredit, Sara Rago, Coordinatrice Area Ricerca di Aiccon e Anna Marino, referente Attività Istituzionali di Fondazione con Il Sud. In particolare Areni ha sottolineato quando sia prioritario «Il tema delle infrastrutture sociali, da incrementare al Sud, perché possono potenziare il contesto socio-economico del territorio, migliorando la qualità di vita delle comunità e facilitando l’accesso al mercato del lavoro delle categorie più fragili. Nel testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono destinati fondi importati per le infrastrutture sociali, un’occasione da non perdere soprattutto per il Mezzogiorno che presenta un gap rispetto ad altre aree del Paese. Come UniCredit», ha aggiungo Areni, «continuiamo a lavorare in questa direzione supportando le associazioni del Terzo settore che negli anni stanno dimostrando di saper generare anche valore economico attraverso il recupero del patrimonio artistico e culturale e di alcuni beni abbandonati delle nostre Città, generando nuovi posti di lavoro».
Numerose anche le iniziative rivolte al Terzo settore sostenute al Sud da UniCredit grazie a prodotti e servizi dedicati e al programma Social Impact Banking (finalizzato a sostenere iniziative e progetti realizzati con il chiaro intento di generare impatto sociale positivo e misurabile). In particolare Annalisa Areni ha citato la “Casa di Vetro”, nel quartiere Forcella di Napoli, promosso da l'Altra Napoli Onlus, una ex vetreria che è diventata un polo educativo e punto di aggregazione sociale e di contrasto alla devianza giovanile, la “Città del Bello”, un luogo di aggregazione promosso dall’Associazione “La Paranza” che, attraverso il recupero degli antichi mestieri, mira a favorire l’autoimprenditorialità, ma anche l’integrazione all’interno di un quartiere difficile come è il Rione Sanità. Senza dimenticare la “Scuola del fare” che coinvolge 120 studenti fuoriusciti dai percorsi scolastici convenzionali e “Villa Artemisia”, bene confiscato alle mafie nel quartiere Santo Spirito di Bari, diventato un eco-ostello sociale interamente autogestito dai ragazzi del territorio.

Da parte sua Sara Rago nel sottolineare quando siano fondamentali le infrastrutture sociale per rispondere alla «necessità di potenziare il territorio e la sua competitività sia nella dimensione sociale sia in quella imprenditoriale», ha ricordato che il Terzo settore «in crescita nelle regioni del Mezzogiorno è stato fondamentale per affrontare l’emergenza Covid», ma lo è anche nella capacità di generare nuova occupazione grazie «a filiere trasversali che escono dai settori soliti e toccano diversi ambiti quali la cultura e il turismo». Processi che innestano un impatto che mira all’obiettivo di «sconfiggere la povertà e creare occupazione dignitosa che innesta la prosperità economica dei territori». Rago ha sottolineato come sia necessario in questo campo «creare delle alleanze di scopo perché l’infrastrutturazione sociale è un concetto pluridimensionale che necessità di modelli multistkeholder di governance».

Le infrastrutture sociali del resto, ha ricordato Anna Marino sono «il necessario presupposto per innestare percorsi di sviluppo». Le infrastrutture non sono solo strade fisiche, ma sono le reti relazionali che «mettono in collegamento luoghi e soggetti così da permettere uno sviluppo sostenibile e la coesione sociale». E in questa azione ha ricordato «il Terzo settore ha un ruolo fondamentale, sono i principali soggetti in partnership con altre organizzazioni». In questi anni del resto Fondazione Con il Sud ha rivestito un ruolo di facilitatore di reti e alleanze in ambiti quali il contrasto alla dispersione scolastica, la creazione di centri di aggregazione giovanile e servizi per favorire l’occupazione femminile e contrastare la povertà educativa, ma anche nella cura dei beni comuni e del patrimonio storico-artistico e ambientale non ché nel campo dei beni confiscati alle mafie così da trasformarli in luoghi di presidio di comunità. E in tutte queste azioni, ha concluso Marino è fondamentale la collaborazione del Terzo settore con il settore pubblico e quello privato.

Alla tavola rotonda, moderata dal direttore di Vita Stefano Arduini e dedicata al tema del “Terzo Settore per lo sviluppo territoriale”, hanno partecipato Vincenzo Porzio, responsabile comunicazione e marketing della Cooperativa La Paranza di Napoli e Marcello Signorile, presidente Cooperativa sociale C.A.P.S, promotrice del progetto Villa Artemisia di Bari. Negli interventi di entrambi l’esemplificazione di come l’infrastrutturazione sociale innestata sia divenuta generativa di cambiamenti concreti e tangibili. La Cooperativa La Paranza, nel rione Sanità di Napoli per esempio grazie alla valorizzazione turistica delle Catacombe di San Gennario ha non solo creato lavoro – 40 i dipendenti attuali – ampliato il patrimonio artistico culturale fruibile e attirato fino a 160mila visitatori (pre-Covid), ma ha anche favorito la nascita di reti ed enti all’interno dello stesso rione. A Villa Artemisia a Bari, invece, si è sperimentato un mix abitativo, turistico sociale che nel sostenere i neo maggiorenni sia migranti sia fuoriusciti d percorsi di assistenza nella loro professionalizzazione nel settore turistico e della ristorazione si è dato vita all’Artemisia Academy che basandosi sul “casa & bottega” ha percentuali di successo che sfiorano il 100%.

A chiudere l’incontro l’intervento di Fabrizio Fraticelli di TechSoup che ha sottolineato la necessità delle tecnologie e dell’uso intelligente di piattaforme e social sia per rafforzare la relazione con i territori di riferimento sia per amplificare i diversi pubblici.

Dopo la tappa virtuale del Sud (seguita a quella siciliana dedicata a come "Valorizzare le filiere culturali, turistiche e agroalimentari"), Road to Social Change, continuerà il suo percorso in Italia il 22 giugno, dal Centro, dove si discuterà su come "Rigenerare i luoghi coinvolgendo la comunità"; il 21 settembre, dal Centro Nord, il tema sarà "Sviluppare un welfare comunitario ed economie coesive"; il 19 ottobre, dal Nord Est si punterà l'attenzione su come "Promuovere l'economia circolare attraverso le comunità intraprendenti"; il 16 novembre, dal Nord Ovest, ci si focalizzerà sul come "Promuovere città e nuovi ecosistemi inclusivi"; il 3 dicembre si chiuderà il viaggio in Lombardia parlando di come "Valorizzare le infrastrutture digitali per generare impatto sociale".

Ogni tappa sarà seguita da due seminari locali, permettendo ai partecipanti di acquisire un kit di nuove competenze, rinforzate da approfondimenti on demand fruibili su ideatre60, la piattaforma digitale di Fondazione Italiana Accenture. Al termine del percorso si otterrà l'Open Badge di Social Change Manager (una certificazione digitale di conoscenze, abilità e competenze acquisite) rilasciato dal MIP – Politecnico di Milano Graduate School of Business.


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