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San Domenico: così un convento è diventato l’hub dell’inclusione sociale

La trasformazione del complesso nel cuore del centro di Pistoia affidato alla cooperativa Arké dove oggi hanno sede attività di accoglienza e di inclusione sociale rivolte a migranti e a persone con disabilità

di Diletta Grella

San Domenico a Pistoia è la dimostrazione che un luogo può rinascere a nuova vita valorizzando, la sua vocazione originaria. Nei secoli, questo splendido complesso conventuale che sorge nel cuore della città e che risale al 1200, è stato il punto di riferimento per chi cercava una parola di conforto o un aiuto materiale. Oggi è sede di attività di accoglienza e di inclusione sociale, organizzate dalla cooperativa sociale Arké.

La forza di bisogni diversi
«Tutto nasce da un incontro con i frati domenicani, da sempre attivi nel rispondere ai bisogni dei più fragili», spiega Massimo Civilini, presidente della cooperativa.

«Arké, che è nata nel 2007, opera nelle province di Pistoia, Prato e Firenze, in favore di minori, persone con disabilità e adulti in difficoltà. Nel 2015, i frati hanno pensato di darci in comodato d’uso gratuito un’ampia porzione del convento alla quale se ne è aggiunta un’altra nel 2018, più una bellissima area a verde circondata da mura centenarie».
All’interno di San Domenico, Arké ha organizzato attività di accoglienza rivolte a migranti e a persone con disabilità e interventi per l’inclusione sociale (lavorativa e abitativa) per adulti seguiti dai servizi sociali. Gli operatori che ci lavorano sono una cinquantina. Per quanto riguarda i migranti, all’interno del convento ci sono tre appartamenti, gestiti in collaborazione con il Comune di Pistoia, che accolgono 18 minori stranieri e un centro di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo, che al momento ospita 12 persone. Rawaz, 24 anni, ha due intensi occhi scuri che raccontano il suo lungo viaggio per fuggire dal Kurdistan iracheno e dall’Isis. È arrivato a Pistoia nel 2017: Arké lo ha accolto, lo ha aiutato ad ottenere l’asilo politico e a trovare un impiego: «Sono stato assunto a Firenze in un hotel, poi purtroppo è arrivato il Covid. Ora lavoro a San Domenico come portiere. Arké mi ha dato tanto. Quando arrivi da lontano e sei solo, è importante avere qualcuno al tuo fianco».

Marco Rimediotti, responsabile dell’area servizi per i migranti, ci porta nell’ala del convento dove vivono i minori. Alcuni, bengalesi e pakistani, stanno mangiando con le mani un riso con le verdure e intanto scherzano tra di loro. Altri, tunisini, giocano a carte. Entra un gruppo di africani che ha trascorso la mattinata a pregare nella moschea. Sono tutti ragazzi tra i 16 e i 18 anni, oltre a qualche neomaggiorenne.

«Offriamo vitto, alloggio, servizi di mediazione e interpretariato», spiega Rimediotti: «Li aiutiamo nella formazione scolastica e nell’inserimento lavorativo. Restano con noi fino al raggiungimento dell’autonomia, in media uno o due anni». Il tempo di permanenza dei richiedenti asilo, che arrivano su indicazione della Prefettura, è invece più lungo. Oltre ad accoglierli, la cooperativa li accompagna nel percorso di richiesta della protezione internazionale. Arké offre inoltre aiuto e percorsi di inclusione anche a migranti residenti sul territorio. «L’innovazione sociale di San Domenico sta nel fatto che qui convivono persone con bisogni diversi», ragiona Massimo Civilini.

E infatti, solo pochi metri e qualche scalino separano uno degli appartamenti per i minori stranieri da quello per persone con disabilità, che al momento ha tre ospiti. Qui Elisabetta Petrini, responsabile del servizio, invita Leonardo, che sta percorrendo il corridoio con l’aiuto di un deambulatore, a preparare il caffè. Mentre Oreste, appassionato di musica, disabile dopo un grave incidente stradale, tiene allegri tutti canticchiando vecchie canzoni. «A San Domenico, gestiamo i servizi che il Comune di Pistoia e la Società della Salute Pistoiese offrono a soggetti in carico ai servizi sociali e ai beneficiari del reddito di cittadinanza: per questi ultimi ci occupiamo anche di organizzare i progetti utili alla collettività», interviene Federico Grassi, responsabile del settore Inclusione Sociale: «Lavoriamo con queste persone in modo graduale. Le accompagniamo in un percorso di autonomia, attraverso laboratori di educazione al lavoro, corsi di formazione e tirocini in azienda. Nel 2020 le attività sono state frequentate da circa 400 partecipanti».

Tra i laboratori proposti c’è quello di sartoria, organizzato insieme alla cooperativa sociale Manusa. Qualche anno fa l’ha frequentato anche Rosalia, 44 anni. «Era un periodo buio della mia vita e i servizi sociali mi hanno indirizzato qui» racconta. «Arké mi ha dato tutto. Non ho solo imparato a cucire, ho trovato la forza di immaginare un futuro per me e per la mia bambina. Oggi ho un lavoro», ricorda con commozione.

Lo spirito del convento

Un altro laboratorio è quello agricolo che è stato attrezzato nell’orto del convento. E da poco nel complesso è stata allestita anche una foresteria che accoglierà persone in arrivo a Pistoia per motivi di studio, lavoro, o turismo sociale e religioso.

«La collaborazione con Arké» spiega padre Alessandro Cortesi, frate domenicano e referente del convento «ci ha permesso di mantenere lo spirito di accoglienza e formazione che ha sempre caratterizzato questo luogo, riadattandolo ai bisogni di oggi. Potremmo vedere questa esperienza come un laboratorio, un modo per ridisegnare i luoghi della tradizione e riadattarli sulla base delle sollecitazioni contemporanee. “Convento” come luogo del convenire, dell’andare, sempre a partire dalle domande che provengono dalla storia».


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