Attivismo civico & Terzo settore

Elena Zanella: «Le piattaforme devono maturare. C’è un tema etico enorme che va risolto»

La formatrice e consulente per il fundraising spiega: «Non consiglierei a nessuna delle organizzazioni che seguo di usare questi strumenti. Le piattaforme dovrebbero controllare le finalità sulle raccolte. C'è chi lo fa, come Rete del Dono, ma hanno uno scopo diverso. Le piattaforme come GoFundMe fanno solo business». Il suo intervento nel dibattito scaturito dalla raccolta fondi di Malika

di Lorenzo Maria Alvaro

Nel dibattito sul tema delle donazioni e delle piattaforme nato dopo il caso Malika, la ragazza che con i proventi di una raccolta fondi lanciata sulla piattaforma GoFundMe si era poi comprata una macchina e un cane di lusso generando molto sdegno, interviene la formatrice e consulente per il fundraising Elena Zanella. È l'ultimo contributo dopo i dialoghi con Paolo Venturi e Valerio Melandri, Massimo Coen Cagli e Gabriele Sepio, con la direttrice in Europa di GoFundMe, Elisa Liberatori Finocchiaro e con il direttore Comunicazione e Raccolta Fondi dell'Istituto Serafico di Assisi Stefano Malfatti e Valeria Vitali, co-fondatrice di Rete del Dono, piattaforma di crowdfunding per la raccolta di donazioni online.


Quando è scoppiato il caso Malika, da professionista, cosa ha pensato?
Molto sinceramente non ho seguito approfonditamente questo caso specifico. L'ho intercettato quando è uscito, ma è stato comunque solo l'ennesimo episodio su cui ho sempre la stessa posizione, molto netta: bisogna stare attenti a chi si dona denaro. Ognuno naturalmente è libero di fare quello che vuole, ma la gratuità è una cosa seria e seriamente va trattata.

Un tema su cui si dibatte molto è che tipo di raccolta sia quella di Malika?
A mio avviso bisogna fare un distinguo. Dono e regalo sono sinonimi ma non sono la stessa cosa. Alle organizzazioni si fanno donazioni e noi fundraiser lavoriamo su questo fronte. Alle persone si fanno regali. A Malika ha chiesto un regalo per sé. E dovrebbe essere detto molto chiaramente. Le persone che le hanno dato denaro sono state molto ingenue, e mi dispiace molto.

La piattaforma GoFundMe riassume molte raccolte simili. Significa che non si tratta di crowdfunding?
No, è una forma di crowdfunding, perché è una colletta dal basso. Ma non è fundraising di tipo strutturato con alla base il dono. Da questo punto di vista sono d'accordo con quanto dice la Finocchiaro su Vita.it, le persone non possono sindacare ex post come Malika ha deciso di spendere i soldi. I donatori devono avere una cultura del dono e donare in modo più evoluto e attento.

Da questo punto di vista le piattaforme non hanno responsabilità?
Non consiglierei a nessuna delle organizzazioni che seguo di muoversi in quel modo. Le piattaforme dovrebbero eticamente controllare le finalità sulle raccolte e salvaguardare la buona fede delle persone. C'è chi lo fa, come Rete del Dono, ma hanno uno scopo diverso. Le piattaforme come GoFundMe fanno business. Se dal punto di vista legale non hanno fatto alcunché di illecito. Ma dal punto di vista morale ed etico invece penso che le persone non vadano prese in giro. E lo dico anche per la salvaguardia di persone come Malika. Ho toccato con mano un episodio simile

In che senso?
Sto seguendo una giovanissima ragazza che mi ha chiesto una mano, dopo aver raccolto, come Malika, tanti soldi proprio su GoFundMe. Questa giovane di cui per ora non posso dire molto (su Vita.it racconteremo la sua storia e la sua campagna a settembre ndr), è molto preoccupata dell'ambito rendicontativo nei confronti dei donatori, su cui non ha alcun appoggio da parte della piattaforma. Abbiamo iniziato un percorso con cui si costituiranno prima Comitato e poi Fondazione.

C'è stato un dibattito su questa vicenda nella comunità dei fundraiser italiani?
Questo è a mio avviso la cosa più preoccupante. Quando è uscita la notizia della vicenda di Malika e della sua raccolta, prima che poi scoppiasse lo scandalo sulla macchina e sul cane, moltissimi fundriaiser si sono fatti impietosire dalla vicenda. Salvo poi, una volta che è emerso il problema, far cadere il tutto sotto silenzio. Gli addetti ai lavori invece devono essere delle sentinelle, devono essere anticorpi e dire con forza che non tutte le cause sono buone. Questo non solo per i donatori ma sopratutto per Malika. Stiamo parlando di una ragazzina di 22 anni abbandonata a sé stessa che ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura e la accompagni. Che è quello che fanno le organizzazioni e gli enti sociali.

Eppure c'è chi dice che anche nel caso delle organizzazioni succede che i fondi non vengano usati per le finalità stabilite dalle raccolte…
C'è un'enorme differenza tra un ente che commette un reato, cioè la distrazione dei fondi, rischiando pene per legge e un sistema che è eticamente discutibile ma a norma di legge. Nel caso delle organizzazione si parla di reati, per altro comunque limitati numericamente, per quello che riguarda le piattaforme invece si parla di una situazione in cui il donatore si può solo fidare sulla parola di quello che queste realtà affermano.


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