Solidarietà & Volontariato

Mattarella visita la Fondazione Exodus di don Mazzi

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella questa mattina ha visitato la Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi, nel Parco Lambro, a Milano. «Ciascuno di noi nella vita», ha detto il Presidente rivolgendosi ai ragazzi, «incontra sempre momenti di speranze, di delusioni, di successi. Quello che però va detto è che non c’è nulla di più bello di un nuovo inizio». E sul Terzo Settore: «Nel nostro Paese ha una struttura portante non di supplenza ma di autonoma e specifica responsabilità. Non mi stanco di ringraziare il Terzo settore per il contributo che reca al carattere positivo della vita del nostro Paese». Il video dell'incontro

di Redazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella questa mattina ha visitato la Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi, nel Parco Lambro, a Milano. «Sono davvero molto contento di essere qui. Sono qui per esprimere riconoscenza ad Exodus e don Antonio Mazzi. Le storie dei ragazzi sono commoventi e belle, rappresentano una tremenda voglia di vivere», dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai ragazzi ospiti della Fondazione Exodus di don Mazzi che si occupa di dipendenze.

«Ciascuno di noi nella vita», ha detto il Presidente rivolgendosi ai ragazzi, «incontra sempre momenti di speranze, di delusioni, di successi. Quello che però va detto per ciascuno di noi è che non c’è nulla di più bello di un nuovo inizio, che rimette in pista che rimette in positivo, che rimette in corsa. E quindi auguri ragazzi».

«Ciascun ragazzo è unico, ogni persona è irripetibile», ha aggiunto il Presidente. «Questa unicità di ciascuno di noi è quello che abbiamo in comune, questa unicità di ciascuno di noi piena di valore. Questo è quello che in questa che è una delle decine di case di Exodus viene messo in evidenza, realizzato, interpretato, concretamente attuato. Ed è una straordinaria, preziosa compartecipazione alla vita del nostro Paese. Don Antonio ha presentato alcuni suggerimenti per le istituzioni, me ne farò tramite per il Governo. Raccolgo quella che riguarda il Terzo Settore verso il quale occore esprimere riconoscenza e impegno alla valorizzazione. Nel nostro Paese il Terzo Settore ha una struttura portante non di supplenza ma di autonoma e specifica responsabilità. Non mi stanco di ringraziare il Terzo settore per il contributo che reca al carattere positivo della vita del nostro Paese».

«Carissimo Presidente», ha dichiarato don Mazzi, «per alcuni politici e per molta gente, ferma al secolo scorso, Lei è venuto a visitare la comunità terapeutica, nota per le tragedie del Parco Lambro, per la tossicodipendenza e per l’ospitalità offerta, in seguito alla Legge Gozzini, ad alcuni grandi terroristi pentiti e dissociati. Invece, per noi, che viviamo con trepidazione l’oggi dei nostri adolescenti, Lei è arrivato in uno dei quasi quaranta “Piccoli centri giovanili” di Exodus, nei quali lavoriamo per ridare sogni, autostima ed amicizie vere, ai ragazzi “vittime” della crisi della famiglia, della scuola, del lavoro, dello sport e del tempo libero. I ragazzi che vede qui, rappresentano infinite storie di disagi, ci chiedono di cambiare la scuola, manifestano la disperazione dei barconi e l’internazionalità, essendo noi anche in Madagascar, in Honduras, in Palestina ed in Angola»

«Il nostro metodo», ha continuato don Mazzi, «è molto semplice e soprattutto non è sanitario. Si fonda su alcune fragilità e su alcune certezze. Eccole: “Nessuno è irrecuperabile; l’educatore è un seminatore; le avventure negative vanno sostituite da avventure positive: carovane, vita in mare, deserto, Compostela, musica e sport. Tutto ciò ce lo dicono le quattro ruote all’ingresso della Cascina, con le vittorie e le sconfitte”. Perciò non perdo tempo e vado subito, caro Presidente, alle urgenze. Le chiederei di suggerire un Sottosegretariato alla Gioventù, presso la Presidenza del Consiglio; di indire o far indire entro l’anno la Conferenza Nazionale sulla tossicodipendenza, (maliziosamente dimenticata), con lo scopo di cambiare la legge 509/90; di fare un pensierino sulla scuola media inferiore, vecchia di ottant’anni: fare il possibile perché le carceri minorili vengano sostituite da periodi alternativi, presso strutture educative normali. Già noi lo stiamo facendo qui e altrove come eccezione. Inventiamo anche un’Accademia dell’Adolescenza. Inoltre anche noi del Terzo Settore sentiamo l’esigenza di farci ascoltare (rischierei il verbo rispettare). Non vogliamo essere confusi con attività quasi caritative. Già lo ha detto più volte Amato e oggi ce lo scrive G. Paolo Silvestri, Segretario Generale AVSI. È tempo di liberare e sostenere l’azione del Terzo Settore, come partner di quello statale. Finiamola con la cooptazione, ma parliamo di responsabilità condivisa nella cabina di regia, dove si disegnano i piani, si decidono i budget, si assegnano le risorse e si valutano i risultati. Finisco con un grande abbraccio, scusandomi della maleducazione (mi viene sempre bene) per averle dato i compiti a casa. La stima che noi abbiamo per Lei, spero l’abbia capita dalle mie righe. Però mi dovrebbe in qualche modo permettere l’ultimo consiglio. Per favore, in questo tempo, non dica dei NO, ma dei NI».


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