Attivismo civico & Terzo settore

Ecco “S’Arte”, un progetto di sartoria sociale nella periferia di Ponticelli

Una capsule collection di gonne artigianali realizzate con materiali di recupero. Il progetto è nato da un laboratorio di eco-sartoria e artigianalità gestito dall'associazione Remida Napoli, con l'obiettivo di scoprire e rafforzare le attività produttive in un quartiere segnato da grande disorientamento occupazionale soprattutto per le donne

di Anna Spena

Il gruppo di donne di “Attaccar Bottone: mani, testa, cuore’” il laboratorio di eco-sartoria gestito dall’associazione Remida Napoli – centro di riciclaggio creativo, che promuove la cultura della sostenibilità, creatività e ricerca sui materiali di scarto – sostenuto dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese, attraverso il quale si vogliono creare opportunità di formazione e di crescita in un contesto delicato come quello di Ponticelli, periferia est di Napoli, ha realizzato la prima capsule collection di gonne artigianali in materiali di recupero. In tanti anni di formazione il gruppo ha acquisito competenze sulla lavorazione dei tessuti partendo dalle operazioni più semplici, come gli aggiusti, l’applicazione di un bottone o di una cerniera, fino all’utilizzo della macchina per cucire e al ricamo. Il lavoro della linea di gonne è stato supportato da esperti in cucito e moda e, in particolare, dal gruppo di ricerca della professoressa Maria Antonietta Sbordone con Alessandra De Luca e Ilenia Amato del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. «Con la nascita di S’Arte», dice Anna Marrone, responsabile del progetto, «proviamo a creare anche lavoro, cerchiamo aziende che ci donino i tessuti di scarto, aziende che ci diano commesse e ci rivolgiamo alle donne che possono comprare le nostre gonne. Abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo e speriamo che siano in tanti ad accoglierlo». Remida Napoli fa parte di un network internazionale che oggi conta dodici sedi e promuove l’idea che lo scarto, l’imperfetto, sia portatore di un messaggio etico, capace di sollecitare riflessioni, proporsi come risorsa educativa, sfuggendo così alla definizione di inutile e di rifiuto.

Com’è nato il progetto S’Arte?
Da cinque anni partecipiamo al bando dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese con il progetto “Attaccar Bottone: mani, testa, cuore” per proporre ad un gruppo costituito per lo più da donne un percorso di laboratorio di eco-sartoria e artigianalità, utilizzando soprattutto materiali di scarto, orientato alla scoperta e rafforzamento di attitudini che potessero favorire ed incoraggiare anche attività produttive, in un quartiere, (Ponticelli nella VI Municipalità di Napoli) segnato da grande disorientamento occupazionale in special modo per le donne. Attaccar bottone è quindi sia una metafora del cominciare a chiacchierare e, forse conoscersi e aiutarsi, sia un gesto concreto e sapiente di riunire frammenti, delle cose e di sé, come un filo ed un bottone che apre, congiunge, abbellisce. S’Arte è il punto in cui pensiamo di dover osare un’evoluzione in senso ideativo e produttivo, in cui abbiamo voluto dare un respiro professionale a quanto abbiamo seminato nel progetto Attaccar Bottone, che continuerà, perché è ormai un appuntamento irrinunciabile di relazioni ed uno spazio di formazione e ricerca continua.

Quante sono le persone coinvolte?
Il gruppo di partecipanti è di circa venti persone ma, se si vuole essere accoglienti ed inclusivi, bisogna accettarne contrazioni ed espansioni. Diciamo che in questi anni si è formato un nucleo più stabile, che è quello che sta dando energia ed impegno a S’Arte, che continuamente accoglie nuove persone. Anche quelle che, per vari motivi, non riescono più a frequentare assiduamente, seguono il progetto sui social e restano nel numeroso gruppo whatsapp con il desiderio di tornare, prima o poi.

Come sono state scelte le destinatarie dell’iniziativa?
In collaborazione con vari gli enti che hanno potuto segnalarci persone che potessero partecipare al progetto. Sono stati stipulati protocolli d’intesa con Asl NA 1 Centro: U.O. SERT- DS 32; Servizi di consultorio familiare; Progetto Ring per l’occupabilità e l’empowerment delle donne, Servizio Rei e Servizio Reddito di Cittadinanza. Inoltre, grazie ad una vasta partnership attivata in altri progetti, è stato possibile avere collaborazioni con scuole, parrocchie e soprattutto associazioni e cooperative. Ad ogni modo abbiamo incoraggiato la partecipazione di chiunque volesse cimentarsi.

Dove saranno venduti i prodotti realizzati e a chi andranno i proventi?
Questa è la nuova sfida ed il nuovo campo di esperienza. Sappiamo che inizialmente potremo usare la nostra associazione di promozione sociale per avere una sorta di banco di prova ma S’Arte nasce per provare trovare un’identità ed un’articolazione orientata decisamente al lavoro, con l’impegno di sarte, modelliste e la collaborazione con l’Università Vanvitelli, Dipartimento di Design e Moda. Il tutto in osmosi con il Progetto di formazione che continua a vedere la loro partecipazione. I proventi quindi andranno reinvestiti nelle attività istituzionali dell’associazione, compreso l’acquisto di attrezzature ed il rimborso spese e/o compenso per collaborazioni.

Verranno attivati dei posti di lavoro?
Forse è presto per parlare di veri e propri posti di lavoro ma delle opportunità di lavoro nell’ambito di progetti di collaborazione con altri enti del privato sociale o per gli ordini di committenti che condividono il nostro approccio si sono già rivelate. Per alcune donne è stata la prima occasione di sfida professionale.