Economia & Impresa sociale 

Finanza a impatto, perché aspettare?

L'intervento del segretario generale di Social Impact Agenda per l'Italia, dopo la pubblicazione del numero del magazine di giugno: «Nel 2019 le Nazioni Unite stimavano il valore del fabbisogno annuale di investimenti verso gli SDG pari a 3,5 trilioni di dollari. Un valore che, se comparato con il valore della ricchezza a livello globale (399 trilioni di dollari), risulta assolutamente modesto (meno dell’1%). Occorre accelerare»

di Filippo Montesi

Non c'è più tempo da perdere. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), definiti dalle Nazioni Unite, sono ancora lontani da essere raggiunti. Se già prima della pandemia da Covid-19 non eravamo sulla buona strada per il loro conseguimento, ancor di più adesso l’avanzamento verso gli obiettivi non sta avvenendo con la necessaria velocità, osservando uno stallo o addirittura un passo indietro in alcune aree, per esempio rispetto all’obiettivo 3 (buona salute e benessere) o all’obiettivo 10 (riduzione delle diseguaglianze).

Forti di consapevolezza e speranza possiamo, tuttavia, lavorare per trovare modi diversi di fare le cose, al fine di stabilire una società più resiliente e sostenibile. Sono gli stessi SDG a poterci indicare il percorso da seguire, essendo profondamente radicati nei diritti civili, economici e sociali universali: l’Agenda 2030 ci fornisce la cornice adatta ad affrontare queste sfide ambientali e sociali complesse in una maniera integrata e inclusiva, evitando approcci rigidi e frammentati.

Nel 2019 le Nazioni Unite stimavano il valore del fabbisogno annuale di investimenti verso gli SDG pari a 3,5 trilioni di dollari. Un valore, di primo acchito, enorme, ma che, se comparato con il valore della ricchezza a livello globale (399 trilioni di dollari), risulta assolutamente modesto (meno dell’1%) (Credit Suisse, 2020).

Rispetto a questi dati è evidente come il mercato e gli operatori che lo animano debbano fare la propria parte, allocando le risorse finanziarie e non-finanziarie verso il raggiungimento di questi obiettivi sfidanti. La finanza a impatto (per scaricare il numero di Vita magazine di giugno clicca qui) può avere un ruolo fondamentale nel finanziare gli SDG, offrendo approcci e strumenti: dal capitale di rischio al credito fino a forme innovative di collaborazione tra pubblico e privato orientate agli impatti positivi (Pay by Results, Social Impact bonds, etc.).

Il contesto istituzionale europeo ci offre l’opportunità di valorizzare l’impiego di questi strumenti finanziari. Da una parte, la creazione del Next Generation EU – articolato nel PNRR, REACT-EU, Orizzonte Europa, Fondo InvestEU, Sviluppo rurale, Fondo per una transizione giusta e RescEU – fornisce nuove risorse finanziarie (750 miliardi di euro), in particolare all’Italia, per la prima volta attraverso prestiti raccolti sui mercati dei capitali per conto dell’Unione Europea. Risorse che potrebbero essere indirizzate proprio verso le tematiche trattate dagli SDG (per esempio, la transizione climatica, la protezione della biodiversità, la promozione della parità di genere e della coesione sociale, etc.), prevedendo una condizionalità per la loro erogazione agli Stati Membri proprio rispetto a indicatori ben definiti.

Abbiamo una visione di lungo periodo, tracciata dall’Agenda 2030 e dalle politiche comunitarie e nazionali, abbiamo ingenti risorse pubbliche e private, nonché gli strumenti per sostenere lo start-up, lo scale-up e l’innovazione dell’economia sociale in vista del raggiungimento degli SDG. Mettiamo da parte le scuse, le sole che ci impediscono di realizzare un vero cambiamento sociale

Dall’altra, la Commissione Europea sta sviluppando uno specifico Action Plan per lo sviluppo dell’economia sociale, intesa non come semplice stampella a supporto del welfare pubblico, bensì come modello economico e sociale capace di trasformare relazioni e organizzazioni nell’attuale società. L’Action Plan per l’economia sociale, atteso nella sua forma definitiva entro la fine 2021, è stato pensato come strumento fondamentale per integrare in maniera sistematica il modello dell’economia sociale nelle diverse politiche comunitarie e, al contempo, nelle azioni orientate al raggiungimento degli SDG. All’interno dell’Action Plan sarà inclusa una priorità fondamentale, ovvero il miglioramento dell’accesso alla finanza per le organizzazioni dell’economia sociale.

Le risorse del Next Generation EU, in particolare quelle di Invest EU, possono essere utilizzate proprio per migliorare l’accesso alla finanza delle organizzazioni dell’economia sociale, al fine di sostenerle nello sviluppo di innovazione e nella loro crescita dove possono creare maggiore valore aggiunto. Anche le risorse raccolte attraverso il Dispositivo per la ripresa e la resilienza e il programma EASI potranno essere impiegate a sostegno dell’economia sociale, per esempio nel disegno di partnership pubblico privato orientate al conseguimento di outcome, nelle garanzie per i finanziamenti e gli investimenti di capitalizzazione, oppure nello sviluppo delle capacità delle organizzazioni di utilizzare e gestire strumenti finanziari innovativi.

Abbiamo una visione di lungo periodo, tracciata dall’Agenda 2030 e dalle politiche comunitarie e nazionali, abbiamo ingenti risorse pubbliche e private, nonché gli strumenti per sostenere lo start-up, lo scale-up e l’innovazione dell’economia sociale in vista del raggiungimento degli SDG. Mettiamo da parte le scuse, le sole che ci impediscono di realizzare un vero cambiamento sociale.


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