Politica & Istituzioni

L’era della disuguaglianza: i giovani ai tempi del Covid-19

Qual è l’impatto del Covid sui giovani? Il webinar organizzato dal Comitato economico e sociale europeo, evento ufficiale della Conferenza sul futuro dell’Europa, ha esaminato come la pandemia abbia influenzato la salute mentale dei giovani in Europa, e il loro inserimento professionale. Gli speaker hanno fatto proposte concrete, che l'Ue e gli Stati membri dovranno implementare

di Cristina Barbetta

I giovani sono tra i gruppi più colpiti dalla crisi economica e sociale innescata dalla pandemia di Covid 19. Nel 2020 nell’Ue hanno perso il lavoro o hanno visto peggiorare le loro condizioni lavorative, hanno visto l’insegnamento variare da modelli in presenza a modelli di didattica a distanza, le loro interazioni sociali sono state limitate, e impedita la loro capacità di lavorare e viaggiare tra diverse regioni. Inoltre le misure sanitarie hanno interrotto la loro vita sociale, culturali ed economiche, e le loro aspettative. In conseguenza a questo c’è stato un grave aumento di casi di giovani con problemi mentali.

Il Comitato economico e sociale europeo ha organizzato il webinar: "Age of inequality: Youth in times of COVID-19" (L’era della disuguaglianza: i giovani al tempo del Covid-19”) per riflettere sulle difficoltà che i giovani si trovano a dovere affrontare con la pandemia, e in particolare sull’impatto del Covid-19 sulla loro salute mentale, e sul loro inserimento professionale dopo questa crisi. Il webinar, organizzato dal Diversity Europe Group (Gruppo diversità Europa) del Comitato economico e sociale europeo, composto dalle diverse organizzazioni sociali, professionali, economiche e culturali che compongono la società civile degli Stati membri, ha visto la partecipazione di membri del Diversity Europe Group, di reti di organizzazioni della società civile e di organizzazioni di giovani e di studenti.

L’evento è stato registrato online per la Conferenza sul futuro dell’Europa. «Questo è importante e significa che la vostra voce sarà ascoltata là dove conta», ha spiegato Séamus Boland, presidente del Diversity Europe Group del Comitato economico e sociale europeo, rivolgendosi ai giovani. «Una delle ragioni per cui abbiamo voluto questo incontro», ha concluso Boland, «è perchè il Cese deve dare voce ai giovani e fare sì che siano ascoltati a livello politico».

Per ottenere una vera ripresa nell’Ue è fondamentale che la Conferenza sul futuro dell’Europa matta a fuoco le istanze dei giovani. L’Ue deve fare sì che le preoccupazioni delle nuove generazioni siano incluse nei piani nazionali di ripresa e resilienza, ha spiegato Katrīna Leitāne, membro del Diversity Europe Group del Cese e rappresentante del National Youth Council of Latvia (Consiglio Nazionale dei Giovani della Lettonia), che ha moderato l’evento. «Deve essere instaurato un dialogo più efficace con le organizzazioni giovanili durante l’implementazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza», ha spiegato Katrīna Leitāne, «e, così come i fondi vengono investiti nella trasformazione green e digitale, si deve anche decidere come assegnare più fondi per i bambini e per i giovani”, ha ragionato Leitāne. “Solo includendo i giovani sarà possibile avere un’Europa più sostenibile e resiliente anche per loro». «In quanto evento ufficiale della Conferenza sul futuro dell’Europa le conclusioni di questo webinar integreranno la Conferenza stessa, così come il lavoro e i pareri del Comitato», ha spiegato Katrīna Leitāne.

«L’impatto del Covid sulla salute mentale dei giovani è stato senza precedenti», ha spiegato Pete Chatzmichail, membro del board dello European Youth Forum (Forum europeo dei giovani), che ha svolto una ricerca su questo tema. «L'analisi della letteratura ha rilevato che non ci sono state risposte da parte dei governi nazionali per aiutare i problemi di salute mentale dei giovani durante e dopo la pandemia. (…) Una cattiva salute mentale è legata al rischio di disoccupazione, all’abbandono scolastico, a voti più bassi e alla scarsa frequentazione scolastica», ha detto Chatzmichail. Che cosa si può fare? Pete Chatzmichail e lo European Youth Forum suggeriscono di dare priorità alla creazione di lavori di qualità; assicurare che tutti i giovani abbiano accesso alla protezione sociale e a strumenti di sostegno al reddito. Inoltre, spiega Chatzmichail: «Le risorse dei piani di ripresa e resilienza devono dare la priorità ai giovani, e concentrarsi su lavori di qualità, sul rafforzamento dei sistemi di protezione sociale e sul supporto al settore». «In molti Stati», ha rilevato Pete Chatzmichail , «non ci sono consultazioni con le organizzazioni di settore, e in molti casi i giovani non sono neanche menzionati nei piani nazionali di ripresa e resilienza».

