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Libano, a un anno dall’esplosione economia al collasso

I danni causati dall’esplosione del 4 agosto 2020 si sono sommati all’instabilità politica, alla crisi della vicina Siria e alla pandemia da Covid-19. Oggi la crisi economica e finanziaria del Libano rientra tra le più gravi al mondo. Intersos: «Le famiglie non riescono neppure a mangiare e a pagare gli affitti di casa, più di un milione di persone ha bisogno di assistenza sanitaria»

di Redazione

Dalla fine del 2019 il Libano sta affrontando una delle più gravi crisi economiche dell’era moderna. Dal 2020 non deve affrontare una sola crisi, ma cinque: il collasso economico (con aumento della povertà, alti tassi di disoccupazione e inflazione), la crisi siriana (in Libano ci sono 1.5milioni di rifugiati siriani, la più alta concentrazione di rifugiati pro capite al mondo), l’instabilità politica, la pandemia da Covid-19 (prima dell’esplosione il Libano aveva 5.000 casi, a Febbraio 2021 erano 328.000) e l’esplosione del porto di Beirut che ha aggravato pesantemente la situazione. “Se anche in condizioni normali l’esplosione del porto avrebbe causato danni ingenti dai quali sarebbe stato complesso riprendersi-spiega Riccardo Mioli, capo missione di Intersos in Libano – la combinazione di queste crisi rende la situazione gravissima per tutta la popolazione e ancor di più per le persone vulnerabili, sia locali che rifugiate”.

Secondo la World Bank l’esplosione ha causato tra i 3.8 e i 4,5 miliardi di danni. Il 90% dell’import libanese avveniva attraverso il porto di Beirut. La distruzione della maggior parte delle riserve del paese ha messo a rischio la sicurezza alimentare e oggi 1 milione di persone si trova in una condizione di insicurezza alimentare: 22% dei libanesi, 50% siriani, 33% rifugiati e migranti provenienti da altri paesi. Il 77% delle famiglie libanesi e il 99% di quelle siriane dice di non avere cibo a sufficienza. Nel 30% delle famiglie un bambino ha saltato un pasto o è andato a letto affamato.

Secondo il World Food Programme, se prima era principalmente la popolazione rifugiata ad essere in condizioni di povertà estrema e di insicurezza alimentare, l’effetto dell’esplosione unitasi alla pandemia e alla recessione economica ha impoverito oltre metà della popolazione libanese e la quasi totalità di quella rifugiata.

Oltre alla mancanza di cibo e di soldi per pagare gli affitti – stando ai dati raccolti in questo ultimo anno da Intersos – tantissime persone hanno difficoltà ad accedere al servizio sanitario, un dato preoccupante considerata la pandemia in corso. Sono circa 1 milione le persone bisognose di assistenza sanitaria, solo il 15% della popolazione ha ricevuto due dosi di vaccino contro il Covid-19. Prima dell’esplosione si contavano 5mila casi accertati di Covid-19, in un anno sono saliti a oltre 550mila.

Sono quattro servizi pubblici più colpiti dalla crisi, secondo il Lebanon Economic Monitoring: elettricità, rifornimento di acqua potabile, servizi igienici e sistema scolastico. Il 70% delle risorse naturali d’acqua è contaminato, fino al 90% nei centri urbani, il 64% della popolazione non ha accesso sicuro ad acqua potabile; sono 1.3 milioni i minori che hanno interrotto il percorso di istruzione nel 2020; il 40% dei bambini siriani rifugiati non è inserito in un percorso di istruzione.

Credit Foto di apertura Loretta Doro


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