Cooperazione & Relazioni internazionali

Cuamm, il dolore per l’uccisione di Abraham e Moses

Nelle parole del direttore di Medici con l'Africa il ricordo dei due cooperatori sud sudanesi dell'ong uccisi a inizio settimana in un agguato. «Uno autista, l'altro nutrizionista percorrevano in lungo e in largo il territorio attorno a Yirol, per supervisionare le attività dell’intervento sulla Nutrizione. Raggiungevano le unità sanitarie più lontane e difficili, in quell’ultimo miglio del sistema sanitario che tanto ci è caro»

di Don Dante Carraro

Abraham e Moses. Due nomi importanti, che evocano una storia antica, storia di dialogo, di grandi sogni, storie di cammino ed esodo per passare dalla schiavitù alla terra promessa. E il loro sogno, forse lo avevano proprio realizzato Abraham Gulung e Moses Maker Manyual, i nostri due colleghi sud sudanesi che lunedì scorso hanno perso la vita mentre svolgevano il loro lavoro con il Cuamm. Un sogno di impegno e di aiuto verso il loro popolo e il loro paese. Uno autista, l'altro nutrizionista percorrevano in lungo e in largo il territorio attorno a Yirol, per supervisionare le attività dell’intervento sulla Nutrizione. Raggiungevano le unità sanitarie più lontane e difficili, in quell’ultimo miglio del sistema sanitario che tanto ci è caro.

Durante una di queste supervisioni, mentre viaggiavano in un convoglio insieme alla scorta armata e alle autorità locali, sono stati sorpresi da un agguato e sono rimasti uccisi. Non sappiamo chi abbia compiuto questo gesto atroce, nemmeno il perché. Forse una regolazione di conti tra clan.

Abraham Gulung (nella foto in apertura a sinistra) aveva 32 anni ed era originario del villaggio di Abuongkeu. Autista. Una figura indispensabile in un territorio come quello del Sud Sudan. Ci vuole molta bravura e capacità di trovare strade e soluzioni rapide per aggirare gli ostacoli. Gli autisti sanno percorrere strade di tutti i tipi, guidare l’auto nel pantano, oltrepassare le voragini d’acqua che si formano quando piove tanto. Abraham era figlio unico. Lascia la moglie, Nyan-pen Maker Dolbai e 4 figli, due maschi e due femmine, Mabeny, Mapier, Nyakuoth e Iding, quest’ultima nata da pochi mesi. A febbraio 2020 aveva iniziato il suo impegno come autista per Medici con l’Africa Cuamm. “Era sempre pronto a correre in tuo aiuto, era solito dire ‘sono qui, fratello, pronto per aiutarti!’ e lo faceva con uno splendido sorriso”, ricordano i nostri da Yirol.

Moses Maker Manyual era anche lui molto giovane, aveva 33 anni. Originario di Tonj, capitale dell’omonimo Stato che confina con lo Stato dei Laghi dove siamo presenti come Medici con l’Africa Cuamm. Quinto di dieci fratelli, aveva frequentato la scuola fino alla classe quarta nella sua regione, per poi proseguire gli studi nel campo rifugiati di Kakuma in Kenya, dove si era spostato a causa della guerra di indipendenza del Sud Sudan. Lì era riuscito a completare gli studi primari e a diplomarsi come infermiere presso la Kenyatta International University fino a conseguire un master come nutrizionista. Da gennaio 2020 aveva iniziato a lavorare con il Cuamm. Lascia 3 mogli e 5 figli, due maschi e tre femmine tra gli 11 anni e il più piccolo di poco più di un anno. “Era un uomo energico, lo si capiva anche dal suo modo rapido di camminare. Alle 7,30 del mattino era tra i primi ad arrivare in ufficio e mandava messaggi di ‘Buongiorno’ quando magari molti di noi stavano ancora faticando a svegliarsi – ricordano alcuni dei colleghi di Yirol -. Il suo sorriso e la sua risata erano il suo biglietto da visita, per questo entrare in relazione con lui era molto facile”.

Ho saputo della notizia della morte di Abraham e Moses mentre ero in ritiro insieme ad altri sacerdoti. Un dispiacere e un dolore acuti che sto affidando al Buon Dio, così come continuo ad affidarGli la missione del Cuamm e l’impegno di ogni singolo volontario e operatore che lavora in Africa, specie in Sud Sudan.
Siamo scossi e viviamo con grande preoccupazione questa fase di transizione verso la pace che si sta con tanta fatica costruendo. Per questo la prossima settimana raggiungerò i nostri in Sud Sudan per sostenerli e incontrare le autorità locali. È forte la nostra determinazione ad essere vicini al popolo sud sudanese pur tra tante difficoltà.

*Direttore di Medici con l'Africa – Cuamm


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