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Attivismo civico & Terzo settore

La costruzione di policy condivise tra Enti Pubblici ed Enti del Terzo Settore

Come gli strumenti della co-programmazione e della co-progettazione possono sostenere un processo di crescita e sviluppo

di Stefania Radoccia

La recente adozione delle “Linee guida sul rapporto tra pubbliche amministrazioni ed enti del Terzo settore negli articoli 55-57 del decreto legislativo n. 117 del 2017” ha il pregio di aver portato maggiore chiarezza nella definizione e nell’applicazione degli strumenti di policy condivisa tra Enti Pubblici ed Enti del Terzo Settore (ETS) e offre quindi gli strumenti utili all’attuazione concreta delle previsioni di questi tre articoli del Codice del Terzo Settore che già delineavano la strada ad una possibile convergenza su «attività di interesse generale» fra la pubblica amministrazione e gli ETS.

Proprio questa convergenza può quindi ora trovare piena realizzazione nel processo di “amministrazione condivisa” in cui le parti collaborano nelle attività di interesse generale secondo un modello organizzativo ispirato non al principio di concorrenza ma a quello di solidarietà. In particolare, sia la co-programmazione che la co-progettazione nascono per assicurare i principi di trasparenza, imparzialità, partecipazione e parità di trattamento, nel processo di individuazione dei fabbisogni socio-economici del territorio e dei relativi servizi dedicati, da parte della Pubblica Amministrazione.

Secondo l’art. 55 della Riforma del Terzo settore, i soggetti pubblici sono tenuti ad assicurare il coinvolgimento degli ETS nella programmazione, progettazione e organizzazione di interventi e servizi che ricadono negli ambiti di interesse generale definiti all’art. 5. Come specificato nella sentenza n. 131 del 2020, la Corte Costituzionale ha recentemente definito tale articolo una delle più significative attuazioni del principio di sussidiarietà orizzontale del quarto comma dell’art. 118 della Costituzione. Con l’adozione delle Linee Guida si rafforza quindi la procedimentalizzazione dell’azione sussidiaria, così come definita dalla Riforma, e vi è il passaggio fattivo da una logica concorrenziale ad una logica cooperativa. Gli istituti qui delineati sono stati plasmati sulla natura specifica degli ETS e mirano alla convergenza di intenti tra questi e la Pubblica Amministrazione su attività di interesse generale, così come definite all’ art. 5 del d.lgs. 117/2017.

Vi è dunque un ripensamento e un approfondimento dei processi e degli strumenti amministrativi utilizzati dall’Ente Pubblico per l’erogazione di servizi a beneficio della sfera sociale, nel rispetto di quanto previsto dai principi che già governano il procedimento amministrativo ai sensi della legge 241/1990. Temi inoltre trattati dall’ANAC con la delibera 20 gennaio 2016, n. 32.

Entrando nel merito degli strumenti definiti dall’art. 55 della Riforma del Terzo Settore, la co-programmazione viene finalizzata all’individuazione dei fabbisogni, degli interventi di indirizzo e delle modalità di realizzazione degli stessi, nonché alla definizione delle risorse disponibili. Le Linee Guida danno forma e struttura a tale iter attraverso il quale la Pubblica Amministrazione, in collaborazione con gli Enti del Terzo Settore, è chiamata a identificare le esigenze del territorio alle quali, successivamente, dovrà dedicare specifici capitoli di spesa.

La co-progettazione, invece, viene intesa come una fase successiva e conseguente a quella della co-programmazione, per dare concretezza ad interventi funzionali a rispondere ai bisogni rilevati. In comune ai due strumenti è, invece, l’adozione di avvisi pubblici incentrati sulla collaborazione tra pubblico e privato sociale per la definizione di servizi di interesse generale (SIG).

Cosa ci si aspetta, dunque, dalla Pubblica Amministrazione e cosa dal Terzo Settore?

Gli Enti Pubblici dovranno mostrarsi in grado di promuovere atti di indirizzo specifici per intercettare i fabbisogni del proprio contesto di riferimento e per rendere fertile la collaborazione con il Terzo Settore. Sono necessarie, quindi, competenze amministrative di livello e un rafforzamento delle risorse umane dedicate e formate rispetto alle tematiche oggetto delle attività di interesse generale, tra le quali sono compresi servizi sociali, prestazioni socio-sanitarie, educazione, ambiente, ricerca (ecc.). Inoltre, alla luce della mutevolezza repentina del contesto in cui tali enti operano, non si richiede unicamente la qualità dei servizi offerti ai cittadini ma anche velocità nella risposta ai bisogni sociali emergenti.

