Cooperazione & Relazioni internazionali

Kabul, associazione distrugge i documenti per non mettere a rischio la vita delle donne aiutate

«Bruciamo il lavoro di 20anni», scrivono sui canali social di Pangea Onlus. «Bruciamo tutto perché nulla possa mettere a rischio la vita delle decine di migliaia di donne e bambini che abbiamo aiutato e stiamo aiutando. La giornata si concentra su questo a Kabul mentre dall’Italia il lavoro è incessante affinché si possano salvare più donne e bambine possibile», il video

di Redazione

I talebani sono a Kabul. Dal 2003 Fondazione Pangea Onlus lavora col Progetto Jamila nell’area urbana di Kabul, dove ha attivato un circuito di microcredito, integrato con servizi di tipo educativo e sociale, rivolto a donne fortemente motivate nel voler contribuire alla loro vita e a quella del loro nucleo familiare. E ad oggi, dopo la presa di Kabul, sono le donne le più fragili tra i civili che rischiano di essere rapite, stuprate, uccise.

«Bruciamo il lavoro di 20anni», scrivono sui canali social di Pangea Onlus. «Bruciamo tutto perché nulla possa mettere a rischio la vita delle decine di migliaia di donne e bambini che abbiamo aiutato e stiamo aiutando. Oggi la giornata si concentra su questo a Kabul mentre dall’Italia il lavoro è incessante affinché si possano salvare più donne e bambine possibile».

«Sono ore piene di angoscia e preoccupazione», scrive Fondazione Pangea, che si tiene costantemente in contatto con le colleghe a Kabul. «Siamo in stretto contatto con le ragazze afghane dell'ufficio di Pangea e ogni whatsapp è pieno di paura. Siamo preoccupati perchè sappiamo che le nostre coraggiose colleghe sono in pericolo e rischiano la vita per essersi impegnate con Pangea per i diritti delle donne e delle bambine. Abbiamo fatto delle promesse ma questo è il momento di attendere. Di mettere al sicuro il nostro staff afghano, di agire in silenzio, di rallentare il nostro lavoro per non mettere ancora più in pericolo le donne e i bambini. Vi abbiamo sempre detto che quello di Kabul non è un progetto ma è famiglia e non vi mentivamo. Quelle donne e quelle bambine sono amiche, sorelle e figlie».

E ancora «I talebani sono ormai in diversi quartieri della città e malgrado ci stiano facendo credere di essere moderati, la verità è che l’altra sera vicino a Mazar-i Sharif hanno ucciso 15 donne che lavoravano per ong straniere per i diritti delle donne. La nostra paura è che i talebani ora comincino rastrellamenti in cerca di delle attiviste o di chiunque abbia collaborato con ong straniere».


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