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Un braccialetto per monitorare a distanza i parametri vitali degli anziani

Si chiama Hease Life ed è un dispositivo non invasivo ideato da quattro giovani sardi, con due obiettivi: consentire al personale di RSA e case di riposo di tenere sotto controllo 24 ore su 24 i loro ospiti e, allo stesso tempo, di consentire ai familiari di avere un quadro generale della salute del loro caro. Un'esigenza molto diffusa, resa ancora più pressante in periodo di pandemia. Il team sta testando i materiali anallergici migliori, per poi lanciarlo sul mercato

di Luigi Alfonso

Un braccialetto di materiale leggerissimo, anallergico e anti-piaghe, da tenere costantemente al polso. Si chiama Hease Life e consente di monitorare 24 ore su 24 i parametri vitali della persona che lo porta con sé. La novità, però, non sta qui: in commercio, da un po’ di tempo a questa parte, ci sono altri dispositivi simili. L’innovazione consiste nel software piuttosto che nell’hardware. «Va fatta una premessa importante», spiega Fabio Deriu, uno dei quattro soci che hanno progettato Hease (acronimo di HEalt And SEcurity) Life: gli altri sono Davide Pinna, Davide Basolu e Bassem Oreste Angioi. «La sicurezza, applicata alla salute del paziente, è alla base della nostra idea. Questo dispositivo infatti è studiato per offrire informazioni sulla persona monitorata in qualunque momento, allertando chi di dovere nel caso che i livelli vadano fuori norma. Non solo: oltre a raccogliere i dati in tempo reale, si costruisce uno “storico” che può tornare utile nel caso si debbano fare delle comparazioni nel caso di situazioni simili».

L’idea imprenditoriale di Hease Life parte da una necessità comune un po’ a tutti, ovvero quella di poter sapere come sta realmente un familiare, un parente o comunque una persona cara, magari mentre noi siamo assenti per lavoro o in vacanza. Oppure, come accade per tantissime persone, se il nostro caro è ospite di una RSA o di una casa di riposo. «Cerchiamo di dare una risposta chiara e attendibile al personale che si occupa del paziente, e di conseguenza maggiore serenità ai suoi familiari. Confrontandoci tra di noi e facendo alcune ricerche accurate, ci siamo accorti che questa è un’esigenza comune e molto diffusa. Il periodo storico che stiamo vivendo, inoltre, è stato pesantemente segnato dalla grave pandemia del Covid-19, la quale ha sottolineato ancora di più la fragilità delle persone di età avanzata. Questo, se possibile, ha accentuato maggiormente la ricerca sui sistemi di controllo, oltre che di prevenzione sulla salute. Questo dato, unito all’avanzamento tecnologico che vede l’innovazione dei dispositivi wearables cavalcare un’onda sempre più grande di miglioramenti e diffusione anche in campo medico, rendono perfettamente l’immagine sulla potenzialità dell’idea che c’è dietro a Hease Life».

Parliamo di un business B2B pensato per tutte le strutture che ospitano soggetti fragili, sui quali si vorrebbero avere un elevato controllo e la massima sicurezza sulle condizioni di salute. «Con Hease Life – spiega Deriu – abbiamo cercato una soluzione che aiuti a rispondere alla necessità di monitorare in maniera semplice e in qualunque momento i loro ospiti, valutandone lo stato di benessere personale su misurazioni quali, ad esempio, la temperatura, la pressione e il battito cardiaco, rendendo poi tutte le informazioni disponibili su un’apposita piattaforma per i dipendenti della struttura che si occupano dei pazienti. Non ci siamo fermati a questo. Un altro punto importante del nostro progetto, infatti, riguarda la possibilità di rendere disponibili le informazioni di carattere generale anche ai parenti del paziente, i quali potranno accedere a distanza alla stessa piattaforma attraverso un “account ospite”. Le misurazioni verranno effettuate tramite un device wearable denominato LALA, perché ci piace pensare che ogni nostro cliente possa sentirsi al sicuro sotto… LALA protettrice di Hease Life. L’errore grammaticale è una sorta di licenza poetica…».

Il business di Hease Life si basa su tre pilastri fondamentali: sicurezza, focus e ottimizzazione. «Del primo punto abbiamo parlato. Il focus di Hease Life consiste nell’andare a rilevare, analizzare e archiviare i parametri fondamentali per poter fare un quadro generale sulla salute dell’anziano. Infine, l’ottimizzazione delle risorse umane delle RSA e di tutte le strutture socio-sanitarie è un altro grande vantaggio per le imprese del settore, offerto dall’impiego di un sistema innovativo che permette di monitorare contemporaneamente più ospiti e dare la possibilità di intervenire, assicurando la precedenza a chi ne ha più bisogno».

Il progetto di Hease Life ha avuto inizio nella primavera del 2020, in pieno lockdown, durante una delle tante videochiamate tra amici che Fabio e i suoi futuri soci (lui è sardo di Bolotana, gli altri tre sono di Ottana) facevano, discorrendo di vari argomenti. Il tema principale era sempre il Covid-19 e le modalità con cui il virus stava segnando la quotidianità degli italiani.

«Parlando tra di noi, ci siamo spinti più a fondo nel tema della sanità», racconta Fabio. «Io parlavo delle difficoltà che stava affrontando la mia famiglia, poiché mia nonna si trovava in una casa di riposo, quindi era difficile sapere se stesse bene a causa delle comunicazioni limitate. Allo stesso modo, anche Davide Basolu raccontava di avere difficoltà a gestire i frequenti ricoveri del padre in ospedale, per effetto delle restrizioni, e di quanto loro fossero in ansia nel non sapere costantemente come stesse. Davide Pinna invece parlava di quanto la situazione non fosse semplice neanche per la sua famiglia, avendo la nonna allettata e accudita da una badante straniera. Non potendola vedere spesso per via dei pericoli di contagio, anche per loro era fonte di preoccupazione costante il non sapere come stesse in ogni momento e se avesse necessità di assistenza. È stato allora che, confrontando le nostre esperienze, abbiamo iniziato a fantasticare su un modo per poter risolvere questi problemi. A quel punto abbiamo deciso di iniziare a lavorarci sopra, sfruttando le nostre esperienze a partire da quella di Davide Basolu, che aveva partecipato ad un contamination lab anni prima con un progetto sempre legato alla salute. Le nostre competenze spaziano dalla medicina alla contabilità, dalla gestione della logistica di trasporti e magazzino al marketing e alla capacità organizzativa di project management. Stiamo lavorando all’ampliamento della parte tecnica da includere nel team e migliorarlo. Nell’estate del 2020 avevamo una bozza del progetto: è stato in quel momento che abbiamo deciso di metterci in gioco partecipando al bando di MEDSt@rts».

L’idea, infatti, è sostenuta dal progetto finanziato con oltre due milioni e mezzo di euro dal Programma europeo ENI CBC Med: un’iniziativa di finanza inclusiva e creazione d’impresa che coinvolge Italia, Grecia, Tunisia, Libano e Palestina.

L’equipe sarda in queste settimane è al lavoro per individuare il materiale più affidabile e di qualità, che garantisca costi di realizzazione ridotti e di conseguenza un prezzo al pubblico accessibile a tutti.