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Education & Scuola

Si torna in classe. «Sarà un anno quasi normale, anche se…»

A pochi giorni dalla ripartenza la scuola italiana si fa trovare ai blocchi di partenza pronta. A dirlo è il presidente nazionale dell'Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici, Antonello Giannelli, che però sottolinea alcune criticità che andranno gestite. E poi rilancia: «Sono d'accordo con Vita, dobbiamo sfruttare il Covid e il Pnrr come una grande occasione per cambiare»

di Lorenzo Maria Alvaro

Nel giro di due settimane in tutta Italia le classi torneranno a popolarsi. Le scuole infatti riapriranno tra il 6 e il 20 settembre in tutto il Paese. Una riapertura molto più attesa del solito dopo i durissiimi mesi del Covid e la didattica a distanza. La domanda che si fanno studenti e famiglie e se la scuola sia preparata. La risposta la dà Antonello Giannelli, presidente nazionale dell'Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici che rappresenta anche i dirigenti scolastici: «Siamo molto fiduciosi e ottimisti. È stato fatto tutto il necessario perché si torni il più possibile alla normalità e si garantisca la presenza. Naturalmente qualche problema lo avremo, ma niente di insormontabile». L'intervista


Cosa ci aspettare da quest'anno scolastico, riusciremo a vedere gli studenti in classe?
Sicuramente andrà meglio dell'anno scorso. Il vaccino cambia le carte in tavola. Sarà un anno quasi normale. Anche se rimangono alcune criticità legate al Covid.

Criticità che non sono superate dalle indicazione del Governo e del Comitato tecnico scientifico?
Il protocollo di gestione dei cluster all'interno delle aule prevede che qualora venga individuato un positivo vengano messi in quarantena per sette giorni coloro che sono vaccinati e dieci giorni quelli non vaccinati. Il punto critico è che per quei giorni si tornerebbe alla Didattica a distanza. Il fatto che questo si verificherà è abbastanza certo, anche se non possiamo sapere con che frequenza. Questo significa che la Dad non è archiviata. Certamente sarà molto più contenuta rispetto al passato. Per migliorare la situazione si potrebbe valutare, da parte del CTS, se si possono ridurre i tempi di quarantena, tenendo conto del fatto che la percentuale di vaccinati è in costante ascesa.

Per quanto riguarda il corpo docente e i lavoratori della scuola c'è la spada di Damocle dei no vax. È possibile quantificarli?
È molto difficile. Quello che risulta ad oggi è che ci sono circa 130mila dipendenti pubblici scolastici che non sono vaccinati. Tra questi però ci sono anche tutti coloro che hanno contratto il virus, sono guariti da meno di sei mesi, e che quindi hanno comunque il Green Pass. Un quadro più chiaro lo avremo verso il 13 di settembre, visto anche che molti si stanno vaccinando ora.

Solo a quel punto quindi i dirigenti scopriranno quanti e chi sono i docenti che verranno sospesi secondo il d.l. 111. Non è un po' tardi?
La sostituzione di un docente è qualcosa con cui le scuole hanno familiarità. Certamente qui c'è un'altra criticità che va gestita. In effetti i presidi scopriranno se mancano dei docenti all'appello alle 8 della mattina del primo giorno. A quel punto la classe sarebbe scoperta. Bisogna chiamare un sostituto. Ed è qui che sorge il vero problema: al supplente bisogna proporre un certo numero di giorni di impegno. Ma in questo contesto io posso proporre solo un giorno perché il docente titolare di cattedra non vaccinato può sempre regolarizzarsi con un tampone. È una supplenza non appetibile. Temiamo che all'inizio, con questo meccanismo, perderemo qualche ora di lezione.

Vita dedica la copertina del magazine di settembre proprio alla scuola. Il titolo sarà “Ultimo appello”. Il Covid ha visto emergere problemi che l'istruzione scolastica viveva già da prima. È un'occasione da non perdere per cambiare le cose…
Sono molto d'accordo. Non c'è dubbio che siamo di fronte ad una grande occasione grazie anche al denaro reso disponibile dal Piano nazionale di ripartenza e resilienza

Quali sono le priorità a suo avviso su cui intervenire?
La nota di metodo è che si deve avere chiaro che il denaro del Piano è una tantum, quindi va investito su costi che non siano spese correnti e ripetute annualmente ma strategiche che migliorino il sistema.

E i capitoli di spesa quali dovrebbero essere a suo avviso?
Ritengo che in primo luogo serva un grande sforzo per quello che riguarda l'edilizia scolastica. Gli edifici sono datati, con un alto numero di strutture fatiscenti e vetuste. È importante costruire nuove scuole, secondo canoni moderni, e intervenire con ristrutturazioni importanti. Dotarle quindi di sistemi di cnnessione veloce, renderle più sane dal punto di vista della qualità dell'aria, eventualmente introdurre pannelli solari e fonti di energia interna. Il secondo capitolo riguarda la formazione dei dipendenti, docenti e non. Serve un piani di aggiornamento e formazione massiccio. Dobbiamo rinnovare davvero la didattica, non solo in termini di innovazione tecnologica, ma cambiare l'approccio orientandolo di più allo studente, ai suoi bisogni e alle sue emozioni. Non possiamo più dare per scontato il modello.


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