Centenari e anziani, patrimonio di esperienza da non disperdere

In Sardegna, l'associazione "Fiocco Bianco Argento" si occupa di chi spesso sta ai margini della società ma che ha tanto da offrire alle nuove generazioni. Tra i progetti, uno che partirà alla riapertura delle scuole: proprio dalle differenti visioni sarà possibile fare un percorso di crescita. «Chi si chiude nella tristezza, a volte muore senza il conforto di un familiare»

di Luigi Alfonso

Sardegna, terra di centenari. E di tantissimi vecchi e anziani che confidano di arrivare a quell’ambito traguardo. Certamente è una delle regioni italiane con il maggior tasso di over 80, al punto da essere oggetto di studi approfonditi da parte di equipe di ricercatori di mezzo mondo. Tra i più accreditati c’è il professor Luca Deiana, responsabile del progetto A.Ke.A. (acronimo di A kent’annos, un augurio che in sardo significa a cent’anni), docente di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica all’Università di Sassari: ha censito oltre quattromila centenari vissuti in Sardegna tra il 1861 e il 2017. E la ricerca prosegue, soprattutto sul fronte del genoma.

Ci sarebbe tanto da dire su questi dati, in positivo. Sta di fatto che, se la popolazione invecchia, bisogna di conseguenza essere preparati ad offrire adeguati servizi socio-sanitari. E non sempre questo accade in maniera puntuale. Per compensare certe carenze del settore pubblico, da alcuni anni nell’Isola si mette particolarmente in luce l’associazione “Fiocco Bianco Argento” di Cagliari, uno dei punti di riferimento anche nell’ambito della Caritas diocesana. Proprio oggi la Caritas ha ricevuto dalla “Nuova Mobilità Sarda Srl”, in comodato d’uso per quattro anni, un mezzo adibito al trasporto di persone con disabilità, nell’ambito del progetto “Libertà in movimento”, e che sarà gestito in stretta collaborazione con l'Associazione. Ciò consentirà di accompagnare le persone più fragili alle visite mediche, negli enti pubblici per il disbrigo di pratiche e documenti vari, ai centri di aggregazione.

Sono numerosi i progetti portati avanti dallo staff presieduto da Maria Grazia Olla, vulcanica volontaria che sforna idee con continuità. Ha dovuto rallentare soltanto a causa della pandemia, nel 2020. Come quasi tutti del resto. «Un progetto è stato bloccato proprio quando eravamo sulla rampa di lancio, l’anno scorso», spiega Olla. «Speriamo di poterlo far partire finalmente a settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico. In sostanza, porteremo gruppi di persone della terza età nelle aule, per confrontarsi con i giovani su tante tematiche e su una in particolare: com’era la scuola alcuni decenni fa e come si è trasformata. I vecchi e gli anziani costituiscono un patrimonio di esperienza e di conoscenza che non va disperso. E loro stessi hanno da imparare dalle nuove generazioni. Mondi a confronto che si intersecano di continuo, anche se spesso sembrano ignorarsi o magari mostrano diffidenza reciproca».

Maria Grazia Olla sottolinea un aspetto importante: «L'invecchiamento demografico costituisce un fenomeno sociale che attualmente coinvolge tutti i Paesi ad alto reddito, Italia compresa, e questo ci pone di fronte a una serie di sfide che preoccupano. Infatti, la popolazione degli anziani rappresenta una categoria a rischio di isolamento sociale fattore, con gravi conseguenze per la loro stessa salute. Ma la pandemia ci ha mostrato in parallelo un analogo fenomeno tra i giovani, allarmante quanto l’altro. Ecco, migliorare la coesione sociale fra generazioni ci permette di contrastare gli stereotipi negativi e l’isolamento sociale, arricchendo con la pratica intergenerazionale le relazioni interpersonali tra anziani e giovani».

Questo legame, spesso interrotto (lo si avverte di più nelle grandi città piuttosto che nei piccoli centri), va riallacciato. «Siamo convinti che gli insegnamenti di vita vissuta degli anziani, recepiti positivamente dai giovani, portano a un miglioramento del loro attuale stile di vita e a un comportamento migliore», è la tesi di Olla. «La scuola deve interagire, coinvolgendo non solo gli studenti ma anche i loro rispettivi nonni. Vorremmo farli confrontare, per esempio, su fatti eclatanti di cronaca. Le opinioni contrastanti che inevitabilmente emergeranno nel dibattito, saranno oggetto di sviluppo in ambito scolastico. Il progetto è finalizzato non solo a reinserire nella vita sodale gli anziani in solitudine, che desiderano sentirsi utili alla società, ma anche quella di riallacciare il rapporto intergenerazionale».

La solitudine, già. È uno dei problemi più grandi che investono la terza età. Non a caso, il Numero Antisolitudine dell’associazione Fiocco Bianco Argento (tel.: 070-7539281) non smette di squillare. Anzi, se possibile ha squillato maggiormente durante il lockdown e nei periodi di maggiori restrizioni per il Covid. «Di solitudine si muore», taglia corto Bruno Baldussu, segretario di “Fiocco Bianco Argento”. «Seguiamo molti anziani e vediamo le condizioni in cui vivono: in buona parte sono persone isolate ed emarginate. Spesso sono vedovi, a volte con figli che vivono altrove. Chi si chiude nella tristezza, muore senza il conforto di un familiare».

Durante il lockdown, l’Associazione ha moltiplicato gli sforzi, consentendo di mantenere un contatto tra i parenti che vivono negli USA e gli anziani ricoverati in ospedale. Olla è poi molto impegnata sul fronte della comunicazione televisiva, grazie alla trentennale esperienza maturata in un’emittente privata sarda. Gli ultimi progetti riguardano un ciclo di trasmissioni dedicate alla terza età. La speranza è che il Consiglio regionale (e di conseguenza il Parlamento) investa sempre di più in questo settore. È soprattutto una questione di civiltà. A kent’annos!