Attivismo civico & Terzo settore

Il futuro del Pharma: innovazione tecnologica per mettere le persone al centro

L’emergenza sanitaria da Covid19 ha contribuito alla crescita esponenziale che il mondo del Pharma ha fatto registrare negli ultimi anni, con un conseguente aumento delle opportunità d impiego e un accelerazione della digitalizzazione senza precedenti. Raffaella Maderna di Lundbeck Italia ci racconta cosa sta accadendo

di Redazione

L’emergenza sanitaria non ha solo determinato una crescita significativa del settore farmaceutico, ma ne ha anche causato un’espansione digitale sorprendente. Da alcuni anni a poche settimane, se non addirittura giorni: è questo il cambio di ritmo nell’adozione di strumenti e tecnologie digitali che la pandemia ha imposto al mondo Pharma e Biotech e, più in generale, a quello del Life Science. Tuttavia, non parliamo solo di digital transformation, ma di un cambiamento più complesso e profondo, che ha a che vedere con la relazione, con la comunicazione, in una parola, con le persone.

Di questa incredibile evoluzione e delle sue conseguenze si è parlato lo scorso 25 gennaio nel talk di PHYD dal titolo "Le 5 professioni della cura nel futuro" con Raffaella Maderna, People & Communication Director di Lundbeck Italia, casa farmaceutica danese specializzata nell’area terapeutica del sistema nervoso centrale, con una particolare attenzione a malattie come la schizofrenia, la depressione, l’emicrania, il parkinson e l’alzheimer. Obiettivo dello speech, raccontare il mondo Pharma e i suoi perché – dai tassi di crescita degli ultimi anni alle opportunità professionali, dai trend futuri alle soft skill più richieste – provando a immaginare le forme che assumerà domani.

Nel 2020, il Life Science vanta nel nostro Paese un fatturato di 32 miliardi di dollari, di cui l’80% deriva dall’export, e un numero di addetti che raggiunge le 67 mila unità

Il primo punto su cui Maderna si concentra è il fatturato del mercato farmaceutico in Italia, cresciuto in modo esponenziale in appena un decennio. Dal 2008 al 2018, infatti, la percentuale è del più 117%. E non solo. Nel 2020, il Life Science vanta nel nostro Paese un fatturato di 32 miliardi di dollari, di cui l’80% deriva dall’export, e un numero di addetti che raggiunge le 67 mila unità. Secondo una recente stima di Moody’s, le proiezioni per quest’anno prevedono all’EBITDA (Earning Before Interest Taxes Depreciation & Amortization) di raggiungere il 4 – 6 per cento.

Numeri, questi, che, per essere pienamente compresi, devono essere letti in relazione a due elementi essenziali del mercato: il suo essere iperinnovativo e l’uso pervasivo della tecnologia. Caratteristiche insite nel DNA dell’industria farmaceutica che fa della ricerca e della scoperta le sue ragioni ontologiche, e che da sempre si affida a strumenti e dispositivi tecnologici di altissima precisione allo scopo di garantire un alto livello di performance. Basti pensare ai siti produttivi delle principali aziende farmaceutiche, a oggi una vera e propria eccellenza della robotica, o all’impiego dei big data e dell’intelligenza artificiale nella medicina predittiva, o, ancora, alle tecnologie wereable, ideali per la somministrazione personalizzata di farmaci. Senza dimenticare le app per la gestione di malattie croniche, come il diabete, che richiedono un alto grado di coinvolgimento da parte del paziente e del suo caregiver…


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