Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Education & Scuola

Patti educativi di comunità: e se li scrivessimo insieme ai ragazzi?

Dalla mappatura degli spazi abitati dai ragazzi e dei soggetti educanti alla costruzione di una comunità educante. Con un patto che includa l'agenda per il futuro scritta dagli stessi adolescenti e che si traduca subito in una azione-simbolo coprogettata insieme a loro. Il 7 (ore 15-18,30) e l'8 luglio (ore 10-12,30) a Roma e in streaming una conferenza farà il punto sul percorso di Lost in Education, coordinato da Unicef: un progetto modello per la immaginare una nuova scuola

di Sara De Carli

MAP, SAT, ACE: sono questi i tre acronimi che raccontano il percorso di Lost in Education, un progetto multiregionale promosso da Comitato Italiano per l’UNICEF – Fondazione Onlus in partenariato con Arciragazzi e selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile (Bando Adolescenza). MAP come mappatura (dei servizi educativi formali, non formali e informali del territorio); SAT come Scuola Aperta al Territorio, con la progettazione partecipata di attività in cui la scuola si apre alla comunità e la comunità entra nella scuola; ACE come Attestazione di Comunità Educante, che è il punto d’approdo del progetto, che dalla mappatura dei soggetti educanti (per i ragazzi lo sono anche i centri commerciali, per dire) porta alla consapevolezza di essere comunità educante e quindi all’azione come comunità educante. In sostanza – ed è questa la scommessa peculiare di Lost in Education – la costruzione di una comunità educante come un percorso di empowerment, in cui una comunità arrivi a percepirsi e ad agire come comunità educante, nella consapevolezza che la realizzazione delle piene potenzialità di un minorenne è “bene comune”.

Mercoledì 7 e giovedì 8 luglio a Roma si terrà la conferenza intermedia del progetto Lost in Education, dal titolo “Essere comunità educante”. Nel pomeriggio del 7 luglio (ore 15-18,30) verranno presentati i risultati e le proposte del lavoro svolto finora, mentre giovedì 8 mattina (ore 10-12,30) alcune domande cruciali emerse nella prassi quotidiana di Lost in Education verranno rivolte ai rappresentanti delle istituzioni in una tavola rotonda le cui conclusioni finali sono affidate a Marco Rossi Doria, presidente di Con i Bambini e Paolo Rozera Direttore generale di UNICEF. I lavori saranno trasmessi in diretta streaming sul canale YouTube di UNICEF Italia e sulla pagina Facebook di Arciragazzi e (solo la mattina dell’8) di Vita. Il programma completo è allegato in fondo all'articolo.

Partito nel settembre 2018, il progetto – che coinvolge attualmente 18 Comuni e 19 scuole in Sicilia, Sardegna, Puglia, Lazio, Liguria, Lombardia e Friuli Venezia Giulia – punta a coinvolgere 4.500 ragazzi e ragazze delle scuole secondarie di primo e secondo grado 11-17 anni, di cui almeno 450 con accompagnamento individuale (in particolare ragazzi con disturbi dell’apprendimento specifico o a rischio dispersione scolastica), 600 docenti, 900 famiglie, 255 attori sociali. Nell’anno del Covid, nonostante tutte le difficoltà, nessun percorso è stato interrotto: hanno partecipato attivamente, solo nel 2020, più di 1.600 studenti, quasi 350 docenti e quasi 300 genitori.

«Lost in education si basa su tre parole chiave: partecipazione, empowerment e cura, declinate nella cornice della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. La costruzione di comunità educanti è un processo intenzionale che coinvolge tutti coloro che abitano i luoghi della educazione, formale, non formale ed informale», spiega Virginia Meo, coordinatrice del progetto. «La sfida che abbiamo lanciato è quella di ribaltare il punto di vista, partendo dallo sguardo dei ragazzi e delle ragazze su ciò che loro percepiscono come educativo. Questo restituisce una immagine dei contesti da loro vissuti che interroga fortemente il mondo degli adulti. Per costruire comunità che siano educative, abbiamo appreso che è necessario partire da queste consapevolezze e co-progettare insieme agli stessi ragazzi e ragazze, che sono i “pontieri” tra il mondo della scuola e la comunità. Restituire ai ragazzi e alle ragazze la percezione che possono essere attori trasformativi della propria comunità, scolastica e non; riconoscere il capitale educativo di una comunità e valorizzare la capacità educativa dei singoli attori; manutenere le relazioni attivate… Sono alcuni degli strumenti che abbiamo usato in Lost in education, convinti che la realizzazione delle piene potenzialità di ogni bambina, bambino, ragazza, ragazzo è un bene comune di cui tutti e tutte siamo responsabili».

La sfida che abbiamo lanciato è quella di ribaltare il punto di vista, partendo dallo sguardo dei ragazzi e delle ragazze su ciò che loro percepiscono come educativo. Questo restituisce una immagine dei contesti da loro vissuti che interroga fortemente il mondo degli adulti. Per costruire comunità che siano educative, abbiamo appreso che è necessario partire da queste consapevolezze e co-progettare insieme agli stessi ragazzi e ragazze

Virginia Meo, Unicef

I tempi e le azioni del progetto sono stati ovviamente rivisti a seguito della pandemia, a partire da marzo 2020. Ma già allora i ragazzi avevano realizzato le mappe di comunità educante del loro territorio, utilizzando strumenti classici delle rigenerazioni urbane partecipate ma riadattandoli ai ragazzi: «Siamo partiti dai ragazzi, dagli spazi concretamente abitati da loro, tant’è che nelle mappe di comunità loro hanno indicato anche spazi come i centri commerciali perché li vivono come spazi di incontro tra pari e di libertà… È importante capire che questo è uno spazio educativo che i ragazzi riconoscono tale, anche se forse noi adulti no», prosegue Meo. Per fare questo lavoro, accanto ai docenti nelle équipe territoriali sono stati introdotti il community manager e il life skills coach, figure professionali ancora poco utilizzate in Italia.

Fatte le mappe, dall’autunno 2020 i ragazzi hanno ragionato su ciò che avevano appreso dalla pandemia, scrivendo una sorta di “Agenda del Futuro post-Covid”. Quindi, unendo la mappa della comunità educante con l’agenda del futuro individuata dai ragazzi di ciascuna comunità, sono stati sottoscritti dei Patti Educativi di Comunità che valorizzano proprio le istanze dei ragazzi e delle ragazze, espresse nelle Agende del Futuro (qui le news relative alle firme dei vari Patti Educativi di Comunità). L’azione in cui i territori sono attualmente impegnati (Lost in Summer) è quella della co-progettazione partecipata di una azione simbolo che incarni l’idea di Scuola Aperta al territorio (SAT): una biblioteca di quartiere, la copertura di uno spazio nel giardino della scuola da autogestire, un orto, un fablab, un mercato a km zero da ospitare il sabato mattina negli spazi della scuola…

Per partecipare all’incontro del 7 e 8 luglio basta andare sul canale YouTube di UNICEF Italia, sulla pagina Facebook di Arciragazzi e (solo la mattina dell’8) sulla pagina Facebook di Vita.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA