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Ma senza le scuole, che coprogettazione è?

Molto interesse attorno al primo bando del Ministero dell'Istruzione per co-progettare attività con il Terzo Settore. Ma i tempi sono troppo stretti e il fatto che scuole e territori non siano coinvolti fin dall'inizio della progettazione sono due criticità da risolvere. Per passare dalla "prima volta" al futuro

di Sara De Carli

La notizia del primo avviso pubblicato dal Ministero dell’Istruzione per la coprogettazione con il Terzo Settore di attività da realizzare con le scuole nelle scuole ha riscosso una grandissima attenzione su Vita.it. L’apertura del Ministero alla coprogettazione con il Terzo Settore è senza dubbio una buona notizia: come ha sottolineato il ministro Bianchi nel presentare l’avviso «è importante avviare una nuova modalità nei rapporti con il Terzo Settore, che ha un ruolo fondamentale per assicurare il legame e la sintonia tra l’istruzione e il mondo esterno». Nuove modalità di rapporti che dovrebbero andare nell’ottica di generare e consolidare relazioni stabili e collaborative con tutta la comunità in cui la scuola è inserita, superando le logiche di una scuola monade e autoreferenziale: comunità educanti o patti educativi di comunità che dir si voglia. È ormai evidente a tutti d’altronde che nessun attore, nemmeno la scuola, da solo può vincere le tante e ingenti sfide che il compito di crescere i nostri ragazzi ci pone.

Però. Però in quell’avviso ci sono alcune criticità che chiedono una correzione di rotta per il futuro. Il primo riguarda i tempi. Il bando è stato pubblicato il 28 luglio e si chiede agli enti di Terzo settore l’invio dei progetti fra il 30 luglio e il 31 agosto: davvero troppo poco. Il secondo è strutturale: che co-progettazione è quella che non coinvolge le scuole, che non è placed based, che progetta delle azioni in maniera astratta rispetto ai bisogni specifici dei territori in cui l’azione verrà poi realizzata e a prescindere anzi dal sapere in quali realtà verrà attuata?

«Un bando che richiede la partecipazione di ben 10 scuole di 2 Regioni diverse è l'esatto contrario di quello che fa la gran parte delle organizzazioni locali, ovvero rapporti profondi e continuativi con le istituzioni scolastiche delle proprie zone, soprattutto nelle aree di provincia», ci ha scritto un lettore. «Questa non è co-progettazione o co-gestione, è una fornitura (nazionale, multiregionale) di servizi, una sorta di “MEPA” della scuola. La co-progettazione, la “alleanza” educativa, la costruzione della comunità educante sono invece funzioni “locali”. Questo è invece un processo top/down sulla base di capacità organizzative e progettuali da “centrale del Terzo settore” (organizzazioni multiregionali, grandi cooperative), una fornitura di servizi ma nulla a che vedere con la costruzione delle comunità educanti», commenta un altro. C’è la sensazione diffusa di essere dinanzi a logiche ancora scuola-centriche, con un processo estrattivo in cui il Terzo settore è chiamato a offrire al Ministero le proprie capacità progettuali per essere però riportato da coproduttore a mero erogatore, in una sorta di eterogenesi dei fini rispetto a una modalità di relazione – la co-progettazione appunto – che è nata proprio per superare la logica di esternalizzazione e di affidamento dei servizi.

Le “proposte progettuali” che gli ETS sono chiamati a presentare dovranno svolgersi in almeno due regioni e con almeno 10 scuole (anonime e senza volto): è evidente che non potranno essere eccessivamente dettagliate. Gli adeguamenti coerenti con i POF delle scuole che successivamente verranno individuate come quelle che realizzeranno tali azioni, previsti dall’Avviso, saranno tardivi e micro, perché il progetto nelle sue linee fondamentali, dopo la co-progettazione fra ETS selezionato e Ministero, avrà già la sua fisionomia. Il vincolo dei 12 mesi e il budget ridotto inoltre, notano alcuni addetti ai lavori, lascia spazio solo a interventi puntuali con obiettivi di brevissimo termine, tanto che l’indicazione dell’impatto sociale atteso sul contesto di intervento è richiesto dall’avviso come un “eventuale”.

«Vi è una lettura rigida e inefficace delle linee guida per l’implementazione di co-progettazioni fra PA ed ETS, che esclude per ragioni incomprensibili in fase di co-progettazione gli Istituti Scolastici. La co-progettazione invece prevederebbe già in fase di ideazione della proposta la partecipazione dei portatori di interesse chiave, unica garanzia per costruire processi e percorsi che possano porre le basi per cambiamenti significativi nei territori», annota Christian Elevati, esperto in Social Impact Management & Evaluation, Theory of Change e Social Innovation. «Anche se qualche ETS illuminato volesse coinvolgere in anticipo gli Istituti Scolastici nella definizione della proposta progettuale da presentare in questa prima fase di selezione, si troverebbe di fronte a due grossi problemi: la chiusura del bando al 31 agosto rende praticamente impossibile coinvolgere le scuole e anche se ci riuscisse, gli Istituti Scolastici coinvolti non avrebbero la certezza di essere selezionati con l’ulteriore avviso che il Ministero farà uscire, successivamente alla coprogettazione».

«Come Forum del Terzo settore siamo intenzionati a chiedere una proroga dei tempi per fare in modo che questa sia un’opportunità da cogliere sui territori, costruendo relazioni tra gli ETS e le scuole e non solo un’offerta che rischia di essere unidirezionale», commenta Vanessa Pallucchi, responsabile della Consulta Educazione e Scuola del Forum nazionale del Terzo Settore. «Crediamo che questa opportunità anche di agevolare dal punto di vista finanziario le scuole affinché possano accedere a opportunità educative all’insegna della sostenibilità, dell’inclusione e della cittadinanza sia positiva ma vada articolata fino in fondo nella costruzione di relazioni territoriali nell’ottica dei patti educativi di comunità e in modo che l’educazione non formale sia considerata un pezzo strategico della costruzione del curriculum di vita di un individuo».

Photo by Zany Jadraque on Unsplash


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