«Non ci sono stati investimenti significativi per i giovani da parte dei governi europei per mitigare gli impatti del Covid», ha confermato Radost Zaharieva, Policy coordinator per disuguaglianze nel campo della salute e per la salute dei Rom presso la European Public Health Alliance ( Alleanza europea per la salute pubblica). Zaharieva ha anche sottolineato come la pandemia di Covid-19 abbia avuto effetti molto pesanti sui migranti, e in particolare sui migranti con disabilità, effetti che dureranno a lungo. Anche la comunità Rom è stata molto colpita dalle conseguenze della pandemia: i Rom incontrano difficoltà per bisogni di base, come trovare un alloggio per esempio, problemi di salute fisica e mentale, e malattie gravi.

Per Neža Repanšek, membro del Diversity Europe Group del Cese e rappresentante del National Youth Council of Slovenia (Consiglio nazionale per i giovani della Slovenia) per contrastare gli effetti negativi della pandemia sui giovani bisogna: stanziare parte dei fondi di ripresa e resilienza per fornire assistenza finanziaria a giovani lavoratori precari, autonomi e studenti che hanno perso il lavoro e che continueranno ad avere perdite del reddito dopo la fine della pandemia; Incoraggiare un maggior controllo delle violazioni della legge del lavoro in tutti gli Stati membri dell’Unione; Cercare di cambiare la legislazione in modo che possa rendere il lavoro precario impossibile e 4) rafforzare la partecipazione democratica dei giovani.

«In Portogallo i giovani sono stati i più colpiti per ciò che concerne il lavoro», ha affermato João Pedro Videira, presidente del Board del Portuguese National Youth Council (Consiglio nazionale portoghese dei giovani). «Nel 2020 il tasso di disoccupazione dei giovani in Portogallo era del 6,7%», ha spiegato Videira, che ha specificato che la situazione è più difficile per i lavoratori non qualificati. Un problema che continua a farsi sentire in Portogallo, e non solo, a un anno e mezzo dall’inizio della pandemia. «Dobbiamo vedere come risolvere la questione dell’occupazione giovanile con i piani nazionali di ripresa e resilienza. I giovani devono essere inclusi nei PNRR nazionali. (..) È necessario assicurare opportunità dignitose, informare i giovani dei loro diritti, e rafforzare i diritti dei lavoratori».

«Nella maggior parte dei Paesi dell’Ue i problemi mentali sono raddoppiati con la pandemia», ha rilevato Katja Čič, International Youth Health Organization (Organizzazione internazionale per la salute dei giovani). C’è molta solitudine tra i giovani e la depressione rimane molto diffusa, ha spiegato Katja Čič. «La depressione ha un impatto sulla crescita personale e professionale. (…) Per i giovani è molto importante socializzare. È qualcosa di biologico», ha detto Čič. Che ha concluso: «La partecipazione dei giovani deve essere incoraggiata ed essi devono essere coinvolti a livello politico. (..) I governi devono adottare politiche di salute mentale integrate e sviluppare strategie per i giovani».

«I ragazzi di oggi sono la prima generazione che vivrà in circostanze peggiori dei loro genitori», ha affermato Helena Ripollés di Equipo Europa, associazione giovanile spagnola. «E’ una generazione per la quale la salute mentale ha un grande significato». Per questo anche Helena Ripollés, come gli altri rappresentanti delle organizzazioni dei giovani e della società civile europea, e i membri del Diversity Europe Group del Cese, ha asserito che i giovani devono essere una priorità nei piani di ripresa e resilienza nazionali, e che ci dev’essere un miglioramento dei sistemi pubblici di salute mentale.


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