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World Making. Il Terzo Pilastro diventa elemento “trasformativo”

«Dilatare la sfera dell’inclusione, operando così una diversa redistribuzione del valore e un maggior coinvolgimento della società», questo è stato il tema della XX edizione del 2020 del tradizionale evento sull'economia civile, come spiega il direttore di Aiccon, Paolo Venturi, nell'introduzione degli Atti scaricabili da oggi online. All’interno del volume i contributi – tra gli altri – di Raghuram Rajan, Stefano Zamagni, Luciano Floridi, Enrico Giovannini, Anna Fasano, Ivana Pais, Paola Dubini, Pier Luigi Sacco, Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, Alessandro Rosina, Sergio Gatti

di Paolo Venturi

In uno scenario di incertezza e di necessario ripensamento come quello attuale, la sfida cui la XX edizione de “Le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile” ha cercato di contribuire è stata quella di alimentare la riflessione sulle possibili risposte da mettere in campo per far fronte ad uno scenario trasformato e alle conseguenti necessità che ne derivano, confermando in tal modo il protagonismo dei soggetti dell’economia civile quali realtà generative in termini di produzione di valore per le comunità e i territori.

Un contributo originale e decisivo per dilatare la sfera dell’inclusione, operando così una diversa redistribuzione del valore e un maggior coinvolgimento della società, consiste nel potenziamento de “Il Terzo Pilastro” (Rajan, 2019)3 ossia la comunità. Una delle sfide più importanti cui i soggetti dell’economia civile sono chiamati a concorre è il disegno di una rinnovata strategia per lo sviluppo futuro del Paese in grado di far fronte non soltanto alle dirette conseguenze dell’emergenza in atto, ma anche – e soprattutto – alle necessità che da essa deriveranno in termini sociali ed economici. Le istituzioni (pubbliche e private), infatti, necessariamente dovranno ricoprire un ruolo rinnovato nel ridisegnare un futuro in cui assume un valore nuovo la dimensione “etica” delle azioni e delle politiche.

La prospettiva dell’ecologia integrale diventa così la cornice paradigmatica dentro cui trovare in relazione fenomeni e problemi ambientali (riscaldamento globale, inquinamento, ecc.) con questioni quali la rigenerazione degli spazi urbani o le dinamiche sociali e istituzionali a tutti i livelli.

Per riattivare percorsi di sviluppo a prova di futuro occorre, inoltre, rilanciare la radicalità di una convergenza fra economico e sociale che si basi sul protagonismo delle nuove generazioni e sul contributo che queste possono dare, in particolar modo, rispetto a due ambiti di operatività: da un lato, il settore culturale; dall’altro, la trasformazione digitale. Infatti, se da un lato la crisi ha posto in evidenza la fragilità e la frammentarietà del settore culturale, dall’altro, tuttavia, nel pensare a un rilancio globale dell’Italia nella crisi post Covid-19 non si può assegnare alla cultura il ruolo di settore marginale; al contrario, per poter crescere è necessario mettere a sistema le sue componenti, anche con l’obiettivo di superare le disuguaglianze sociali che connotano il nostro Paese, scoprirne i significati e immaginare nuove soluzioni. Per attivare, aumentare e scalare la convergenza fra economico e sociale, il secondo ingrediente è il digitale; “Digital First” e “Local First” sono i due imperativi di un nuovo scenario già in allestimento. Partendo dal doppio assunto che l’innovazione “deve” essere sociale (in primis quella digitale) e che l’organizzazione che oggi avanza “in solitudine” perde molto del suo valore, è possibile affermare che una nuova ecologia fra sociale e digitale è ciò che serve per alimentare una “discontinuità sostenibile”.

Dentro a queste direttrici di cambiamento, tuttavia, rilanciare il Terzo Pilastro non significa fare apologia del valore del Terzo settore e della cooperazione, bensì incorporare il valore della conversazione, dell’intelligenza collettiva, dei beni comuni, del neo-mutualismo e dell’imprenditorialità sociale dentro (e non “a lato” o “dopo”) le politiche, quelle vere: serve, pertanto, il coraggio di attivare un’azione corale, una convergenza capace di generare una nuova offerta di beni e servizi (ad alto valore sociale e comunitario e densi di tecnologia) per far fronte ad una domanda sempre più forte e intensa. Le Imprese per una Terza economia (“Purpose economy”) sono imprese che hanno un obiettivo di impatto sociale, dalle società benefit alle imprese di comunità. Esiste un mondo di imprenditori civili che nel nostro paese stanno portando avanti un nuovo modello di business sostenibile. Imprese private che perseguono l’interesse pubblico a cui deve essere affidata la gestione dei beni, un gruppo di imprese – for profit e non profit – che vengono chiamate civili perché perseguono la massimizzazione dell’impatto sociale.

La spinta dal basso innescata dall’emergenza sanitaria ha prodotto la rinascita di nuove forme di “mutualismo” (neo-mutualismo) ben visibili nella capacità d’ingaggiare l’intelligenza collettiva per ridisegnate il lavoro, la cura e l’educazione e di avanzare proposte che legano il rilancio al protagonismo delle nuove generazioni. In questo senso occorre il coraggio (in particolare per la Pubblica Amministrazione) di alimentare non solo percorsi collaborativi e partecipativi, ma anche la radicalità di modelli di governance il cui potere è distribuito e decentrato: elementi questi fondamentali per alimentare il co-investimento di lungo periodo della comunità e dei potenziali stakeholder. La potenza trasformativa di questa visione “inclusiva” trova nel nostro Paese non solo le proprie radici (economia civile), ma anche numerosi casi che restituiscono le prove che le cose possono cambiare veramente.


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SAVE THE DATE
Le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile
15-16 ottobre 2021 | XXI edizione
GENERAZIONI. La sfida della Sostenibilità Integrale


*Paolo Venturi, direttore di Aiccon


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