Solidarietà & Volontariato

Scuola: è il momento di rompere gli schemi

Tre snodi imprescindibili per cambiare la scuola. Edilizia scolastica, asili nido, dispersione scolastica e povertà educativa: la rete EducAzioni ha individuato questi tre punti per la scuola che verrà e ieri li ha presentati al ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi e alla sottosegretaria al MEF Maria Cecilia Guerra

di Sara De Carli

Tre snodi imprescindibili per cambiare la scuola. Tre priorità. E altrettanti rischi che, se non le focalizziamo adeguatamente come Paese, rischiano di farci perdere la straordinaria opportunità che abbiamo tra le mani. Edilizia scolastica, asili nido, dispersione scolastica e povertà educativa: la rete EducAzioni ha individuato questi tre punti per la scuola che verrà e ieri li ha presentati al ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi e alla sottosegretaria al MEF Maria Cecilia Guerra nell’ambito del web talk “Che cosa serve alla scuola: priorità imprescindibili” (qui il video completo dell’evento). Eccone una breve sintesi. È il momento di rompere gli schemi: è questo il messaggio emerso dal pomeriggio di confronto.

1.Edilizia scolastica

di Adrea Gavosto, Asvis

Otto miliardi per l’edilizia scolastica nel PNRR, più 4,6 solo per i nidi. A fronte dei 150 milioni di mq che costituiscono il patrimonio dell’edilizia scolastica italiana, con un’età media di 53 anni, non sono risorse che permetteranno di arrivare dappertutto ma è un inizio significativo: a patto che si definiscano chiaramente aree di intervento prioritarie, individuando sia le scuole sia le tipologie di intervento da fare. L’obiettivo è evitare che si facciano interventi disorganici, in cui ognuno tolga dai cassetti vecchi progetti, senza priorità e organicità. Abbiamo un tema di sicurezza e di sostenibilità energetica, essendo la maggior parte delle scuole costruite negli anni ’70 ma soprattutto – e non si ritrova adeguatamente nel PNRR – è che se si interviene sule strutture bisogna prima sapere che forma di didattica abbiamo in mente, superando quindi la struttura tradizionale delle nostre scuole, che ad oggi riflette una concezione trasmissiva della scuola. Tutti gli spazi della scuola devono diventare spazi didattici.

2.Sistema integrato 0-6

di Emmanuele Pavolini, Alleanza per l’Infanzia

Per gli asili nido e le scuole dell’infanzia ci sono 4,6 miliardi di euro per quasi 230mila nuovi posti per la fascia 0-6 anni, concentrarti sullo 02 una finestra di opportunità per fare un salto che non si vedeva da decenni. Ma tre punti importanti: l’istituzionalizzazione dello 0-6 (e dello 0-2) dentro il ministero dell’Istruzione, con la creazione di un Ufficio o una Direzione ad hoc, che realizzino il sistema integrato dell’istruzione; nel Piano è venuta meno l’0mabizone di voler creare un sostema ogoneo con la copertura del 33% a livello regionale e non di media nazionale; occorre iniziare ad assicurare una cipertura di costi di gestione, perché è impensabile che le famiglie paghino 8mila euro all’anno che è il costo medio annuo per un bimbo al nido. Fare i nidi e poi non avere bambini che ci vanno, sarebbe la pietra tombale di tutte le politiche sui siervizi per la prima infanzia.

3.Dispersione scolastica e povertà educativa

di Daniela Pampaloni, Rete Senza Zaino

Occorre dare un segnale forte sulla ripartenza. Il ministro ha parlato di un organico che è stato mantenuto anzi aumentato di 6.700 insegnanti di sostegno a fronte di un calo degli alunni, ma serve stabilità del personale e quindi affrontare il tema dell’assunzione del personale. Serve una formazione sia iniziale che continua obbligatoria e monitorata: per innovare la scuola occorre sostenere questa formazione degli insegnanti ma anche dei dirigenti, che hanno un ruolo essenziale di leadership. Terza cosa il numero di ragazzi per classe, non sono moltissime percentualmente le classi che hanno tale problema ma proprio per questo occorre intervenire. Sono soprattutto nelle classi prime degli istituti tecnici e professionali, dove permane l’idea “che tanto” il secondo anno si perdono e diventerà una classe normale… Ultima cosa il tempo pieno, è una sfida perché ci sono diverse aree e settori del Paese che lo rifiutano: va spiegato che tempo pieno significa una scuola fatta diversamente, più ricca, senza compiti a casa.

In copertina, foto di Quino Al by Unsplash: "Pintura sobre una pared de la Plaza de la Judería de Málaga, obra del artista Miguel Angel Belinchón Bujes"


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