Queste due caratteristiche sono comuni a quanto richiesto agli Enti del Terzo Settore, che hanno spesso dalla loro una vicinanza al territorio tale da riuscire a dare una lettura repentina dei fabbisogni.

Secondo stime ISTAT, circa 1 milione di individui in più rispetto al 2019 si troveranno in povertà assoluta, condizione che impatta fortemente su categorie già vulnerabili. In tale contesto, la collaborazione tra pubblico e privato sociale si rende quantomai necessaria.

Il Terzo Settore ha, ad oggi, la possibilità di farsi promotore di istanze di adozione degli strumenti sovra citati da parte della PA. Quanto detto determina una serie di sfide per gli ETS, sia a livello di advocacy sia a livello di accountability.

Un’amministrazione condivisa implica, per quanto previsto dalla co-programmazione, capacità di analisi rapida del territorio, che nella realtà odierna non può prescindere dall’acquisizione di strumenti digitali, funzionali all’individuazione capillare dei bisogni e del target a cui indirizzare un’offerta di servizi sempre più efficiente. Agli strumenti sopramenzionati, si deve accompagnare anche un sempre più accentuato focus sui risultati e sugli impatti generati a livello sociale.

L’istituzione del dispositivo per la ripresa e la resilienza (Reg. UE 2021/241) e la conseguente adozione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ne sono la riprova. Le incredibili opportunità di collaborazione tra PA e Terzo settore – specificamente nella Missione 5 – come in ogni trade-off, sono accompagnate (come descritto nel Reg. UE2021/241) da un sistema di riconoscimento delle spese che supera la tradizionale rendicontazione, ed abbraccia per la prima volta un approccio totalmente pay by results. In questo senso, la determinazione delle risorse erogabili sulla base dei risultati raggiunti implica una forte capacità di progettazione dell’intervento e di quantificazione dell’efficacia delle azioni poste in essere. Il PNRR si pone, dunque, come evoluzione di quanto già previsto dalla nuova programmazione europea 2021-2027 che, nei regolamenti in approvazione, pone un forte accento sulla necessità di uno switch dai costi sostenuti ai risultati raggiunti, rendicontati attraverso modalità spesso semplificate che ruotano attorno ad una complessa grammatica di indicatori e sistemi di monitoraggio sempre più accurati e just in time.

In sintesi, quello che viene richiesto alla Pubblica Amministrazione e al Terzo Settore, non è unicamente una condivisione nell’amministrazione e nell’indirizzo di servizi di interesse generale, ma anche l’acquisizione di nuove e più strutturate competenze, nonché l’adozione di strumenti digitali per il raggiungimento dei target, in particolar modo quelli maggiormente vulnerabili (es. vittime di violenza, persone affette da patologie mentali, minori, migranti, persone economicamente svantaggiate, ecc.)

L’esperienza maturata da EY in questi anni di supporto ai processi di digitalizzazione dei servizi di natura sociale, conferma come l’impiego di tecnologie sempre più abilitanti può venire in supporto della PA, nella capacità di leggere la domanda del territorio tramite l’utilizzo dei Big Data, e del Terzo Settore nell’ulteriore qualificazione dell’offerta di servizi attraverso tecnologie (blockchain, AI) che siano in grado di colmare l’ultimo miglio ed entrare direttamente in contatto con l’utente finale.


Inoltre, a motivo del confronto ancora aperto sui temi trattati in questa sede e della necessità di un colloquio costante tra attori pubblici e privati su un tema di stretta attualità che riguarda l’attuazione di uno dei principi più alti della nostra Costituzione, EY ha deciso di farsi promotore e realizzare un secondo incontro dedicato al Terzo Settore, dopo il primo che si è tenuto lo scorso febbraio. Il 1° luglio nel corso dell’“EY Digital Talk – Riforma del Terzo Settore: strumenti e idee per la costruzione di policy condivise tra Enti Pubblici ed ETS” (qui maggiori dettagli), approfondiremo opportunità, sfide e modalità operative da mettere in atto attraverso un confronto tra esponenti della Pubblica Amministrazione e del Terzo Settore che saranno chiamati a dialogare sulla messa a terra degli strumenti di amministrazione condivisa e sulle esperienze concrete sperimentate.

* Italian Tax&Law Managing Partner di EY


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