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Nella Corte di Quarto a Milano l’accoglienza si fa in famiglia

Fondazione Arché ha costruito un edificio con 14 appartamenti, dove nuclei mamma-bambino vivono in semi-autonomia accanto a coppie di fidanzati. «Per dei giovani, stare accanto a donne che hanno vissuto storie difficili aiuta a diventare più maturi. E infatti c’è la lista d’attesa per fare questa esperienza», sottolinea il presidente Giuseppe Bettoni

di Diletta Grella

Che cosa hanno in comune mamme fragili con bambini piccoli e giovani coppie desiderose di iniziare la loro vita insieme? Per capirlo bisogna entrare alla Corte di Quarto. Siamo a Quarto Oggiaro, periferia “tosta” a nord ovest di Milano.

Qui, Fondazione Arché ha costruito un edificio con 14 appartamenti, dove nuclei mamma-bambino vivono in semi-autonomia accanto a coppie di fidanzati come Federica e Karim, o come Carolina e Francesco.

La Corte è stata inaugurata a dicembre 2019. «È inserita all’interno di CasArché, dove sorge già Casa Adriana, la comunità in cui ospitiamo mamme e bambini in difficoltà», spiega padre Giuseppe Bettoni, presidente di Fondazione Arché.

Che aggiunge: «Durante la nostra esperienza di accoglienza, abbiamo capito che una donna sola con figli piccoli, che esce da un percorso comunitario, necessita di essere accompagnata ancora per un tratto di strada, in attesa di diventare pienamente autonoma. Così, abbiamo costruito la Corte di Quarto, nello stesso cortile di CasArché. Alcuni appartamenti sono però a disposizione di nuclei di appoggio: coppie, ma anche singoli, che durante il giorno escono per lavorare e che hanno deciso di vivere qui in condivisione e solidarietà. L’affitto per loro è calmierato». Ancora Bettoni: «La presenza di queste persone è importante, perché nel tempo libero offrono un aiuto concreto alle mamme e ai bambini, e poi li supportano nel percorso di integrazione nella società. Per dei giovani, stare accanto a donne che hanno vissuto storie difficili aiuta a diventare più maturi. E infatti c’è la lista d’attesa per fare questa esperienza».

In un anno e mezzo la Corte di Quarto ha ospitato 15 nuclei fragili (19 adulti e 17 bambini) e 4 nuclei di appoggio (in totale 7 persone). Le persone che lavorano in Corte sono 9: una coordinatrice, due educatrici, una psicologa e cinque volontarie.

Francesco Tonini, 27 anni, ingegnere, è ricercatore al Politecnico di Milano. Carolina Colombo, la sua fidanzata, ha 25 anni ed è fisioterapista. «Durante un incontro a CasArché, ho sentito parlare della Corte di Quarto e il progetto mi ha subito colpito», racconta Francesco. «A me e a Carolina è piaciuta l’idea di andare a convivere in un contesto che ci permetteva di fare qualcosa di più grande insieme». «Io e Francesco cerchiamo di essere il più possibile disponibili», continua Carolina. «Qualche settimana fa, per esempio, una signora è andata in ospedale a partorire e abbiamo tenuto la sua bambina di quattro anni a dormire con noi. A giugno ci sposiamo e vorremmo condividere questo momento con le persone che vivono qui: per noi sono una seconda famiglia.

Si apre la porta ed entra Marika, una donna romena: armata di penna e quaderno, è pronta a prendere ripetizioni di matematica da Francesco, in vista dell’esame di terza media. «Sono arrivata in Italia insieme al mio fidanzato, ero incinta», dice, «ma appena scesa dal treno, mi ha tolto telefono e documenti e mi ha lasciato». «Sono andata a vivere in un capannone abbandonato, poi, grazie agli assistenti sociali, sono venuta a CasArché. La mia bambina, Giorgia, ha tre anni. È nata con una malattia rara, il medico diceva che non avrebbe né parlato né camminato, invece è intelligentissima. Qui cresce bene». Marika si siede al tavolo con Francesco, mentre Carolina fa giocare Giorgia con le bambole. Si sente un’altra bimba canticchiare. È Sarah, quattro anni. Un faccino allegro, incorniciato da una pioggia di treccine. Oggi vuole mangiare a casa dei suoi vicini, Federica Erasmi e Karim Essaoui, che le preparano un piatto di tortellini.

A cucinare è Karim, anche se lui oggi non mangerà, perché è musulmano e c’è il Ramadan. «Io vengo dal Marocco, Federica è italiana, ci sono persone senegalesi, nigeriane, somale… Religioni, lingue, culture diverse». «Spesso ci troviamo a portare avanti insieme dei compiti: in questo modo impariamo che cosa significa avere degli obiettivi comuni», interviene Federica. «La Corte ci insegna che un altro modo di stare insieme è praticabile: nella fraternità, come dice Papa Francesco», prosegue padre Bettoni, «qui cerchiamo di coltivare la speranza».

La Corte di Quarto è un borgo solidale che promuove anche la sostenibilità ambientale: l’edificio è a basso impatto, costruito con tecnologie innovative. Gli appartamenti sono in classe energetica A3. Progetttata dallo Studio23Bassi, il costo per la realizzazione è stato di circa 1,6 milioni di euro. Un sostegno importante è arrivato da banche, fondazioni, aziende, semplici cittadini. Il business plan prevede di saldare le spese nel giro di una ventina di anni.


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